sabato 18 giugno 2011

Nuove misure per combattere la clandestinità



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
venerdì 17 giugno 2011

Nell'ultimo Consiglio dei Ministri è stato approvato un decreto-legge che, come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, serve per corrispondere all'invito formulato all'Italia dalle Istituzioni europee a rendere più completa la normativa di recepimento della direttiva 2004/38 in materia di diritto per i cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri; il decreto-legge recepisce anche la direttiva 2008/115 in materia di rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. Queste le principali innovazioni:

ripristinata la procedura di espulsione coattiva immediata per tutti gli extracomunitari clandestini qualora:
pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato;
a rischio di fuga;
espulsi con provvedimento dell'autorità giudiziaria;
violino le misure di garanzia imposte dal Questore;
violino il termine per la partenza volontaria.
2. Introdotto l'allontanamento coattivo (espulsione) anche dei cittadini comunitari per motivi di ordine pubblico se permangono sul territorio nazionale, in violazione della direttiva 38/2004 sulla libera circolazione dei comunitari.
3. Prolungato il periodo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione fino a 18 mesi, in linea con le disposizioni della direttiva.
4. Per evitare il rischio di fuga dello straniero, sono previste misure di garanzia idonee, la cui violazione è punita con la multa da 3.000 a 18.000 euro.
5. Rimodulate le fattispecie dei reati di violazione e reiterata violazione dell'ordine del Questore di lasciare il territorio con la previsione della sanzione pecuniaria e con la possibilità per il giudice di pace di sostituire la condanna con l'espulsione.
6. Attribuita al giudice di pace la competenza anche sui reati di violazione e reiterata violazione dell'ordine del Questore di lasciare il territorio e sui reati di violazione delle misure di garanzia per evitare il pericolo di fuga e delle misure alternative al trattenimento imposte dal Questore.
7. Previste misure alternative al trattenimento nel Cie per lo straniero irregolare che non sia pericoloso, quali la consegna del passaporto o altro documento equipollente, l'obbligo di dimora e l'obbligo di presentazione presso gli uffici della Forza pubblica. La violazione delle misure viene punita con la multa da 3.000 a 18.000 euro.
8. Prevista la concessione di un termine per il rimpatrio volontario, anche assistito, dello straniero irregolare che non rientri nelle condizioni previste al punto 1.
9. Introdotte ulteriori misure di adeguamento della normativa nazionale alle direttive 38/2004 e 115/2008.

Il pacchetto di misure è abbastanza corposo e la tempistica di adozione dimostra la volontà del Governo di prevenire, attraverso l'irrigidimento delle misure in tema di espulsione dei clandestini, il riacutizzarsi del fenomeno degli sbarchi che tende ad aumentare di intensità con la bella stagione e il mare calmo. Tuttavia non si può pensare di risolvere solo per via legislativa o con la sola forza di polizia la questione degli arrivi di stranieri in Italia in violazione delle nostre leggi in materia di ingresso e permanenza sul territorio nazionale. Le norme e il lavoro delle forze dell'ordine sono importanti perché rappresentano anche per certi versi un deterrente, oltre che un meccanismo vitale nel controllo del territorio e nella prevenzione di tutti quei fenomeni negativi legati alla clandestinità. Tuttavia non basta e si deve fare di più.

Non è un caso, ad esempio, che il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, sarà oggi e domani in missione a Tunisi insieme ai vertici di Ice, Simest, Sace e Invitalia per rinsaldare i nostri legami di natura economica con la Tunisia, primo paese toccato dalle rivolte scoppiate in Nord-Africa e luogo di partenza della maggior parte delle persone arrivate clandestinamente in Italia negli ultimi mesi in cerca di fortuna. Bisogna ricordare che le oltre 700 imprese italiane presenti in quel territorio in tutti i principali settori, dai beni strumentali ai prodotti intermedi, fino ai generi di consumo, danno lavoro a oltre 55 mila persone. Si tratta di una moltitudine di gente che lavora e vive nel proprio territorio grazie all'imprenditoria italiana e che non ha alcuna intenzione di emigrare. Questo è il punto. Il flusso delle partenze può diminuire strutturalmente solo se in quei paesi aumentano le possibilità di trovare un posto di lavoro che permetta di vivere in maniera dignitosa. E' questo l'impegno e la sfida più grande che attende il nostro paese.

FONTE

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