domenica 1 agosto 2010

Cala la disoccupazione in Italia


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

venerdì 30 luglio 2010

La disoccupazione nell'eurozona a giugno è rimasta stabile al 10%, confermando la rilevazione di maggio. E' il dato destagionalizzato diffuso da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea. Nel giugno 2009 la disoccupazione era pari al 9,5%. Per l'Italia il dato di giugno 2010 è pari all'8,5%, in lieve diminuzione rispetto all'8,6% di maggio (con un +0,7% sul dato dello scorso anno). Eurostat stima i disoccupati nell'Ue a giugno in 23,06 milioni, di cui 15,77 nell'eurozona, con un calo rispetto a maggio di 32.000 unità nell'Ue-27, ma con un aumento di 6.000 unità nell'eurozona. Rispetto a giugno 2009, l'aumento è stato di 1,46 milioni nell'Ue-27, di cui 780 mila nell'eurozona. Tra gli Stati membri, il tasso di disoccupazione più basso è stato registrato in Austria (3,9%) e Olanda (4,4%), mentre il più alto in Spagna (20%), Lettonia (20%) ed Estonia (19%).
Per quanto riguarda il nostro paese, l'Istat segnala che si tratta del primo calo da gennaio. E' un dato confortante, soprattutto se associato al calo della disoccupazione tra i giovani, che sono stati quelli maggiormente colpiti dalla crisi. Il tasso di disoccupazione giovanile si è attestato, infatti, al 27,7% a giugno, con una riduzione di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e un aumento di 2,5 punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2009. Ci sono notizie positive anche per le donne. A giugno il tasso di disoccupazione femminile è pari al 9,6%, in diminuzione rispetto a maggio di 0,2 punti percentuali (+0,2 su base annua), mentre quello maschile si è attestato al 7,7%, stabile rispetto a maggio (+ 0,9 su base annua).
Insomma, se gli effetti della crisi economica mondiale si fanno ancora sentire sul mercato del lavoro, l'Italia, stando ai dati ufficiali, starebbe uscendo dalle secche, alla faccia dei tanti profeti di sventura che dalle pagine dei giornali pontificavano su un disastro imminente per il nostro paese. Se hanno ancora un briciolo di dignità, dovrebbero almeno chiedere scusa ai loro lettori per le previsioni sbagliate in maniera così clamorosa. Comunque, al netto dei gufi, c'è da essere fiduciosi soprattutto se si paragona il dato italiano con quello degli altri paesi europei, e anche perché i dati positivi si registrano tra donne e giovani, e cioè le due categorie storicamente più deboli nel mercato del lavoro.
Come ha ricordato il ministro Maurizio Sacconi, l'inclusione nel mercato del lavoro costituisce un carattere fondamentale di quella economia sociale di mercato che il governo si è impegnato a promuovere. La legge Treu e la riforma Biagi, con l'ulteriore evoluzione legislativa e contrattuale nel trascorso biennio, hanno prodotto una prima, significativa, liberazione del lavoro dai fattori che ne hanno lungamente inibito lo sviluppo quantitativo e qualitativo. La dimostrazione è nei numeri positivi macinati prima della crisi nel tasso di occupazione e nella diminuzione di quello di disoccupazione e nella tenuta del sistema, anche grazie all'ausilio degli ammortizzatori sociali, nel periodo più buio dell'economia mondiale. Ora bisognerà completare quest'opera, da un lato incoraggiando le imprese ad assumere e a produrre lavori di qualità e, dall'altro, creando un moderno sistema di ammortizzatori sociali che sia in grado di non lasciare indietro nessuno senza produrre inutili e dannosi sprechi.
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