venerdì 10 settembre 2010

Tensioni in Europa sulle dinamiche migratorie



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
mercoledì 08 settembre 2010

Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha chiesto all'Unione europea di dotarsi, in materia di immigrazione, di un sistema uniforme da un punto di vista legislativo, che comprenda anche le espulsioni e i rimpatri di cittadini comunitari che non rispettano la legge. Maroni ha aggiunto che «ci sono regole che governano la libera circolazione dei cittadini e questo è un principio sacro che non ha limiti, mentre il diritto di risiedere stabilmente in un paese oltre tre mesi incontra dei limiti. La direttiva va bene - ha aggiunto il ministro -, il problema è che non ci sono sanzioni nel caso in cui i cittadini comunitari non rispettino queste condizioni». E allora «bisogna intervenire per rendere più efficaci le regole che già ci sono». Per questo motivo lo stesso Maroni ha annunciato che chiederà alla Commissione europea di prevedere sanzioni che consentano l'espulsione e il rimpatrio anche in caso di cittadini comunitari che non rispettano le norme previste dalla direttiva.
In Francia, invece, sono scoppiate polemiche furibonde, che hanno investito anche altri paesi del Vecchio Continente e le istituzioni comunitarie, dopo che le autorità transalpine avevano chiuso un centinaio di campi nomadi illegali ed espulso un migliaio di Rom. Trattandosi però, nella gran parte dei casi, di cittadini comunitari, molti degli espulsi nel corso di operazioni simili lanciate negli anni precedenti sono riusciti a fare ritorno, potendo circolare liberamente all'interno dell'Unione. Per questo motivo il governo francese ha messo a punto uno schedario biometrico con il quale sarà possibile censire gli espulsi e impedirne il rientro.
In Gran Bretagna non se la passano meglio e da qualche tempo, nell'ambito del dibattito pubblico, si mette sempre più in discussione l'eccessiva facilità concessa agli stranieri dalla normativa britannica di poter risiedere sul territorio di Sua Maestà. Da ultimo, il sottosegretario per l'Immigrazione Damian Green ha affermato che il numero di studenti stranieri ai quali viene consentito di trasferirsi nel Regno Unito «non è sostenibile» (dai risultati di una ricerca del ministero dell'Interno emerge che, cinque anni dopo essersi trasferito in Gran Bretagna, un quinto degli studenti extracomunitari è ancora nel Paese). «Non voglio interferire con il successo delle nostre università», ha dichiarato Green, sottolineando che è tuttavia necessario rivedere le iscrizioni a corsi più brevi o di minor valore di quelli di laurea e chiedersi perché questi studenti restino in Gran Bretagna. «Tutto questo rientra nella revisione più ampia del sistema dell'immigrazione», ha aggiunto.
Insomma, è evidente che, per un motivo o per un altro, in Europa c'è una certa tensione nella gestione delle dinamiche migratorie, e la mancanza di reciproca solidarietà tra i Paesi del Vecchio Continente, unita a una certa lentezza da parte delle istituzioni comunitarie a intervenire sul tema, determina uno stato di ansia e d'incertezza che certo non aiuta ad affrontare un fenomeno che è già di per sé complesso. Fa benissimo il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ad affermare che «in Europa non c'è posto per il razzismo e la xenofobia» e aggiungere che «tutti i cittadini devono rispettare la legge e i governi devono rispettare i diritti umani, compresi quelli delle minoranze». Ma va anche detto che, al momento, nonostante qualche eccesso, non sembra che qualcuno in Europa abbia mandato in soffitta il principio del rispetto dei diritti umani. Di contro, invece, sembra che nessun Paese sia in grado da solo di contrastare l'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani, e tutti, chi più chi meno, hanno difficoltà a gestire anche la stessa immigrazione legale. Ora questo vuol dire che l'immigrazione diventerà sempre di più uno dei primi punti nell'agenda di qualsiasi governo, che la clandestinità si combatte con la cooperazione con i Paesi di provenienza e transito degli stranieri e la solidarietà tra gli Stati ospitanti, che l'irregolarità va combattuta con lo strumento dell'espulsione senza inutili isterismi legislativi (fermo restando il divieto delle espulsioni collettive e la doverosa valutazione dei singoli casi) e che le stesse dinamiche dell'immigrazione legale dovrebbero essere oggetto di monitoraggio e di rapide riforme nel caso in cui non siano più funzionali all'obiettivo prefissato.

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