giovedì 18 novembre 2010

L'Ocse promuove l'Italia



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 18 novembre 2010

Secondo l'Ocse Italia è in moderata ripresa e ha imboccato un sentiero di recupero che dovrebbe in qualche misura rafforzarsi nei prossimi due anni. Nel suo ultimo rapporto semestrale di previsioni, l'Economic Outlook, sul 2010 l'ente parigino prevede un più 1% del Pil italiano, cui seguirà un più 1,3% nel 2011 e un più 1,6% nel 2012. La ripresa dell'Italia è trainata da export e investimenti - si legge nella scheda dedicata al nostro Paese - laddove i consumi delle famiglie restano deboli. La disoccupazione, invece, potrebbe aver raggiunto il picco; è stimata all'8,6% quest'anno, all'8,5% nel prossimo e all'8,3% nel 2012. L'utilizzo della cassa integrazione, secondo l'organizzazione, ha consentito di evitare che aumentasse di più, ma restano incognite su che cosa accadrà quando i cassintegrati vedranno esaurirsi il tempo limite. Per quanto riguarda l'area euro, la maglia nera in fatto di disoccupazione spetta alla Spagna, che quest'anno chiuderà con un tasso del 19,8%, per poi scendere al 19,1% nel 2011 e al 17,4% nel 2012. Quest'anno Francia, Germania e Gran Bretagna registreranno un tasso di disoccupazione, rispettivamente, del 9,3%, 6,9% e 7,9%. Nell'Eurozona il tasso di disoccupazione sarà al 9,9% quest'anno al 9,6% nel 2011 e al 9,2% nel 2012.

Il giudizio positivo dell'Ocse sul nostro Paese si aggiunge a quello altrettanto positivo espresso solo poco più di un paio di settimane fa da Standard & Poor's, la principale delle tre agenzie di valutazione del debito degli Stati. Ricordiamo anche che l'agenzia aveva accompagnato il proprio giudizio tecnico con una nota di natura prettamente politica, in cui puntualizzava espressamente che «le prospettive stabili sull'Italia riflettono le aspettative che il governo proseguirà nel biennio 2011-2013 con il programma di consolidamento del debito incentrato sul contenimento della spesa pubblica». In pratica si promuoveva quanto già fatto dal governo, esortandolo a continuare sulla strada intrapresa.

Tutto questo vuol dire che, al netto degli interessati profeti di sventura, autorevoli organismi sovranazionali hanno riconosciuto la bontà dell'azione del governo Berlusconi e hanno dipinto un quadro dove le luci, almeno per il momento, sono più delle ombre. E non è una cosa da poco, vista la difficile situazione generale e quella addirittura pessima in cui versano alcuni nostri partner europei.

L'Ocse ha riconosciuto il grande ruolo svolto dalla cassa integrazione e non c'è alcun dubbio che questo strumento, insieme ai contratti di solidarietà, abbia mantenuto vivo un tessuto occupazionale in un momento difficile per tutta l'economia mondiale. Se il nostro Paese ha un tasso di disoccupazione inferiore a quello della media dell'Eurozona, oltre la metà di quello spagnolo, poco meno di quello francese e sostanzialmente in linea con quello britannico, non è certo frutto del caso. Se oggi possiamo vantare un dato positivo lo dobbiamo certamente ad una serie di fattori come l'azione meritoria portata avanti dal governo in tema di ammortizzatori sociali, fondo di sostegno alle imprese, messa in sicurezza del sistema creditizio, e dai tanti imprenditori e lavoratori italiani che hanno stretto e continuano a stringere i denti e a reagire con forza e coraggio alla crisi economica mondiale.

Un tasso di disoccupazione di poco superiore all'8% non può ovviamente far fare dei salti di gioia, perché vuol dire che in giro c'è gente senza lavoro che soffre, e con loro soffrono non solo le loro famiglie ma anche il sistema-Paese. C'è anche un lato umano che spesso si perde nelle pieghe delle analisi sul mercato del lavoro, ma che dobbiamo tenere sempre presente quando si parla di disoccupazione. Dietro i numeri ci sono le persone e per questo motivo bisogna avere massima cautela e massimo rispetto quando si parla di questi argomenti. Tuttavia quello stesso dato sulla disoccupazione deve farci sperare in un futuro migliore, proprio perché, seppur tra tante sofferenze, il nostro Paese ha reagito bene agli effetti negativi della crisi economica mondiale. Ogni decimale di punto percentuale in meno rispetto agli altri Paesi significa persone che altrove sono disoccupate e che qui da noi, invece, lavorano.

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