lunedì 8 settembre 2008

Ok dalla Commissione Europea al pacchetto sull'immigrazione



di Antonio Maglietta - 6 settembre 2008

Porte chiuse, o quasi, per l'immigrazione in Spagna. Non stiamo parlando di clandestini ma di quella legale: il governo spagnolo di José Luis Zapatero, infatti, ha annunciato di voler stringere le maglie della contrattazione diretta nei paesi di origine. L'obiettivo è contrastare l'aumento della disoccupazione, che con la crisi economica ha ormai raggiunto il 10,5% della popolazione attiva ed è prevista in aumento fino al 12,5% entro l'anno prossimo. Gli immigrati nella penisola iberica sono più di quattro milioni e rappresentano ormai il 10% della popolazione spagnola.

«Rivedremo la lista delle contrattazioni in origine», ha spiegato il ministro del lavoro e dell'immigrazione Celestino Corbacho, che ha anticipato di non voler più presentare liste così «generose» come quelle approvate fino all'anno scorso, e che anzi cercherà di far sì che la cifra «si avvicini allo zero» a partire dal 2009. «Non sembra ragionevole che in un mercato del lavoro come quello spagnolo, dove abbiamo 2,5 milioni di disoccupati, si continui a reclutare lavoratori nei loro paesi d'origine», ha detto Corbacho. Uniche eccezioni, i paesi con cui sono vigenti accordi specifici (per lo più africani) e casi di alta specializzazione. Fra gennaio e luglio di quest'anno gli immigrati assunti a distanza, direttamente nei paesi d'origine, sono stati 88.000, mentre l'anno scorso sono stati 200.000. L'esecutivo spera che l'offerta lavorativa sia coperta dagli spagnoli e dagli immigrati già presenti sul suolo iberico che hanno perso il lavoro nell'ultimo anno: questi ultimi rappresentano un'alta percentuale dei nuovi disoccupati, soprattutto a causa del crollo del settore delle costruzioni in cui sono spesso impiegati come operai.

Corbacho, è bene ricordarlo, è lo stesso ministro del governo Zapatero che, sulla scia della collega Bibiana Aido, aveva attaccato a maggio l'esecutivo italiano, per la presunta durezza della nostra politica in materia di immigrazione che, nei giorni scorsi, ha colto l'ok di Bruxelles proprio su quel pacchetto di norme oggetto della contestazione dei due ministri spagnoli e del centrosinistra italiano. Infatti, come affermato da Michele Cercone, portavoce del commissario europeo per giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot, il pacchetto di misure adottato dal governo italiano per far fronte all'emergenza dei nomadi nel nostro paese non viola le norme Ue. Rispondendo ai giornalisti che chiedevano se la Commissione europea avesse concluso la valutazione del rapporto che il governo italiano ha inviato a Bruxelles lo scorso 1 agosto, il portavoce ha sottolineato che «né ordinanze, né le linee direttrici, né le condizioni di esecuzione, autorizzano la raccolta di dati relativi all'origine etnica o religiosa delle persone censite». In questo contesto, ha aggiunto Cercone, in Italia «non c'è nessuna raccolta sistematica delle impronte digitali» nei campi nomadi. E soprattutto «la presa di impronte digitali ha il solo fine di identificare le persone quando non sono in possesso di un documento e comunque come extrema ratio». «Questo è valido in particolare per i minori, nei confronti dei quali il riscorso alla raccolta di dati dattiloscopici è limitato ai soli casi strettamente necessari per l'identificazione, quando questa non è possibile con altri documenti», ha detto ancora Cercone a Bruxelles, aggiungendo, inoltre, che «Barrot apprezza la volontà dichiarata del governo di rispettare le norme comunitarie» e lo ringrazia della buona collaborazione e che proprio «la buona collaborazione ha permesso di verificare la situazione e di correggere tutte le misure che potevano essere contestabili». Insomma, un vero successo per il governo, l'ennesimo, che fa giustizia di tutte le parole inutili e scomposte dell'opposizione di centrosinistra, e di qualche ministro straniero semplicemente alla ricerca della tutela dei propri interessi nazionali, usate per apostrofare in malo modo una serie di interventi di semplice buon senso in una materia complessa come è quella dell'immigrazione.

La verità è che il centrosinistra alza inutili polveroni perché non solo non ha una linea condivisa in materia, visto che tra loro c'è chi parla addirittura di superamento dei Cpt, istituiti dalla legge che porta il nome di Turco-Napolitano e cioè di un esponente di spicco del Pd e dell'attuale Presidente della Repubblica, ma non è in grado di opporre alcuna idea organica e concreta in alternativa a quella del governo. La loro aridità intellettuale viene coperta dai polveroni sollevati a suon di inutili polemiche. Chiacchiere che lasciano il tempo che trovano e che nulla portano al dibattito su come meglio regolare i flussi in entrata e la gestione degli immigrati sul territorio in un'ottica di vera integrazione. Fino a quando il centrosinistra si barcamena all'opposizione, il giochetto di nascondere la propria aridità intellettuale può anche funzionare, ma non appena viene investito dalle responsabilità di governo, come abbiamo visto anche nel recente passato, viene inesorabilmente alla luce la mancanza di idee e al posto dell'azione prevale l'immobilismo.

Antonio Maglietta

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