mercoledì 1 dicembre 2010

Libera impresa e sostegno del reddito. Intervista all'on. Antonino Foti



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
mercoledì 01 dicembre 2010

E' in discussione alla Camera il disegno di legge recante interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito. Ne parliamo con il relatore del provvedimento, l'onorevole Antonino Foti (Pdl).


Onorevole Foti, innanzitutto qual è l'obiettivo di questo disegno di legge?
La proposta di legge 2424 («Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito») si pone l'obiettivo di definire una serie di rilevanti interventi per il sostegno dei lavoratori che, fruendo dei trattamenti di sostegno al reddito, in seguito alla perdita del posto di lavoro, abbiano intenzione di avviare in proprio un'attività d'impresa. Ho sempre osservato con preoccupazione il problema dell'elevato numero dei cassintegrati nel nostro Paese, numero che sembra, purtroppo, non dover diminuire nell'immediato futuro. Dei lavoratori interessati - oggi quasi 700.000 - so e sappiamo quali grandi difficoltà si porranno per coloro che non potranno rientrare nella «loro» azienda, nel trovare un nuovo lavoro nel settore pubblico, o nel settore della media-grande impresa, vista la tendenza di queste realtà a ridurre, da anni e, in special modo in questi ultimi tempi, la mano d'opera.

Qual è l'elemento d'innovazione e di maggior interesse in questo provvedimento?
L'elemento d'innovazione e di maggior interesse della proposta di legge in esame è quello di trasferire parte delle risorse attualmente destinate agli ammortizzatori sociali a favore di specifici interventi idonei ai fini dell'avvio di nuova imprenditorialità e di nuova occupazione, soprattutto nel settore delle imprese artigiane e delle micro-imprese. In relazione a questi obiettivi, proprio nell'articolo 1 si definiscono le specifiche agevolazioni ai lavoratori che fruiscano di determinati strumenti di sostegno al reddito, prevedendo che i lavoratori in cassa integrazione che abbiano l'intenzione di iniziare un'attività imprenditoriale possano, a tal fine, utilizzare subito una parte dell'importo complessivo messo a disposizione dall'istituto della cassa integrazione guadagni, come incentivo, continuando comunque a beneficiare del 50% dell'emolumento mensile previsto da tale importante ammortizzatore sociale, ed usufruendo, per un breve e determinato periodo, di una sorta di «percorso protetto». Durante questo periodo, pur tenendo ferme le regole sulla sicurezza sul lavoro e sull'esercizio delle attività imprenditoriali, viene applicata una «legislazione leggera», basata su agevolazioni, incentivi e sgravi, prevenendo, in tal modo, la possibile totale illegalità del sommerso.

Quali sono le forme imprenditoriali ammesse in questa proposta?
L'attività di impresa, di cui alla presente legge, può essere svolta in forma individuale o di impresa familiare, ai sensi dell'articolo 230-bis del Codice civile, nelle forme di società in nome collettivo o in accomandita semplice, ovvero in forma di società cooperativa di cui all'articolo 2522 del citato Codice civile.

Il testo interviene anche sul tema sempre delicato degli ammortizzatori sociali. Ci può spiegare in quali termini?
Come sappiamo, gli ammortizzatori sociali consistono in misure di sostegno al reddito finalizzate ad evitare che i lavoratori, che nella normalità dei casi traggono dall'attività lavorativa il sostentamento per sé e per le proprie famiglie, rimangano privi di retribuzione quando il datore di lavoro non sia in grado, per motivi legittimi, definiti anche «cause integrabili», di ricevere la prestazione lavorativa e di conseguenza non abbia più l'obbligo di corrispondere la retribuzione. La cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, la mobilità, gli ammortizzatori sociali in deroga, l'indennità di disoccupazione, sono misure importantissime affinchè i lavoratori e le loro famiglie possano far fronte ad esigenze urgenti ed immediate, ma l'intento di questo disegno di legge è di renderli strumenti, sì protettivi, ma allo stesso tempo produttivi, attraverso cui si alimenti la creatività, l'autodeterminazione e la realizzazione di un nuovo tessuto sociale costituito da quegli artigiani, operai e dipendenti, capaci, preparati, ma in difficoltà, che abbiano l'opportunità di scoprirsi micro-imprenditori, alimentando così l'economia e le opportunità di lavoro e prevenendo, in tal modo, la crescita dell'illegalità del sommerso.

In che modo questo disegno di legge può dare un contributo concreto in tema di modernizzazione delle politiche sociali e rilancio economico e produttivo del Paese?
Ritengo possa ripetersi quanto già successo nel nostro Paese nel primo dopoguerra, quando, a seguito della chiusura di grandi fabbriche e di massicci licenziamenti, molti operai, esperti e capaci nel loro lavoro, fecero nascere una miriade di piccole imprese, in gran parte all'inizio individuali e, in seguito, con pochi dipendenti, fenomeno attraverso il quale si è affermato un sistema economico polverizzato che ha tanto positivamente inciso nello sviluppo economico e sociale del nostro Paese, esempio studiato e tuttora invidiato nel mondo. Certo, tutto ciò non nacque per caso, il processo fu accompagnato e agevolato. Gli enti locali, specie nel centro-nord, indipendentemente dal tipo di amministrazione, disposero gli insediamenti produttivi, i vari villaggi artigianali ed industriali, accompagnando così la creatività dei nostri operai, della nostra gente. La volontà e la speranza della mia proposta è quella di ripristinare, per quanto possibile, quel momento storico-economico del primo dopoguerra, quando era più semplice e veloce e, conseguentemente, produttivo, iniziare e continuare un'attività imprenditoriale.

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