giovedì 10 luglio 2008

I soliti noti: vaffa, insulti e manette


di Antonio Maglietta - 10 luglio 2008

«Sei ancora tu purtroppo l'unica. Ancora tu l'incorreggibile. Ma lasciarti non è possibile. No lasciarti non è possibile» cantava Lucio Battisti. I passi di una delle più belle canzoni del cantautore di Poggio Bustone rappresentano l'estrema sintesi della linea politica del centrosinistra italiano, incentrata esclusivamente, oramai da 15 anni, sul giustizialismo forcaiolo e gli insulti all'avversario politico. Avevamo tirato un sospiro di sollievo, immaginando un nuovo terreno di confronto politico, più vicino all'agorà che all'arena, quando Walter Veltroni, novello leader del Partito democratico, aveva annunciato al globo: yes, we can. Ma cosa si può fare? Non certo vincere le elezioni.

L'obiettivo del nuovo corso veltroniano era apparso sin da subito ancora più ambizioso di quello più estemporaneo, seppur importantissimo, della vittoria elettorale: cambiare la linea politica del centrosinistra italiano, fino a quel momento stretta nella morsa dei giustizialisti e degli antagonisti. Un cocktail letale che aveva affossato prematuramente tutti gli esecutivi di centrosinistra nella cosiddetta seconda Repubblica. Occorreva, quindi, un taglio netto con il passato. Purtroppo, però, l'ex sindaco della Capitale, in vista delle elezioni, chissà forse preso dall'euforia del «si può fare» o in senso contrario dalla paura di subire una scoppola memorabile, decise di allearsi con Di Pietro ed il suo partito monotematico. Errore strategico sottolineato sin da subito dalla quasi unanimità dei commentatori politici.

In pratica Veltroni aveva scelto di abbandonare solo gli antagonisti e di tenersi stretto un Di Pietro che, in quel dato momento, si autoaccreditava come politico pro e non contro, istituzionale e non di piazza, moderato e non barricadero, e che addirittura si professava disposto a confluire tra le fila del Partito democratico. Roba da non credere, ed infatti non è stato così. La questione nel centrosinistra si è pure complicata perché, come fanno ciclicamanente da 15 anni, i giustizialisti si sono dati appuntamento in piazza, lasciando nelle mani tremolanti di alcuni politici del centrosinistra la margherita del «vado o non vado».

Il circo Barnum dei forcaioli si è infatti radunato martedì scorso a piazza Navona a Roma: solito copione, solite facce, qualche ruga e capello bianco in più ma nessuna voglia di tirare giù il tendone. Un pomeriggio all'insegna del revival all'insegna dei bei tempi andati, quando però il richiamo dei girotondini attirava molta più gente di adesso. I forcaioli, bisogna ammetterlo, sono sempre ben organizzati e combattivi, ma se i numeri sono quelli visti in quella piazza o, su scala elettorale nei consensi riscossi dall'Italia dei Valori, non si capisce il motivo per cui da un quindicennio questa gente detta legge nel centrosinistra.

Il messaggio politico di piazza Navona è stato molto chiaro: caro Walter l'opposizione non si fa con il dialogo ma con i vaffa di Beppe Grillo, gli insulti della Guzzanti, il verbo di Travaglio e le manette di Di Pietro. I duri e puri non le hanno certo mandate a dire martedì. Le loro invettive non hanno risparmiato nessuno. Tutti sotto accusa: il Papa (Sabina Guzzanti: «Tra 20 anni Ratzinger sarà morto e sarà all'inferno, tormentato da diavoloni e procioni attivissimi»), Napolitano (Marco Travaglio: «Fino ad ora il Quirinale ha firmato tutto, compresa l'aggravante razziale. Speriamo che la smetta»; Beppe Grillo: «La banda dei quattro ha firmato una cosa che mai altri avrebbero firmato. Ma ve lo immaginate Pertini che firma una legge che lo rende immune dalla giustizia? Io neanche Ciampi e Scalfaro me li immagino. E allora chi è quest'uomo? Un primo cittadino o uno che difende i partiti? Quando c'era la gente in piazza a Chiaiano, lui dov'era? A Capri,a sentire musica con due inquisiti, Bassolino e la moglie di Mastella. Che esempio ho io da questa gente? Io non ne voglio più sapere di questa gente»), Berlusconi (ça va sans dire), fino ad arrivare a Veltroni (il vero target politico da colpire), Casini e chi più ne ha più ne metta.

Messaggio elementare: loro, i duri e puri (si fa per dire), sarebbero i buoni mentre tutti gli altri dei cattivoni o, nel migliore dei casi, dei lobotizzati dalla Tv. Senza contare, poi, che i contenuti della manifestazione, che doveva essere il trampolino di lancio per Antonio Di Pietro, alla conquista di un sempre maggiore spazio politico ai danni del Pd e dei partiti antagonisti, sono stati in parte smentiti proprio dallo stesso ex magistrato che è stato costretto a prendere le distanze dagli attacchi a Napolitano e al Papa. La manifestazione, quindi, si è rivelata un boomerang per lo stesso Di Pietro che, siamo sicuri, d'ora in poi selezionerà con maggior cura gli invitati a parlare. Ora, però, dopo le scaramucce, non resta che aspettare che nel centrosinistra si arrivi al regolamento dei conti vero e proprio tra chi crede nel dialogo con la controparte politica e chi, invece, negli insulti, nei vaffa e nelle manette. Non vorremmo essere nei panni di Veltroni che, peraltro, sentendo puzza di bruciato, aveva già preso le distanze dalla manifestazione dei soliti noti.

Antonio Maglietta

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