sabato 31 maggio 2008

L’Italia tra i più grandi paesi di immigrazione in Europa

di Antonio Maglietta - 31 maggio 2008

I cittadini stranieri residenti in Italia sono 3,5 milioni (il 5,8 % del totale dei residenti mentre, secondo il XVII Rapporto sull’immigrazione - Dossier Statistico Migrantes-Caritas 2007 – l’incidenza sarebbe del 6,2 %), secondo le stime riferite al primo gennaio 2008. E' quanto emerge dal rapporto annuale (2007) sulla situazione del Paese realizzato dall'Istat e presentato mercoledì scorso a Montecitorio
Nel 2007 si è assistito a un "consistente incremento", sottolinea l'Istat, grazie ad un saldo migratorio con l'estero stimato in oltre 454.000 unità, il valore più alto finora registrato nel nostro Paese. I cittadini rumeni sono aumentati di quasi 300.000 unità nel 2007. Poco meno della metà degli stranieri residenti è assorbita da cinque differenti cittadinanze: Romania (circa 640.000), Albania (oltre 400.000), Marocco (circa 370.000), Cina (circa 160.000) e Ucraina (135.000).
I dati riferiti ai permessi di soggiorno segnalano che, nel periodo 2004-2007, l'incremento della presenza straniera regolare è dovuto prevalentemente ai flussi di ingresso per ricongiungimento familiare (+164.000 per le donne e +54.000 per gli uomini). I permessi di soggiorno concessi per motivi di famiglia sono cresciuti dal 14,2 % del 1992 al 31,6 %del 2007. Sono soprattutto le mogli di immigrati già regolarmente presenti, insieme ai loro figli adolescenti, a fare ingresso nel nostro Paese. I maggiori flussi provengono dall'Europa centro-orientale, in particolare dall'Albania, dai paesi dell'ex Jugoslavia e dalla Romania.
Accanto alle famiglie ricongiunte, aumentano i matrimoni, con almeno uno sposo straniero, celebrati in Italia: oltre 34.000 nel 2006, pari al 14 % del totale dei matrimoni.
Gli stranieri residenti sono prevalentemente giovani: 1/5 è minorenne e la metà di loro ha un’età compresa tra 18 e 39 anni. Risiedono prevalentemente nelle regioni del Nord e del Centro del Paese: il 36,3% nel Nord-ovest, il 27,3% nel Nord-est, il 24,8% nel Centro e l'11,65% nel Sud. Uno straniero su quattro è residente in Lombardia, mentre incidenze superiori al 10% sul totale dei residenti si registrano in Veneto, Emilia-Romagna e Lazio.
Sottolinea, inoltre, l’Istat: “Negli ultimi anni è in aumento il contributo degli stranieri alla criminalità, sia in ragione dell’incremento del numero complessivo di stranieri residenti nel Paese, sia in riferimento alla presenza degli irregolari. Gli stranieri denunciati nel 2006 sono stati oltre 100 mila. La quota degli stranieri sul totale dei denunciati varia però molto in base al tipo di reato commesso. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’interno la quota di stranieri è minima nel caso delle rapine in banca o presso gli uffici postali (rispettivamente 3 e 6 per cento) e molto elevata nel caso dei borseggi (furto con destrezza), praticati in sette casi su dieci da uno straniero. Quanto ai reati violenti, un terzo è compiuto da stranieri: si va dal 39 per cento dei denunciati per violenze sessuali al 36 per cento degli omicidi consumati e al 27 per cento dei denunciati per lesioni dolose. Il tasso di devianza degli stranieri deve però essere messo in relazione al possesso o meno di un permesso di soggiorno valido. Infatti, sul totale dei denunciati nel 2006, la quota di stranieri in regola con il permesso di soggiorno è del 6 per cento, di poco superiore all’incidenza complessiva degli stranieri in regola sul totale della popolazione residente (4,1 per cento al 31 dicembre 2006). Pertanto, la propensione a delinquere degli stranieri regolari è di poco superiore a quella della popolazione italiana; del resto la quota di stranieri regolari denunciati sul totale degli stranieri regolari in Italia si ferma al 2 per cento circa. È soprattutto alla componente irregolare che va attribuita una quota significativa di reati denunciati. Nei reati presi in considerazione, le persone senza permesso di soggiorno sono sempre la maggioranza del totale degli stranieri denunciati, pur in presenza di forti differenze fra i reati”.
Questi ultimi dati, comunque, non fanno che confermare quanto era già emerso con chiarezza in precedenza da tutti gli altri studi condotti in materia.
Occorrono alcune brevi considerazioni. Il tasso di incidenza della popolazione stranera in Italia è tra i più alti in Europa (siamo sopra la media Ue che è del 5,6%) e il nostro Paese si colloca , insieme alla Spagna, subito dopo la Germania, tra i più grandi paesi di immigrazione dell’Unione Europea (dato già segnalato lo scorso anno nel XVII Rapporto sull’immigrazione - Dossier Statistico Migrantes-Caritas 2007). Vista la particolare posizione geografica dei due paesi, non è un caso che entrambi registrino questo primato. Alla luce di questo dato trova fondamento la risposta più lapalissiana al perché alcuni esponenti del governo spagnolo abbiano criticato la nostra politica in materia di immigrazione. Una legislazione italiana severa e razionale in materia cambierebbe le rotte dell’immigrazione in direzione della penisola iberica ed il governo spagnolo si troverebbe dinanzi al problema di dover gestire una situazione francamente difficile indurendo ancor di più leggi, controlli e atteggiamenti.
Altra considerazione da fare è che oramai l’Italia non è più un paese di passaggio per gli immigrati ma un luogo dove mettere radici. Non si spiega altrimenti il dato dell’incidenza degli stranieri sul totale dei residenti, che in Italia registra tassi superiori rispetto a paesi ben più abituati di noi all’immigrazione di massa, come ad esempio la Francia e la Gran Bretagna, e quello sull’aumento dei permessi di soggiorno per motivi di famiglia, divenuti oramai quasi un terzo di quelli rilasciati (la loro incidenza sul totale dei permessi rilasciati è più che raddoppiata nel corso degli ultimi 15 anni). In quest’ottica occorre definire in maniera precisa diritti e doveri dei soggiornanti di lungo periodo, e cioè quei soggetti che una direttiva europea (2003/109/CE del Consiglio del 25 novembre 2003, art. 4, comma 1) qualifica come cittadini di paesi terzi (extraeuropei) che hanno soggiornato legalmente e ininterrottamente per cinque anni sul territorio dello Stato. Senza dimenticare, inoltre, che in genere i soggiornanti di lungo periodo tendono all’acquisizione della cittadinanza anche se in Italia, dati alla mano, non sembra essere così. In base ai dati disponibili di fonte Ministero dell'Interno, sono 215.000 (su una potenziale platea di circa 700.000 aventi diritto alla richiesta) i cittadini stranieri che fino al 2006 hanno ottenuto la cittadinanza italiana. La maggior parte delle acquisizioni di cittadinanza italiana avviene per matrimonio, come confermato anche dall’ultimo dato dell’Istat che segnala che i matrimoni con almeno uno degli sposi straniero sono il 14% del totale di quelli celebrati in Italia. Le concessioni della cittadinanza italiana per naturalizzazione, invece, sono ancora poco frequenti, specialmente se confrontate con il bacino degli stranieri potenzialmente in possesso del requisito principale e cioè la residenza continuativa per 10 anni. Più di uno straniero su quattro (26,2%) è regolarmente presente in Italia da oltre un decennio e quindi potrebbe essere in possesso del requisito della residenza continuativa. Gli stranieri con regolare permesso di soggiorno che vivono da 5 anni nel nostro Paese rappresentano, invece, il 50,5% del totale degli stranieri residenti in Italia (Istat: La popolazione straniera residente in Italia, 2 ottobre 2007).
Nessun intento polemico ma non può non essere rilevato, infine, che nel 2007, con il governo di centrosinistra, c’è stato il più alto saldo migratorio con l'estero (+ 454.000 unità) che si sia mai registrato nel nostro Paese, più che doppio di quello osservato nel 2006 (oltre 220.000 unità) e nel 2005 (oltre 250.000 unità).

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