giovedì 11 settembre 2008

Si riducono le distanze tra potere e cittadini


di Antonio Maglietta
AntonioMaglietta@ragionpolitica.it

martedì 09 settembre 2008

I politici che hanno speculato sulle paure della gente e i telegiornali che hanno spettacolarizzato la violenza e l'indifferenza contro accattoni, mendicanti, poveri, hanno dimostrato di essere spietati. E' questo l’atto d'accusa del direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, contenuto nell'editoriale del numero di settembre di Italia Caritas, mensile dell'organizzazione ecclesiale italiana. «La battaglia messa in atto in alcune città d'Italia – afferma il direttore della Caritas - per sanzionare l'elemosina, l'accattonaggio, il lavaggio dei vetri, è stata accolta da una sorta di consenso silenzioso, come se fosse diventato all'improvviso normale interdire ai poveri città che possono essere un patrimonio dell'umanità, mentre lo sono solo di quella parte che se lo può permettere». «Ma a colpire di più - è il j'accuse di mons. Nozza - è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti come un "fastidio", quasi fosse un termine neutrale o del galateo, e non contenesse invece una sottile, perversa e inconfessabile carica di violenza». Quindi, afferma mons. Nozza: «intristisce poi, che il mondo politico, per mitigare le frustrazioni di un popolo che vede riflesse nei poveri le proprie paure, predichi il federalismo e pratichi un'autosufficienza, che combinandosi con la crisi economica, ci rende tutti più sbrigativi, superficiali, spietati».
Ma è meglio cercare di agire in modo tale che non si costringa la gente a rovistare nei cassonetti o lasciare le cose così come stanno? E quale è il nesso tra gli interventi in materia di sicurezza ed il federalismo? Incominciamo col dire che spesso dietro l’elemosina, l’accattonaggio, il lavaggio dei vetri et similia si nasconde un vero e proprio racket che arricchisce pochi sfruttatori e annienta l’umanità di tantissimi sfortunati, tra cui molte donne e bambini. Intervenire per cercare di rompere questo circuito è doveroso proprio per dare una mano concreta a coloro che vengono sfruttati con la coercizione. E sicuramente l’animo di tutti i provvedimenti in materia di sicurezza è stato quello di «combattere il racket dell'elemosina senza ledere il diritto di chiedere aiuto», così come chiesto dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in un’intervista al Corriere della Sera.
Il pacchetto sicurezza del governo Berlusconi, dando più potere ai sindaci per intervenire in queste particolari situazioni secondo le esigenze di ciascun territorio, va in questa direzione. Nessuno, tanto meno il governo o i sindaci di vario colore politico del nostro Paese, vuole certo interdire ai poveri le nostre città, ma solo attivarsi per fare in modo che le città abbiano sempre meno poveri e sfruttati. Le ricette dell’immobilismo o dell’aiuto incondizionato, senza la volontà di capire i motivi di quel gesto, servono solo ad alimentare involontariamente la forza dei carnefici e peggiorare la condizione delle loro vittime.
Ricordiamo anche che questa posizione era stata fatta propria anche dal direttore della Caritas romana, don Guerino Di Tora, secondo cui «non si deve dare l’elemosina. Specialmente ai bambini. Deve essere combattuto il fenomeno dell’accattonaggio. Non possiamo contribuire a perpetuare questo sistema. Prendiamo il caso dei bambini che chiedono l’elemosina per strada. Il loro vero bene è di inserirli in un contesto educativo, non di farli restare in una condizione di schiavitù. Bisogna imporre loro di andare a scuola, devono essere inseriti in ben altra progettualità che possa favorire il loro recupero. Oltre alla scuola, c’è anche il discorso sanità con relative vaccinazioni per questi bambini». E ancora: «L’elemosina non risolve nulla, a maggior ragione se c’è dietro una situazione di sfruttamento e di racket. Dare l’elemosina, in tal caso, vuol dire soltanto protrarre questa situazione di schiavitù. Gli interventi devono avvenire in maniera organizzata. I problemi di queste persone possono essere risolti soltanto da organizzazioni che le aiutino ad uscire dalla loro situazione di emarginazione. Come quelli che sono aiutati dalla Caritas, dalla S. Vincenzo, dalla Comunità di S. Egidio e da altre organizzazioni. L’elemosina spicciola protrae soltanto la loro condizione».
E quale è il nesso tra alcune misure del pacchetto sicurezza e il federalismo? Certamente non il menefreghismo e l’autosufficienza, così come evidenziato da mons. Nozza, ma quello di una maggiore responsabilizzazione delle classi dirigenti locali che non potranno più nascondersi dietro il facile paravento del centralismo. Sia il pacchetto sicurezza che la bozza sul federalismo, delocalizzando il potere, permettono agli elettori di avere minori gradi di separazione con chi amministra la cosa pubblica e di controllare meglio l’operato dei loro eletti, dando piena applicazione all’art. 1 della nostra Carta Costituzionale: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».

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