giovedì 2 settembre 2010

La disoccupazione giovanile in Italia è in diminuzione


La disoccupazione giovanile in Italia è in diminuzione
di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
giovedì 02 settembre 2010

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, riprendendo un concetto espresso ieri a Venezia, a margine della visita alla biennale di architettura, sulla necessità che l'Europa s’impegni di più sui temi dell'economia, ha affermato che ''è venuto il momento che l'Italia si dia una seria politica industriale nel quadro europeo, secondo le grandi coordinate dell'integrazione europea. Abbiamo bisogno di questo per l'occupazione e per i giovani che oggi sono per noi il motivo principale di preoccupazione''.
Secondo gli ultimi dati dell’Istat, il numero delle persone in cerca di occupazione in Italia a luglio è diminuito dello 0,7% rispetto a giugno, risultando in aumento del 6,1% rispetto a luglio 2009. Il tasso di disoccupazione, pari all’8,4%, resta sostanzialmente stabile rispetto a giugno; in confronto a luglio 2009 il tasso di disoccupazione registra un aumento dello 0,5%. Il tasso di disoccupazione giovanile, inoltre, è pari al 26,8%, con una riduzione dello 0,6% rispetto al mese precedente e un aumento dell’1,1% rispetto a luglio 2009. E’ un dato oramai acquisito che il mercato del lavoro italiano, pur tra mille difficoltà, ha retto l’impatto della crisi economica mondiale grazie ad una certa dinamicità del sistema occupazionale nazionale, favorito dalla leva della flessibilità, e all’intervento del governo in materia di ammortizzatori sociali, con una speciale nota di merito per i 9 miliardi di euro stanziati per i lavoratori dipendenti non coperti dalla cassa integrazione e fino a allora senza tutele (un intervento che ha interessato poco più di 5 milioni di lavoratori). Tuttavia è pur vero che, ricordando le parole di Napolitano, storicamente e non certo da ora, i giovani, insieme alle donne, sono i soggetti più deboli del mercato del lavoro. A lanciare l'allarme sulla disoccupazione giovanile, da ultimo, è stato il Cnel nel «Rapporto sul mercato del lavoro 2009-2010» dove si evidenziava che per i giovani attivi nel mercato del lavoro in Italia il rischio di essere disoccupati è triplo rispetto a quello di persone più anziane. Lo stesso Cnel, comunque, aveva anche precisato che la maggiore probabilità di essere disoccupati caratterizza i giovani di tutta Europa, e non solo quelli italiani.
Se, infatti, guardiamo ai dati Eurostat (riferiti a giungo 2010) per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, in Spagna è rimasta stabile al 40,3% rispetto a maggio 2010, mentre è scesa in Italia (dal 28,4% al 27,7% – il dato aggiornato a luglio è 26,8%), in Francia (dal 22,5% al 22,4%) e Germania (dal 9,4% al 9,3%). In Europa i disoccupati sotto i 25 anni sono il 19,6% nell'Eurozona e il 20,3% nell'Ue a 27. Se badiamo agli ultimi 5 anni, è possibile vedere come il tasso di disoccupazione giovanile è rimasto sostanzialmente stabile in Italia e Francia (come in media in tutta l’area Euro) mentre ha subito dei vistosi incrementi in Spagna e nel Regno Unito e un calo in Germania. Questi dati, ovviamente, non ci devono far cullare al motto del ‘mal comune, mezzo gaudio’ ma servono certamente a sgombrare il dibattito dalle leggende metropolitane, in auge nell’agone politico, che dipingono l’Italia come un paese sull’orlo del baratro e, di contro, qualsivoglia paese estero come l’eden. Se prendiamo in considerazione la situazione della Spagna, uno dei paesi presi nel recente passato come un modello da seguire secondo la sinistra italiana, balza subito agli occhi il dato drammatico che registra una popolazione giovanile spaccata quasi a metà tra un 60% che lavora e un 40% che è in cerca di occupazione.
Da maggio a luglio il tasso di disoccupazione giovanile italiano è calato di 2,4 punti percentuali e anche rispetto a giugno, dati Istat alla mano, ha fatto segnare un confortante – 0,6%, registrando peraltro la migliore performance in Europa secondo gli ultimi dati Eurostat (escludendo la minuscola Malta per ovvie ragioni) con riferimento al periodo maggio-giungo. Rispetto a luglio 2009 il tasso è aumentato dell’1,1%, ma c’è anche da aggiungere che il dazio pagato alla crisi economica mondiale è stato abbastanza contenuto.
C’è ancora da lavorare, soprattutto per quanto riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali e su alcune dinamiche concernenti il passaggio scuola-lavoro, ma è altrettanto vero che il governo Berlusconi è in carica da 2 anni e ha già messo in atto diverse iniziative per modernizzare la scuola e il mercato del lavoro che hanno portato, numeri alla mano, a risultati positivi che possono far ben sperare per il futuro di questo paese.

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