venerdì 19 settembre 2008

Innovare il pubblico impiego e ridurre il contenzioso giudiziale



di Antonio Maglietta

AntonioMaglietta@ragionpolitica.it

giovedì 18 settembre 2008

In questi giorni è in discussione nella commissione Lavoro di Montecitorio il disegno di legge del Governo recante «Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (A.C. 1441-quater)» . Il testo introduce una serie di disposizioni organiche ed innovative con l'obiettivo di snellire la burocrazia che incrosta e reprime il nostro mercato del lavoro.

Innanzitutto il Governo si impegna ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi sul pensionamento anticipato dei lavoratori usuranti (art. 23), questione rimasta in sospeso dalla precedente legislatura, rispondendo quindi con i fatti a chi dalle parti del centrosinistra lamentava le dimenticanze dell'esecutivo sul tema.

Inoltre, il governo ha deciso di mettere mano alla riorganizzazione della miriade di enti sottoposti alla vigilanza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (Istituto superiore di sanità, Agenzia nazionale per i servizi sanitari, regionali, Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, Istituti zooprofilattici sperimentali, Croce rossa italiana, Lega italiana per la lotta contro i tumori, Agenzia italiana del farmaco, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, Istituto per gli affari sociali e di Italia Lavoro Spa). Una scelta sensata, soprattutto alla luce del ginepraio che si era venuto a creare negli anni, tra duplicazioni organizzative e funzionali e strutture ed organici poco produttivi e molto onerosi; insomma, una situazione insostenibile che aveva portato tali istituti ad essere più dei centri di spesa improduttiva che di attività scientifica.

Ma la parte più interessante è quella sul lavoro pubblico (artt. 37-38-39) e sulla conciliazione e l'arbitrato nelle controversie nei rapporti di lavoro (art. 66). In Italia, pur avendo 3,5 milioni di dipendenti pubblici, ci sono paradossalmente uffici con carenze di organico. In un paese normale la questione si risolverebbe facendo leva sullo strumento della mobilità. Purtroppo la sindacalizzazione esasperata del comparto pubblico e norme poco incisive, che certo non invogliavano a spostarsi altrove, hanno fatto in modo che una azione molto semplice sulla carta divenisse un qualcosa di irrealizzabile. E allora il governo ha pensato bene di introdurre nel disegno di legge in questione una disposizione che prevede che il personale che oppone un reiterato rifiuto, pari a due volte in cinque anni, per giustificate e obiettive esigenze di organizzazione dell'amministrazione, si considera in posizione di esubero. Quando il provvedimento arriverà ad ottobre in aula ci saranno sicuramente delle rimostranze sul punto da parte dell'opposizione, anche perché forzare la mano sul pubblico impiego significa svegliare il can che dorme, desideroso di salvaguardare le inefficienze dell'ultima corposa enclave del sindacalismo nostrano e quindi un potenziale bacino elettorale.

Molto innovative le disposizioni riguardanti la conciliazione e l'arbitrato nei rapporti di lavoro che tendono a snellire le procedure, aumentare i poteri delle commissioni di conciliazione ed allargare le maglie dell'arbitrato irrituale. L'obiettivo è quello di incentivare la via della conciliazione e dell'arbitrato per la risoluzione di queste controversie, al posto della via giudiziale, al fine di alleggerire il lavoro dei tribunali e dare comunque soddisfazione alle parti in tempi brevi, senza aspettare appesi al filo, quindi, le decisioni giudiziali da tempi biblici. Da segnalare la novità che specifica che il tentativo di conciliazione potrà essere esperito anche dai dipendenti delle amministrazioni dello Stato (art. 66, comma 1).

In pratica il governo ha deciso di introdurre una serie di disposizioni organiche in materia di lavoro pubblico e privato per sopperire ad una serie di carenze e sprechi inutili che negli anni hanno solo imbrigliato le energie dei lavoratori ed hanno intasato all'inverosimile la macchina della giustizia civile. Un paese moderno non può assolutamente più permettersi sprechi ed inefficienze. Il governo lo ha capito. Speriamo che sia lo stesso anche per l'opposizione.

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