martedì 7 giugno 2011

E' un pasticcio il quesito referenderario sul nucleare



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
martedì 07 giugno 2011


La Corte Costituzionale ha dato il via libera al nuovo quesito sul nucleare così come riformulato dalla Cassazione dopo le modifiche introdotte dalla legge «omnibus» (Legge n. 75 del 2011). La decisione sarebbe stata presa unanimemente dai giudici dopo aver ascoltato i legali delle parti in camera di consiglio. Il referendum sul nucleare, quindi, si farà. Il punto però non è questo e neppure se andare a votare sì, no o astenersi. E' un altro. Questo nuovo quesito riformulato dalla Cassazione è utile o no allo scopo? Insomma nel caso in cui vincessero i «sì», sarà impedito il ritorno al nucleare nel nostro paese così come vorrebbero i promotori del referendum?

La questione è molto semplice. Prima dell'approvazione del decreto omnibus, poi convertito in legge, il quesito recitava: «Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare». Una richiesta chiara e semplice. Con un «sì» si chiedeva l'abrogazione della norma che prevedeva il ritorno all'atomo. Con il no o l'astensione la legge restava in vita e, con essa, il processo verso il nucleare.
Oggi, dopo l'approvazione della legge omnibus e l'intervento della Cassazione, il nuovo quesito, recante l'accattivante titolo «Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nazionale», recita: «Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'art. 5 del d.l. 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 del n. 75?»
In pratica, con un titolo che certo non rispecchia quanto si chiederà ai cittadini, si sottoporrà al giudizio del corpo elettorale l'abrogazione della norma che dispone che non si debba procedere all'attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare (comma 1) e di quella che, inoltre, determina l'adozione entro un anno di una strategia energetica nazionale (comma 8). Dove è la norma che espressamente introduce il nucleare? Non c'è e nelle dieci pagine di motivazione depositate all'ufficio centrale per il referendum, i Supremi Giudici hanno sottolineato che all'articolo 5 «la norma pone in essere il meccanismo di temporanea sospensione» che è in realtà regolativa di un rinvio (non di una abrogazione o eliminazione della scelta nucleare) libero da qualsiasi vincolo temporale e rimette la riprese del nucleare, secondo quanto si afferma nel successivo comma 8 dell'articolo 5, ad un provvedimento adottabile dal consiglio dei ministri entro il termine di 12 mesi.

Come ben sanno tutte quelle persone che hanno letto le due disposizioni di cui si chiede l'abrogazione, in quei testi non c'è scritto esplicitamente da nessuna parte che il nostro paese debba ritornare al nucleare. Secondo la Cassazione, invece, in quei testi non c'è scritto quello che è stato messo nero su bianco ma, in realtà, una semplice moratoria di 12 mesi con una successiva ripresa del processo. Comunque sia, la vicenda, certamente di non facile interpretazione, ha prodotto il risultato paradossale che i cittadini saranno chiamati a esprimersi su un quesito che riporta un titolo che non rispecchia l'esplicito contenuto dello stesso. A giudizio della Cassazione, quindi, i cittadini dovranno dire, sempre se non sceglieranno la via dell'astensione, se sono d'accordo o meno con il contenuto implicito della norma di cui si chiede l'abrogazione. Un papocchio.

FONTE

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