giovedì 25 settembre 2008

Immigrazione clandestina: migliorare la cooperazione tra gli Stati Ue



di Antonio Maglietta – 25 settembre 2008
maglietta@ragionpolitica.it

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha presentato un decreto-legge per la costruzione immediata di dieci nuovi Centri di Identificazione ed Espulsione e di due o tre centri per ospitare in strutture chiuse i clandestini che richiedono asilo e che attualmente sono liberi di muoversi in attesa che la loro pratica venga esaminata. Maroni lo aveva già anticipato a Bruno Vespa nel corso di una lunga conversazione sullo stato dell'immigrazione che sarà pubblicato nel nuovo libro del giornalista "Un'Italia diversa. Viaggio nella rivoluzione silenziosa" in uscita da Mondadori- Rai Eri il 3 ottobre prossimo.
"La costruzione dei nuovi centri, uno per regione –aveva detto Maroni a Vespa - era prevista nel disegno di legge approvato a maggio e in esame ora al Senato. Ma l'aggravarsi dell'emergenza nazionale impone di accelerare la scelta". "Per quanto riguarda i richiedenti asilo – aveva aggiunto Maroni - l'anno scorso su quattordicimila domande, ne sono state accolte ottomila, divise tra profughi politici e persone inabili a tornare nel loro paese. I richiedenti oggi sono ospiti di centri speciali e sono liberi di muoversi. Noi prevediamo che invece vi restino chiusi in attesa del provvedimento della commissione. Se il provvedimento è negativo, attualmente i clandestini presentano ricorso al Tar e restano liberi in Italia in attesa che venga esaminato. Noi invece prevediamo che si proceda alla loro immediata espulsione, a meno che il prefetto non ritenga il ricorso fondato e ordini che i richiedenti restino nel centro, chiuso e controllato, ad aspettare l'esito del ricorso".
Il problema degli sbarchi dei clandestini va visto in una ottica più ampia perché non è un problema solo italiano ma europeo. In una intervista pubblicata domenica scorsa sul Sunday Times di Malta, il finlandese Illka Laitinen, capo della Frontex, l’Agenzia europea che coordina la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne, ha affermato che i pattugliamenti non stanno rendendo i risultati desiderati. Secondo Laitinen ''la situazione è allarmante'' e ''più pattugliamenti della Ue nel Mediterraneo hanno fallito l'obiettivo di ridurre l'afflusso di immigrati verso l'Italia, Malta e la Grecia''. Gli arrivi a Lampedusa, spiega, sono cresciuti del 190% durante i primi sei mesi del 2008. E anche Malta ha registrato un incremento del 32%. Secondo informazioni raccolte dall'intelligence, i trafficanti impongono gli immigrati di affondare i loro barconi appena sono vicini alle coste di Malta o di Lampedusa, perché cosi devono essere soccorsi immediatamente dalle motovedette e portati a terra. Questo è il terzo anno consecutivo che la Ue coordina i pattugliamenti nel Mediterraneo con il contributo delle forze armate maltesti, italiane, francesi, tedesche e greche. In tutto, la Frontex ha stanziato circa otto milioni di euro per l'operazione. Dal maggio scorso, quando sono iniziati i pattugliamenti, 12.641 immigrati hanno raggiunto Lampedusa, mentre 2.300 hanno raggiunto le coste maltesi.
E’ facile intuire che non basta organizzare pattugliamenti coordinati tra gli Stati rivieraschi della frontiera sud dell’Europa per combattere l’immigrazione clandestina (nella specie quella delle cosiddette ‘carrette del mare’). Questo tipo di operazioni hanno bisogno di un nuovo impulso e di un quadro organico di ulteriori azioni entro il quale porsi. La gestione dell’immigrato clandestino già arrivato sul suolo europeo diventa sempre più difficile se il flusso di queste persone aumenta in maniera esponenziale, incontrollata ed imprevedibile anche perché ogni Paese è costretto a fare da se. Ed allora, ad esempio, sarebbe opportuno migliorare la cooperazione tra gli Stati membri non solo per quanto riguarda l’organizzazione delle operazioni di rimpatrio congiunte ma anche di quelle relative alla gestione del problema sul territorio (in primis lo scambio di informazioni sulle identificazioni). Altra strada, che sarebbe opportuno percorrere con maggiore decisione, è quella della cooperazione, anche e soprattutto economica, con gli Stati da cui arrivano i maggiori flussi di immigrati. In tal senso, non bastano più i rapporti bilaterali tra Stati ma un maggiore impegno da parte dell’Unione Europa, anche perché le problematiche relative ai flussi incontrollati di clandestini riguardano quasi tutti gli Stati membri. Non bisogna dimenticare, però, che qualunque azione non è mai risolutiva di per se e che non esistono bacchette magiche.

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