mercoledì 17 settembre 2008

Il problema della forza lavoro straniera non qualificata e sottopagata

di Antonio Maglietta – 17 settembre 2008

Secondo l’ International Migration Outlook 2008 dell’OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development), “l’immigrazione legale permanente di cittadini stranieri (circa 4 milioni) è continuata a crescere nel 2006, determinando un incremento di circa il 5% rispetto al 2005 e un rallentamento rispetto agli ultimi anni. Il numero di immigrati è notevolmente aumentato negli Stati Uniti, in Corea e in Spagna. I maggiori incrementi in percentuale si sono registrati in Portogallo, Svezia, Irlanda e Danimarca, mentre l’immigrazione è diminuita in Austria e Germania” e che “il motivo principale per l’immigrazione è il ricongiungimento familiare, in tutti i paesi escluso il Giappone. La migrazione per motivi familiare predomina negli Stati Uniti (70%) dove la politica sull'immigrazione è ampiamente basata sulla famiglia, e in Francia (60%), e sta crescendo in Portogallo, con l’arrivo dei congiunti dei lavoratori immigrati, provenienti soprattutto dall’Ucraina. In molti paesi europei, tra i quali l’Italia, l’Irlanda, la Spagna e il Regno Unito, predomina invece la migrazione economica”.
Secondo il primo rapporto del ministero dell’interno sull’immigrazione in Italia “dal 1992 al 2007 gli stranieri presenti in Italia per motivi di famiglia fanno registrare una crescita costante. Negli ultimi quindici anni, infatti, il peso relativo di tale componente sul totale delle presenze con permesso di soggiorno è più che raddoppiato (dal 14,2% al 31,6%), a testimonianza dell'importanza assunta da tali ingressi sul totale dell'immigrazione”. Insomma, seppur in Italia predomina l’immigrazione economica, nel giro di 15 anni quella per motivi di famiglia è più che raddoppiata; segno che anche nel nostro Paese l’immigrazione tende ad essere un fenomeno che sviluppa caratteri di stanzialità al pari di quello che succede in tutti i grandi paesi occidentali.
Nel rapporto dell’OECD si legge ancora che: “tra i paesi dell’OCSE c’è molta competitività per attrarre e trattenere lavoratori altamente qualificati, ma aumenta anche la richiesta di lavoratori meno qualiticati. La domanda di lavoratori scarsamente qualificati è stata in parte soddisfatta grazie all’immigrazione. Gestire la migrazione di lavoratori scarsamente qualificati è un compito impegnativo per i paesi dell’OCSE. Il problema maggiore è rappresentato dalla possibilità di garantire un impiego a lungo termine ai lavoratori meno qualificati e dalla loro integrazione nei paesi ospiti”. Il rapporto informa anche che gli immigrati guadagnano meno dei lavoratori nazionali, eccetto in Australia. Il segnale non è confortante perché significa che la forza lavoro straniera sottopagata e scarsamente qualificata viene utilizzata per la competitività nel mercato globale. Anziché investire soldi in ricerca e qualità del lavoro, aumentando la produttività, si cerca la scorciatoia del lavoro mal pagato e poco qualificato. Tuttavia, risulta che alcuni paesi stanno affrontando con successo il problema del lavoro temporaneo degli immigrati scarsamente qualificati con alcuni programmi di migrazione temporanea. Il buco nero è rappresentato, però, dall’immigrazione irregolare e dal lavoro nero, che sono due fenomeni strettamente correlati. Lo studio segnala che per arginare tali problemi servirebbe “un controllo accurato al fine di garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori, ma è anche indispensabile fornire incentivi ai datori di lavoro affinché rispettino la legalità”. Tutto giusto, ma nello specifico se qualche datore di lavoro disonesto sfrutta la forza lavoro straniera (tenendola in nero e sottopagandola) per essere competitivo nel mercato globale, potrebbe essere incentivato ad intraprendere la via della legalità solo se diventasse conveniente investire in ricerca tecnologica e formazione professionale, e cioè nel modello sano di competitività, fermo restando la validità della proposta fatta dal ministro Maroni a luglio a Bruxelles di punire con maggior vigore chi sfrutta i clandestini con il lavorare in nero e l’ospitalità a prezzi esorbitanti ed in condizioni disumane.

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