mercoledì 13 febbraio 2008

Immigrazione incontrollata. Gli italiani hanno paura



di Antonio Maglietta - 13 febbraio 2008

Sei italiani su dieci sono convinti che la presenza degli immigrati in Italia determini un aumento del tasso di criminalità nel nostro Paese. Il 61,2% degli italiani, soprattutto quelli del nord-est, ha questa percezione del rapporto immigrazione-criminalità. Lo evidenzia il recente studio di Transcrime, il Centro inter-universitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell'Università degli Studi di Trento e della Cattolica di Milano. Nel dossier si suddivide la popolazione italiana in base alle zone di residenza, al titolo di studio, al tipo di lavoro svolto. L'opinione sull'equivalenza immigrati-criminalità prevale al nord-est (63,6%); subito a seguire ci sono il sud e le isole (63,1%), il nord-ovest (62%) e il centro (54,4%). In media il 18% degli intervistati su tutto il territorio nazionale non ha saputo dare una risposta all'interrogativo: «Gli immigrati aumentano la criminalità?».

Tra uomini e donne, il sesso maschile ha prevalso (64,2%), nella convinzione che gli stranieri abbiano aumentato i crimini nel nostro Paese, sulla componente femminile (58,5%). Riguardo la suddivisione per titolo di studio, l'opinione che gli stranieri abbiano reso più pericolose le nostre città ha prevalso nelle persone con la sola licenza elementare (72,8%), seguiti dai diplomati (58,3%), da quelli con la licenza media (56,4%) e dai laureati (54,3%). Sono i pensionati (il 74,4% sul totale) quelli ad avere più diffidenza verso gli immigrati, e ritengono che i crimini, con il loro arrivo in Italia, siano aumentati notevolmente. Alta anche la percentuale delle casalinghe (67,9%), seguite dai dirigenti, dagli impiegati e dagli insegnanti (62,5%) e dagli imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi (59,1%). Più basse invece le percentuali degli operai (52,9%), dei disoccupati (50,2%) e degli studenti (39,5%).

Ma lo studio di Transcrime mette anche a confronto le opinioni dei cittadini con le cifre dei detenuti e dei condannati stranieri in Italia. Gli ultimi dati sono quelli di fine 2006-inizio 2007, quando gli stranieri detenuti rappresentavano il 33,7% della popolazione carceraria (di questi il 5,9% erano donne); cifre che salgono sensibilmente se si monitorano le carceri venete e lombarde: in Veneto gli stranieri rispetto alla popolazione detenuta sono il 55,1%, mentre in Lombardia raggiungono il 47,5%. Una media altissima rispetto a tutte le altre regioni, che sembra indicare un maggior tasso di criminalità dovuto a reati commessi da immigrati. Se in media un carcerato su tre è un immigrato, vuol dire che la paura degli italiani si basa su dati di fatto e non su semplici percezioni, come spesso si dice.

Nel frattempo, incurante dei dati, chi voleva fare la politica delle porte aperte per tutti promette interventi tutt'altro che rassicuranti. Questa legislatura «finisce con rammarico» perché «tragicamente rimane in vigore la legge Bossi-Fini», ha affermato il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, intervenendo lunedì sui temi dell'immigrazione alla trasmissione Shukran su RaiTre. «Purtroppo - ha aggiunto il ministro - la modifica della Bossi-Fini e la legge sulla cittadinanza le abbiamo fatte come governo, ma non siamo riusciti ad approvarle e, dunque, sono rimaste lettera morta». «Credo però - ha precisato Ferrero - che prima delle elezioni ci sia ancora la possibilità, con un decreto, di fare un provvedimento per regolarizzare quei migranti che hanno un posto di lavoro, ma che si trovano ancora in posizione di clandestinità». Dopo Giuliano Amato, anche Paolo Ferrero si rammarica per il lavoro lasciato in sospeso, facendo intendere che comunque vuole lasciare un segno (negativo) del suo passaggio.

Ma se Ferrero vuole aprire le porte, dall'Europa arrivano segnali di segno opposto. L'Ue, infatti, ha pronto un progetto che prevede, in funzione anti-terrorismo e di lotta all'immigrazione clandestina, i controlli biometrici per chiunque arrivi da paesi terzi (paesi extra-Ue). Sarebbe in fieri anche un sistema elettronico di controllo dei visti che sarà operativo dal 2012. Stando ad alcune anticipazioni filtrate da Bruxelles, l'ufficio di gabinetto del vicepresidente Franco Frattini ha preparato il testo del progetto, che sarà sottoposto mercoledì alla Commissione. I passaporti con i dati biometrici sono provvisti di dati controllabili da speciali apparecchiature, relativi a parametri propri ad ogni individuo, come la retina, le impronte digitali o l'iride. Il piano preparato da Frattini, commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza, sarebbe la novità più clamorosa dall'istituzione di Schengen, lo spazio di libera circolazione europeo. Sarebbero previste procedure più veloci e automatiche per chi viaggia di frequente, che consentirebbero, a categorie di persone considerate «a basso rischio», di passare la frontiera soltanto attraverso i controlli automatici, evitando il contatto con il personale di frontiera.

Antonio Maglietta

Nessun commento:

Google