martedì 1 luglio 2008

Walter, se ci sei batti un colpo


di Antonio Maglietta - 1 luglio 2008

«Il governo ha approvato in Consiglio dei Ministri il "decreto sicurezza" con l'alibi di rispondere alle domande dei cittadini e alle promesse fatte in campagna elettorale giocando sulle paure. Ma ora noi votiamo sul blocca processi e così dal "decreto sicurezza" siamo passati al "decreto ingiustizia"». Lo dice Marina Sereni, ViceCapogruppo del Pd alla Camera, secondo cui «fermare i dibattimenti di chi ha stuprato, rubato, frodato la pubblica amministrazione, corrotto, non ha nulla a che fare con la sicurezza, anzi...Oggi (ndr lunedì) il Pd ne discuterà in un'assemblea, ma sappia il premier che anche noi andremo avanti e che in aula il ribattezzato "decreto blocca processi" non avrà vita facile».

Bene ha fatto il capogruppo del PdL alla Camera, Fabrizio Cicchitto, a rispondere: «Dalla dichiarazione dell'onorevole Sereni vediamo in modo evidente che la leadership dell'opposizione alla Camera è presa da Di Pietro e gli esponenti del Pd si stanno adeguando. Di conseguenza il Pd si sta preparando ad una azione ostruzionistica su un decreto che non è "blocca processi", come strumentalmente la sinistra cerca di accreditare ma - aggiunge - è finalizzato in modo stringente alla sicurezza dei cittadini, come dimostra il testo che è diretto a contrastare l'immigrazione clandestina, ad espellere dal territorio nazionale i cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari che delinquono, colpire i pirati della strada, rafforzare l'azione dello Stato contro la criminalità organizzata e non, prevedendo anche il concorso delle forze armate nel controllo del territorio».

Insomma, sarà che il pressing di Di Pietro sta avendo i suoi effetti sulla debole leadership del Pd, sarà che la tentazione barricadera ha sempre il suo fascino a sinistra, sarà che un Veltroni debole non è al momento in grado di opporre una linea politica moderata a quella forcaiola di girotondini e affini, pochi sì ma comunque combattivi e organizzati, fatto sta che nel breve giro di qualche settimana siamo passati dalle parole distensive e dialoganti a quelle di chiusura, fino ad arrivare agli insulti di Di Pietro, l'alleato strategico del Pd.

Proprio sul ruolo dell'IdV andrebbe fatta una riflessione. Nell'immaginario collettivo, il partito di Di Pietro ha assunto il ruolo «barricadero» che avevano nella scorsa legislatura i partiti antagonisti di sinistra. Va sottolineata, però, la netta differenza, anche di stile, tra le citate compagini. I partiti di sinistra, cancellati del Parlamento nell'ultima tornata elettorale, pur se con toni talvolta discutibili (seppur limitatamente ad alcuni esponenti), ponevano delle questioni sostanziali di carattere politico come ad esempio è accaduto sulla cosiddetta stabilizzazione dei precari del pubblico impiego, sui lavori usuranti, sugli scalini previdenziali, sui dico, sul rifinanziamento delle missioni all'estero, sulle leggi sulla cittadinanza e l'immigrazione, ecc. Insomma, i toni erano aspri ma le discussioni vertevano su problemi concreti.

Con Di Pietro nulla di tutto questo. Il suo partito è monotematico: giustizia (forcaiola) e basta. Il resto non conta, non è importante. Quello che interessa è mettere costantemente sotto processo Berlusconi. La riprova di questo atteggiamento si è avuto nelle discussioni che hanno investito il Parlamento in questo breve scorcio di legislatura. Per il partito di Di Pietro che si parlasse di Alitalia, del potere di acquisto delle famiglie o del problema della spazzatura in Campania era solo un dettaglio. In tutti gli interventi degli esponenti del suo partito, nell'Aula della Camera dei Deputati, c'erano quasi esclusivamente attacchi personali al premier, intervallati da altri verso alcuni esponenti del PdL a Montecitorio tanto per rimanere sul tema, e nulla più. Pochi o nulli i riferimenti alle questioni concrete affrontate in Parlamento: né uno spunto, né una indicazione costruttiva. Una linea politica, quindi, incentrata sulla continua ricerca dello scontro, indipendentemente dal tema in esame. Insomma un dejà vu di cui conosciamo tutto se non altro perché sono oramai 15 anni che siamo impantanati nello stesso schema. Sappiamo, però, che quella strada porta solo ad un vicolo cieco e più di tutti lo sa Veltroni che, seppur tra mille difficoltà, aveva cercato di dare una nuova linea al centrosinistra nel tentativo di liberarlo dalla morsa dei forcaioli. Walter, se ci sei, batti un colpo.

Antonio Maglietta

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