mercoledì 27 febbraio 2008

Veltroni boccia la classe dirigente del suo partito al Sud



di Antonio Maglietta - 26 febbraio 2008

Achille Serra sarà candidato nelle liste del Partito Democratico alle prossime elezioni. Lo annuncia Walter Veltroni, intervenendo a «Radio anch'io». Continua, quindi, l'operazione «Isola dei famosi»: «Voglio annunciare qui un'altra candidatura di cui siamo particolarmente orgogliosi, la candidatura del prefetto Achille Serra, che oggi è a capo della struttura che si occupa della lotta alla corruzione». Così orgogliosi di quel ruolo da volerlo eliminare. Sì perché il ministro Bersani aveva inserito il commissario anticorruzione nella lista degli enti inutili da tagliare con la Finanziaria 2008. Poi la struttura, con sede nella centralissima piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, venne graziata, insieme a tanti altri enti che di colpo, da un giorno all'altro, vennero riabilitati e giudicati utili da Prodi ed i suoi ministri. Dice ancora Veltroni: «Achille Serra è un uomo con cui ho lavorato nel corso di questi anni, con il quale è maturato - sottolinea il leader del Pd- un rapporto di grande stima e di grande lealtà nell'affrontare problemi drammatici. Sono stato molto contento quando lui ha accettato la nostra proposta, e lo considero una parte di quello sforzo di fare un grande rinnovamento delle nostre liste». Con tutta la stima per Achille Serra, rinnovamento fino ad un certo punto. Veltroni forse dimentica che Serra non è certo nuovo alle avventure politiche. Infatti è stato già parlamentare, eletto nelle liste di Forza Italia nella circoscrizione III LOMBARDIA 1, nella XIII Legislatura (l'Assemblea accettò poi le sue dimissioni il 31 marzo 1998, dopo che le aveva già respinte una prima volta il 17 febbraio dello stesso anno - http://legislature.camera.it/altre_sezioni/leg13/).

Ma dopo la candidatura di Luigi De Sena (in Calabria) e ora quella di Serra (probabilmente in Campania), due alti funzionari dello Stato, non si può osservare che c'è una sorta di commissariamento della Calabria e della Campania? chiede l'intervistatore durante la trasmissione radiofonica. «No, il prefetto De Sena è stata una scelta molto meditata. E' stato un protagonista della lotta alla ndrangheta - replica Veltroni - e per noi ha un significato che va oltre l'esperienza regionale. E poi pensiamo che in queste regioni serva una forte e radicale innovazione del modo di porsi delle istituzioni e dei governi e su questo ci dovremo impegnare». Se quella di Veltroni non è una bocciatura piena e senza appello alla classe dirigente del Pd nelle due regioni meridionali e, soprattutto, ai loro vertici istituzionali, Antonio Bassolino e Agazio Loiero, poco ci manca. Ma allora perché Veltroni non prende le distanze in maniera aperta e palese dalla gestione politica del suo stesso partito in queste regioni? E' chiaro che presentarsi mediaticamente come il nuovo che avanza e poi riscoprirsi a livello locale come il vecchio che resiste allo tsunami del nuovismo imperante, abbarbicato tenacemente alla poltrona del potere, è un problema serio per Veltroni e per l'immagine «nuova e giovane» del Pd che i media amici vogliono far bere all'opinione pubblica. Tuttavia ci si aspettava almeno un qualche gesto chiaro in più dall'ex sindaco di Roma, dopo i due micidiali dietrofront del «lascio la politica» e «il Pd corre da solo» clamorosamente smentiti dai fatti. Ma oramai ci abbiamo fatto l'abitudine.

Il leader del Pd boccia la classe dirigente del suo stesso partito in Campania e Calabria ma anche no. Il ragionamento è semplice e lineare: in fondo anche due vecchie volpi della politica come Bassolino e Loiero, seppur nascosti dall'ex sindaco di Roma come si fa con la polvere sotto il tappeto quando si hanno ospiti in casa, portano voti e quelli, nella mente del neofuturista Veltroni che parla di velocità e nuovismo, non sono né vecchi e né impresentabili, sono voti in più che fanno comodo e basta.

Antonio Maglietta

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