venerdì 18 febbraio 2011

Immigrazione. Serve un forte impegno di Frontex



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
giovedì 17 febbraio 2011


Sull'aumento dei flussi di immigrati diretti in Europa a seguito dei noti fatti in corso in Egitto e Tunisia, va fatta chiarezza su chi deve fare cosa e su quali siano le prospettive di questi interventi. Innanzitutto dobbiamo tener presente che si tratta di una situazione di emergenza: casi del genere non possono essere affrontati con strumenti ordinari. Serve qualcosa di più in termini di idee, azioni, mezzi, uomini, risorse e tempi di reazione.

I Paesi maggiormente colpiti dall'aumento dei flussi sono certamente quelli (come l'Italia, la Francia, la Spagna, la Grecia, Malta e Cipro) che, a causa della propria posizione geografica, sono la porta d'ingresso in Europa. Per questo motivo essi vivono l'emergenza in corso con uno stato d'animo diverso rispetto agli altri Stati del Vecchio Continente. Spetta infatti a loro fare pressione sulle istituzioni europee, in modo unitario, per far capire a Frontex e alla Commissione Ue che si tratta di un problema di tutti e non solo dei Paesi frontalieri, spesso solo tappa di passaggio per arrivare in Germania o nei Paesi del nord. Va quindi giudicata molto positivamente la riunione voluta dal ministro Maroni il 23 febbraio a Roma, con i colleghi degli Stati già citati in precedenza, allo scopo di sostenere la posizione espressa dall'Italia in seno all'Unione Europea e di affermare una linea comune in vista del Consiglio Giustizia e Affari Interni in programma il giorno successivo a Bruxelles.

Lascia perplessi, al riguardo, l'intervista rilasciata a Repubblica da Ilkka Laitinen, direttore di Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere. Laitinen ha affermato che a Lampedusa «svolgeremo un ruolo complementare a quello delle autorità italiane. Non possiamo sostituirci al loro lavoro. Daremo un aiuto nella gestione dei clandestini sbarcati e nell'eventuale rimpatrio nei Paesi di origine. Svolgiamo solo un ruolo di appoggio alle autorità del Paese ospitante. La responsabilità maggiore è, come sembra ovvio, dell'Italia». Insomma, il direttore di Frontex sembra voler dire che un aiutino lo darà, ma in sostanza dobbiamo vedercela da soli perché siamo noi il Paese ospitante. Come se l'Italia, ma a questo punto anche Francia, Spagna e tutti gli altri Paesi interessati, non fossero Europa ma altro. E che vuole dire Laitinen quando parla di ruolo di appoggio? Secondo il regolamento del Consiglio istitutivo dell'agenzia, essa ha il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne; assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine, anche elaborando norme comuni in materia di formazione; preparare analisi dei rischi; seguire l'evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne; aiutare gli Stati membri che devono affrontare circostanze tali da richiedere un'assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne; fornire agli Stati membri il sostegno necessario per organizzare operazioni di rimpatrio congiunte. Frontex ha fatto o farà tutto questo? Altro che il semplice aiutino che promette Laitinen!

Per quanto riguarda gli interventi utili e le prospettive, in primo luogo, nel breve periodo, serve parare il colpo aumentando i pattugliamenti nel Mediterraneo per tenere sotto controllo la situazione e intervenire per evitare tragedie in mare. Al contempo è necessario garantire che la situazione a terra continui ad essere regolata attraverso la normale procedura: identificazione, vaglio delle singole posizioni e conseguente azione. Nessuno si sogni di chiedere all'Italia di farsi carico da sola di tutte le eventuali richieste di asilo che dovessero arrivare. Si tratta di un problema comune e tutti i Paesi europei dovranno fare la propria parte. Queste operazioni rischiano però di rivelarsi insufficienti nel lungo periodo se non si affronta con la diplomazia il vero problema che è la stabilizzazione della Tunisia, dell'Egitto e di tutti quei Paesi che si dovessero trovare nella stessa situazione. La proposta di un piano Marshall lanciata dal ministro Frattini va sostenuta da tutti gli Stati europei e dalle istituzioni comunitarie. Se 32 milioni di egiziani continueranno a vivere con 2 dollari al giorno, qualunque sarà l'evoluzione politica delle rivolte, i flussi di immigrati diretti in Europa non si arresteranno.

FONTE

Nessun commento:

Google