lunedì 5 maggio 2008

Immigrazione. I ricongiungimenti familiari


di Antonio Maglietta - 3 maggio 2008

Circa la metà del milione di migranti dell'est Europa giunti nel Regno Unito a partire dal 2004 è già tornata a casa. E' quanto emerge dagli studi condotti da uno dei più autorevoli think tank britannici, l'Institute for Public Policy Research, sull'impatto nel Regno Unito dell'allargamento a est dell'Unione Europea del 2004 e del 2007. Nel maggio 2004 furono otto i paesi ad aderire all'Ue: Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Slovenia; nel 2007 fu quindi la volta di Romania e Bulgaria. Lo studio afferma che sono circa un milione i migranti giunti nel Regno Unito, dal 2004 a oggi, alla ricerca di un lavoro, ma circa la metà di loro è già rientrata nel proprio paese e molti altri faranno ritorno in patria nei prossimi mesi. L'istituto britannico prevede inoltre un rallentamento del flusso di nuovi arrivi. «Quattro polacchi su 10 ritengono che migliori prospettive di lavoro in Polonia incoraggeranno i polacchi che vivono nel Regno Unito a fare ritorno in Polonia per sempre», si legge nel rapporto, riportato martedì scorso anche dalla Bbc.

Nell'ultimo trimestre del 2007 erano 665.000 le persone provenienti dai 10 paesi dell'allargamento registrate nel Regno Unito. «Stimiamo che circa 30.000 migranti in meno sono giunti nella seconda metà del 2007 rispetto allo stesso periodo del 2006», si legge nello studio. Il governo britannico sottostimò il numero dei migranti che sarebbero giunti nel paese dopo l'allargamento a est - scrive la Bbc - prevedendo l'arrivo di 5.000-13.000 persone a partire dal 2004. Nel 2006 fu lo stesso sottosegretario all'Interno, Tony McNulty, ad ammettere che il governo era «all'oscuro» sul numero degli arrivi, mentre erano state 293.000 le richieste di permesso di lavoro presentate nei precedenti 18 mesi. Dalla ricerca è emersa, inoltre, una maggiore mobilità dei migranti dell'est Europa rispetto alle precedenti ondate migratorie giunte nel Regno Unito. Il fenomeno ha infatti investito zone tradizionalmente non toccate dall'immigrazione, come la Scozia e il sud-ovest dell'Inghilterra, a indicare che i migranti sono andati laddove c'erano possibilità di lavoro.

E' interessante confrontare questi dati con quelli presentati martedì scorso dal ministro dell'Interno Giuliano Amato e dal sottosegretario Marcella Lucidi, nell'ambito del «primo rapporto del ministero dell'Interno sull'immigrazione in Italia». Nel 2005, gli immigrati con regolare permesso di soggiorno erano 2.245.548 (62,9% per motivi di lavoro e 27,8% per motivi di famiglia); nel 2006, 2.286.024 (62,1% per lavoro e 29,8% per motivi di famiglia); nel 2007, 2.414.972 (60,6% per lavoro e 31,6% per motivi di famiglia). Risulta evidente, innanzitutto, che in Italia aumentano gli immigrati con permesso di soggiorno rilasciato per motivi di famiglia e diminuiscono quelli che entrano grazie ad un contratto di lavoro e che nel primo decreto flussi gestito dal centrosinistra ci sono stati circa 130.000 nuovi ingressi regolari. Quindi, se in Gran Bretagna gli stranieri tendono a rientrare nei loro paesi di origine e, quando entrano, lo fanno per motivi di lavoro, nel nostro paese l'immigrazione è stanziale e quasi uno straniero su tre è in Italia grazie al ricongiungimento familiare. Si legge nel rapporto: «Dal 1992 al 2007 gli stranieri presenti in Italia per motivi di famiglia fanno registrare una crescita costante. Negli ultimi quindici anni, infatti, il peso relativo di tale componente sul totale delle presenze con permesso di soggiorno è più che raddoppiato (dal 14,2% al 31,6%), a testimonianza dell'importanza assunta da tali ingressi sul totale dell'immigrazione».

Se poi guardiamo alle percentuali di incidenza della popolazione straniera sul totale di quella residente, in Gran Bretagna, per molti classico modello di società multiculturale, siamo al 5,2% contro il 5% del nostro Paese. In Italia la popolazione straniera risulta quasi quadruplicata rispetto alla situazione registrata quindici anni prima (649.000 permessi al 1° gennaio 1992), che già considerava gli effetti della sanatoria del 1990 in seguito alla quale sono stati concessi oltre 218 mila permessi. Insomma, c'è stato un boom dei flussi migratori verso il nostro paese determinato anche dal forte aumento dei ricongiungimenti familiari richiesti dagli immigrati già residenti da almeno un anno, il cui tasso di incidenza nei motivi della presenza straniera nel nostro paese è più che raddoppiato nel corso degli ultimi 15 anni. Risulta evidente che la dinamica dei flussi migratori che interessa il nostro paese è in netta controtendenza rispetto a quello che avviene in Gran Bretagna e che occorre una revisione ragionata dei meccanismi di concessione del permesso di soggiorno per motivi di famiglia (ad esempio introduzione di elementi essenziali come il reddito minimo di sussistenza e il test del Dna).

Antonio Maglietta

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