lunedì 21 luglio 2008

Il futuro del Mezzogiorno: lavorare sodo senza piagnistei


di Antonio Maglietta - 19 luglio 2008

Secondo il Rapporto Svimez 2008 sull'economia del Mezzogiorno, l'unico settore che nel 2007 ha contribuito negativamente all'aumento del valore aggiunto nel Mezzogiorno è stato, per il terzo anno consecutivo, quello agricolo, che è calato del 2,2%, a fronte di un aumento nel resto del Paese dell'1,5% mentre il maggiore incremento nel 2007 si è avuto nel settore degli alberghi, della ristorazione, dei trasporti e delle comunicazioni, cresciuto dell'1,6% (1,5% nel 2006), sebbene con una dinamica pari a circa alla metà di quella registrata nel resto del Paese (3%). Unità di lavoro e produttività. La crescita del valore aggiunto per occupato è stata bassa, sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno anche se, tuttavia, vi è stato un lieve recupero delle differenze di produttività da parte del Sud rispetto al resto del Paese.

Pil. Nel 2007 il prodotto per abitante nel Mezzogiorno è risultato pari a 17.483 euro a fronte dei 30.381 euro registrati nel Centro-Nord. Rispetto al 2006, quindi, il divario tra le due aree del Paese è lievemente aumentato dello 0,2%. Per quanto riguarda il prodotto interno lordo, va segnalato il calo in entrambe le aree: nel Centro-Nord si passa dal 2,1% del 2006 al 1,7% del 2007, mentre nel Mezzogiorno dall'1,1% allo 0,7%. Consumi e investimenti. La crescita dei consumi finali (http://it.wikipedia.org/wiki/Consumo) nel Mezzogiorno è stata dello 0,7% a fronte dell'1,6% del Centro-Nord. La causa di un divario così netto, secondo il Rapporto, è stato l'aumento della spesa delle Amministrazioni pubbliche, cresciuta più al Nord (1,6%) che al Sud (0,8%) nel 2007, dopo la flessione registrata in entrambe le aree nel 2006. Per quanto riguarda la crescita della spesa finale delle famiglie, va segnalato che nel Mezzogiorno è la metà (0,8%) di quella registrata nel resto del Paese (1,5%). Secondo l'analisi della Svimez, il rallentamento che ha caratterizzato la dinamica degli investimenti a livello nazionale nel 2007 è stato maggiore nel Mezzogiorno (0,5%, a fronte del 2,4% del 2006) che nel Centro- Nord (1,5%, rispetto al 2,5% del 2006).

Esportazioni di merci. Le esportazioni del Mezzogiorno sono cresciute nel 2007 dell'11,8%, mentre quelle del resto del Paese del 7,7%. L'aumento verso i Paesi extra Ue è stato del 13,8% mentre quello vero l'area Ue del 10,6%. La quota delle esportazioni del Mezzogiorno sul totale nazionale è risultata, nel 2007, essere pari all'11,7%, con un lieve incremento rispetto al 2006 (11,1%).

Popolazione. Rispetto al 2006, la popolazione del Paese nel complesso è cresciuta di circa 400 mila unità: 330 mila unità in più nel Nord e solo 63 mila nel Sud. Il divario è dovuto soprattutto all'andamento della dinamica migratoria visto che il tasso di crescita degli stranieri residenti al Nord è stata quasi il triplo (8,6%, tra i più alti tassi di accrescimento dei paesi dell'Unione Europea a 27) di quello registrato al Sud (3%). Da segnalare che nel 2007 il Mezzogiorno ha perso circa 52 mila residenti a favore delle regioni del Centro-Nord, ad un ritmo di 2,5 abitanti ogni mille. Secondo i dati Istat, nel biennio 2004-2005 i trasferimenti di residenza dal Sud al Centro-Nord si sono attestati intorno alle 120 mila unità, per poi continuare a crescere, seppur lievemente, nel successivo biennio 2006-2007. Il Rapporto segnala con preoccupazione che la gran parte di coloro che si spostano sono giovani in età da lavoro e ad elevata scolarità.

Spesa pubblica in conto capitale nel periodo 1996-2007. La quota di spesa in conto capitale effettuata nel Mezzogiorno rappresenta con il 35,3% del totale (22,3 miliardi di euro a fronte dei 22,7 del 2006; in controtendenza nel Centro-Nord dove nel 2007 è stata pari a 40,9 miliardi di euro rispetto ai 39,1 del 2006) la quota più bassa registrata a partire dal 1998.

Infrastrutture. Secondo l'indice sintetico di dotazione di infrastrutture per la mobilità, ottenuto mettendo "a sistema" dotazioni di base (reti: strade, ferrovie), con la capacità di movimentazione e di servizio (rappresentata dagli indici relativi ai nodi di scambio: porti, aeroporti, centri intermodali) il valore del Mezzogiorno, posta l'Italia pari a 100, risulta pari a 49,4, meno della metà di quello ricavabile con riferimento al Centro-Nord (115,7) [Rapporto Svimez 2008 sull'economia del Mezzogiorno, pag.38]. Si segnala ancora nel Rapporto che dal 1970 al 2005, la rete autostradale del nostro Paese è aumentata del 67%, mentre nella media dell'UE a 15 l'incremento è di circa il 150%. In particolare, la Germania unita ha più che raddoppiato la propria rete, la Francia l'ha aumentata di 6 volte e la Spagna di più di 28 volte. Con riferimento al Mezzogiorno, si rileva che la dotazione stradale e ferroviaria sono fortemente carenti.

Conclusioni. Il quadro dell'ultimo Rapporto Svimez sul Mezzogiorno è con poche luci (la dinamicità delle imprese, la crescita del settore del turismo e l'exploit nelle esportazioni) e molte ombre (carenza di infrastrutture, poca spesa pubblica, scarsi investimenti privati, forte perdita del potere di acquisto delle famiglie, fuga dei giovani ad elevata scolarità). L'analisi in sostanza fotografa una situazione di malessere non certo nuova ma che spesso e volentieri è stato l'input per tutte le disastrose politiche assistenziali dei tempi andati. Il Mezzogiorno deve fare solo una richiesta particolare allo Stato centrale: le infrastrutture. Una volta esaurita questa necessità ha tutte le qualità per essere in grado di affrontare al meglio, all'interno del sistema Paese, le sfide imposte dal mercato globale. I fattori su cui puntare per lo sviluppo già da ora sono essenzialmente due: il turismo e i tantissimi giovani ad elevata scolarità. Il federalismo, inoltre, in prospettiva, potrebbe rilevarsi una grande opportunità per il Sud perché la responsabilizzazione dei quadri locali spazzerebbe finalmente via tutte le scuse tipiche dei sistemi centralizzati ("lo Stato ci ha abbandonato"), creando un circolo virtuoso in cui il controllo diretto (e molto più ravvicinato) dei cittadini sull'operato degli amministratori potrebbe fungere da stimolo a migliorare sempre più le condizioni delle aree amministrate. Non servono piagnistei, recriminazioni storiche ed elemosine ma solo responsabilizzarsi, rimboccarsi le maniche e lavorare sodo.

Antonio Maglietta

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