lunedì 29 novembre 2010

Decreto sicurezza. Intervista all'onorevole Jole Santelli



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

lunedì 29 novembre 2010

E' in discussione alla Camera il disegno di legge di conversione del decreto del governo recante misure urgenti in materia di sicurezza. Ne parliamo con uno dei due relatori del provvedimento, l'onorevole Jole Santelli, vicepresidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e vicepresidente del gruppo del Popolo della Libertà di Montecitorio.

Secondo una recente indagine Istat, relativa al biennio 2008-2009, il 77,9% della popolazione definisce la zona dove abita poco o per niente a rischio di criminalità. Tuttavia, secondo lo stesso studio, la paura individuale è un fenomeno che coinvolge un'elevata percentuale di cittadini. Il 28,9% prova un senso di forte insicurezza. Come risponde il governo a queste paure e a queste ansie dei cittadini?

Da qualche anno ha acquistato rilevanza un fenomeno nuovo e diverso dalla semplice lettura dei dati statistici rispetto ai reati: quello che viene definito «sicurezza percepita». La cosiddetta «sicurezza percepita» è parte di ciascun cittadino perché ovviamente le sue azioni sono condizionate dal senso di paura che egli stesso prova. E' profondamente mutato l'effetto che i cambiamenti sociali hanno sulla nostra vita quotidiana e pertanto sono emerse nuove problematiche cui la politica è chiamata a dare risposta.

Le mafie si combattono anche toccandole nel portafoglio. Ma non basta solo sequestrare e confiscare i beni: occorre anche amministrarli bene. Il decreto legge 4 febbraio 2010, n. 4, poi convertito dal parlamento nella legge 31 marzo 2010, n. 50, ha istituito l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Nel nuovo decreto ci sono provvedimenti che potenziano l'attività dell'Agenzia. Quali sono, a suo avviso, quelli più significativi?

Uno degli aspetti più significativi del provvedimento è il potenziamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità. Si è inteso eliminare gli inconvenienti che si sono verificati nella gestione e nell'assegnazione di tali beni, oltre che consentire un finanziamento diretto che permetta all'Agenzia di operare in modo sempre più efficace. In tal modo il governo dà un chiaro segnale di voler proseguire nella dura lotta alla criminalità organizzata e di volerne colpire i patrimoni illecitamente accumulati.

La cooperazione con le forze di polizia degli altri Paesi è diventato uno strumento strategico per combattere le nuove mafie del crimine transnazionale. Cosa si può fare per migliorare quest'attività?

Il crimine ha trovato delle forme di cooperazione naturali e delle sinergie immediate. Ciò ha reso più che mai necessaria una forma di difesa comune nei confronti della criminalità e soprattutto delle cosiddette «nuove mafie», che ha necessitato una collaborazione molto più forte fra i vari Stati. Questo ha ovviamente una immediata ricaduta nelle misure adottate a livello comunitario, ma ne ha altrettanta nella cooperazione di polizia, che ha avuto la necessità di rafforzarsi anche al di fuori della Ue. Il decreto legge, all'articolo 5, prevede un ulteriore strumento di programmazione strategica che viene istituito all'interno della Direzione centrale della polizia criminale, direzione all'interno del dipartimento di pubblica sicurezza che ha il compito di coordinare la cooperazione fra diverse forze di polizia anche nazionali.

Le mafie si alimentano economicamente anche attraverso le infiltrazioni negli appalti pubblici. Che cosa prevede il testo in questa delicata materia?

L'articolo 6 dispone la tracciabilità di tutte le operazioni economiche, quindi ha un doppio risvolto: sia dal punto di vista investigativo, volto al controllo di possibili infiltrazioni, sia da un punto di vista economico-finanziario a fini tributari. Il decreto sostanzialmente prevede l'identificazione di ciascuna operazione economica e il collegamento di questa allo specifico rapporto contrattuale. Più specificamente in relazione ai lavori pubblici la cosiddetta «tracciabilità» delle operazioni legate tanto ai lavori di appalto quanto a quelli di subappalto.

Le ordinanze dei sindaci in materia di sicurezza spesso sono dei «vorrei ma non posso». I primi cittadini lamentano di avere le mani legate e di poter fare poco dinanzi alle richieste dei cittadini. Che cosa dispone il decreto a riguardo?

L'articolo 8 dispone un rafforzamento della collaborazione fra il sindaco e il prefetto come autorità di governo. L'ordinanza del sindaco che già a norma della legge vigente deve essere trasmessa al prefetto ai fini della valutazione di legittimità, dopo essere varata viene ritrasmessa affinchè, ove sia necessario l'intervento di altre forze di polizia rispetto a quelle della polizia locale, il prefetto ne disponga l'utilizzo ai fini della concreta attuazione dei principi fissati nell'ordinanza dei sindaci.

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