sabato 5 aprile 2008

Prodi fa il furbo sui lavori usuranti


di Antonio Maglietta - 1 aprile 2008

E' approdato alla Camera dei Deputati lo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, a norma dell'articolo 1, comma 3, della legge 24 dicembre 2007, n. 247 (atto n. 238). Martedì la commissione Lavoro di Montecitorio dovrà esaminare il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri del 19 marzo scorso . Coloro che saranno riconosciuti come lavoratori che svolgono una attività particolarmente usurante, al momento del pensionamento di anzianità potranno conseguire su domanda, entro certi limiti, il diritto alla pensione con requisito anagrafico ridotto di tre anni rispetto a quello previsto (con il requisito minimo di 57 anni) purché abbiano svolto tale attività a regime per almeno la metà del periodo di lavoro complessivo o (nel periodo transitorio) per almeno 7 anni negli ultimi 10 di attività lavorativa. Per tali tipologie lavorative sono state individuate risorse massime disponibili su base annua, ed una cifra complessiva nel decennio 2008-2017 pari a 10 miliardi di euro (vedi anche circolare Inps del 17 gennaio 2008).

Il punto critico è quello della copertura finanziaria, visto che le risorse messe a disposizione sono in grado di soddisfare solo 5.000 richieste e quasi tutti gli analisti sono concordi nel dire che è una quota insufficiente rispetto alla potenziale platea individuata dal provvedimento. In precedenza (ad esempio, il decreto legislativo n. 374 del 1993 e legge n. 335 del 1995) il beneficio previdenziale operava solo per gli anni in cui il lavoratore aveva svolto effettivamente delle mansioni usuranti. In questo caso, invece, una volta varcata una particolare soglia temporale di esposizione (oltre al periodo conclusivo del lavoro, sette anni negli ultimi dieci nella fase transitoria e la metà della vita lavorativa a regime) il lavoratore acquista lo status di «usurato» e il conseguente beneficio temporale sul pensionamento. Inoltre, per evitare polemiche o clamorose figuracce sul voto parlamentare, a causa delle richieste della Sinistra Arcobaleno di allargare la platea dei beneficiari, il governo ha pensato bene di procedere ad un allargamento soft in materia di lavoro notturno e di introdurre furbescamente una particolare clausola di salvaguardia. Ricordiamo che la legge-delega, visto il riferimento al decreto n. 66 del 2003, aveva previsto almeno 80 giorni l'anno di lavoro notturno affinché un lavoratore potesse usufruire della pensione anticipata concessa a chi svolge attività usuranti.

Nello schema licenziato dal Consiglio dei Ministri è stato previsto che i lavoratori impegnati in turni notturni conseguono il diritto al trattamento pensionistico con l'anticipo attraverso un sistema a fasce:

Coloro che svolgono l'attività lavorativa nel periodo notturno per un numero di giorni all'anno compreso fra 64-71, potranno andare in pensione 12 mesi prima;
Coloro che svolgono l'attività lavorativa nel periodo notturno per un periodo di giorni compreso tra 72-77, 24 mesi prima;
Per tutti quelli che superano i 77 giorni, pensionamento anticipato di 36 mesi.
A questo punto il governo, conscio che la copertura finanziaria non avrebbe retto, nonostante i giochetti delle fasce sul lavoro notturno, ha pensato bene di inserire all'articolo 5 una clausola di salvaguardia che permette di non sforare formalmente (ma effettivamente sì) il tetto di spesa e sposta nel tempo gli oneri finanziari del provvedimento (differendo il meccanismo del pensionamento anticipato qualora le richieste superassero quota 5.000) che, a questo punto, è chiaro che costerà più di quello che era stato annunciato. Insomma, il centrosinistra al governo sta continuando ad usare sempre la solita tecnica e cioè quella di varare pasticciati e costosissimi provvedimenti tipicamente elettorali che dovranno essere pagati dalle tasche già sofferenti dei cittadini italiani.

Antonio Maglietta

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