martedì 1 febbraio 2011

«Disoccupazione giovanile, ecco il lavoro del governo»


Il Predellino intervista Antonio Maglietta, studioso delle tematiche relative al mondo del lavoro cresciuto alla "scuola" di don Gianni Baget Bozzo, sul quel 29% di disoccupazione giovanile che sta infiammando il dibattito politico italiano.

di Andrea Camaiora

Di che stiamo parlando? Il peggio sembra passato. I dati ci dicono che i livelli di disoccupazione giovanile e di disoccupazione generale sono in linea con ciò che avviene nel resto dell'Europa. Noi peraltro in questo campo abbiamo specificità storiche negative: da noi la disoccupazione giovanile è sempre stata più alta. Da novembre a dicembre 2010 è aumentata dello 0,1% mentre vista su base annuale – cioè vista nel pieno della crisi – è cresciuta del 2,4%. Nel frattempo però il governo ha agito concretamente attraverso il piano triennale approvato a luglio dell'anno scorso da Sacconi e altri progetti di largo respiro. Occorre però dare tempo a queste iniziative perché possano produrre effetti. Allo stato attuale il governo Berlusconi ha già messo in campo una vasta gamma di interventi per contrastare il fenomeno storico della disoccupazione giovanile, ultimo dei quali il piano interministeriale di Sacconi, Gelmini e Meloni da un miliardo e ottantadue milioni di euro.


Come giudica gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione?
Ci sono luci e ombre. Ricordiamo, innanzitutto, che il periodo di riferimento è dicembre 2010. Le luci: il tasso di disoccupazione generale stabile rispetto alla rilevazione del mese precedente e la piccola diminuzione di quello riguardante le donne sia su base mensile che annuale. Le ombre: il consolidamento della disoccupazione giovanile e il lieve aumento del tasso di disoccupazione totale rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Da cosa dipendono questi due dati negativi?
La disoccupazione giovanile, insieme al basso tasso di occupazione delle donne, è uno dei problemi storici del nostro mercato del lavoro. Il consolidamento del tasso di disoccupazione della fascia di età che va dai 15 ai 24 anni, così come il lieve aumento della disoccupazione in generale su base annuale (+0,2% da dicembre 2009 a dicembre 2010), ma non su base mensile (tasso invariato da novembre 2010 a dicembre 2010), è dovuto alla scia degli effetti negati della crisi economica mondiale.

Parlo di scia perché il dato negativo, con riferimento alla disoccupazione giovanile è molto più evidente su base annuale (+ 2,4% da dicembre 2009 a dicembre 2010) che su base mensile (+0,1% da novembre 2010 a dicembre 2010). Lo stesso discorso, con indicazioni molto più positive, può essere fatto sull'andamento del dato generale riguardante la disoccupazione. I dati indicano, quindi, una stabilizzazione degli effetti della crisi economico-finanziaria sull'occupazione.

Come vanno le cose negli altri Paesi?
Ecco questo è un dato ancora più interessante perché la situazione italiana va analizzata non solo rispetto al proprio andamento interno ma anche confrontata con quello che avviene negli altri paesi. Secondo gli ultimi dati dell'Eurostat la disoccupazione resta invariata a dicembre nell'eurozona e nell'Ue a 27, dove si registra rispettivamente un tasso del 10 e del 9,6%, esattamente lo stesso rilevato il mese precedente.

Su base annuale (da dicembre 2009 a dicembre 2010) è stato registrato, invece, un aumento dello 0,1%. Dati in linea con quello che è stato l'andamento del tasso italiano nello stesso periodo con la differenza che in Italia il tasso di disoccupazione è inferiore (8,6%). Quanto alla disoccupazione giovanile, tra i ragazzi sotto i 25 anni, a dicembre era del 20,4% nell'eurozona ed al 21% nell'Ue a 27, con il minimo in Olanda, all'8,2% ed il massimo in Spagna, al 42,8%. In Italia è al 29%.

Che cosa dovrebbe fare il governo in Italia per contrastare la disoccupazione giovanile?
Innanzitutto proseguire sulla scelta di investire sulle competenze, con il rilancio dell'apprendistato e della formazione professionale, e sull'implementazione e la pubblicità dei mezzi a disposizione per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Sull'ultimo punto vorrei segnalare uno strumento che pochi conoscono e che si chiama 'Cliclavoro', il nuovo portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali realizzato per favorire e migliorare l'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e il raccordo tra i sistemi delle imprese, dell'istruzione, della formazione e delle politiche sociali.

Da segnalare anche il Piano triennale "Liberare il lavoro per liberare i lavori" , approvato nel Consiglio dei Ministri del 30 luglio dello scorso anno, la bozza del disegno di legge delega sullo Statuto dei lavori, inviata alle parti sociali l'11 novembre scorso, il piano del ministro Meloni e, da ultimo, quello interministeriale presentato qualche giorno fa.

Di cosa si tratta?
Si tratta di un piano presentato dai ministri Sacconi, Gelmini e Meloni, da un miliardo e 82 milioni di euro per favorire l'inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro attraverso il monitoraggio delle professionalità richieste dal mondo del lavoro, l'orientamento alle scelte educative, l'integrazione di scuola-università-lavoro, i servizi di accompagnamento al lavoro.

1 febbraio 2011

FONTE

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