giovedì 17 aprile 2008

IdV e Radicali: le spine nel fianco del Pd


di Antonio Maglietta - 16 aprile 2008

Il netto distacco tra Berlusconi e Veltroni ha dimostrato che ancora una volta il Cavaliere sente come nessun altro il polso del Paese. Un polso tremante che ora ha bisogno di una cura di ferro, di tanto lavoro e tanta pazienza. La larga maggioranza che il centrodestra ha conquistato in entrambi i rami del Parlamento fornisce ampie garanzie sulla stabilità del nuovo governo, a cui spetterà il difficile compito di portare il Paese fuori dalle secche nelle quali si è impantanato per l'incapacità manifesta dell'esecutivo di centrosinistra, per le difficili sfide imposte dalla globalizzazione e per la crisi economica mondiale. Gli italiani erano oramai stanchi di una offerta politica in cui le coalizioni si contraddistinguevano più per le risse interne e per i veti che per una risposta forte alle domande della gente. Le persone non ne potevano più di dover combattere in solitudine contro le inquietudini della quotidianità imposte dal caro-vita, senza un governo ed una classe politica in grado di far vedere la luce alla fine del tunnel e di tracciare una via meno tortuosa solo perché il Palazzo non era in grado di prendere decisioni e di agire a causa di veti pretestuosi, imposti o per piazzare inutili bandierine ideologiche o, peggio ancora, per strappare un pò di visibilità. Per fortuna almeno non saremo più spettatori infastiditi di questa indecenza che ha caratterizzato buona parte della vita politica italiana degli ultimi anni.

La valanga di voti che ha incoronato Silvio Berlusconi si spiega anche così. Il Cavaliere, infatti, ha dato al corpo elettorale un'offerta politica chiara e netta, sia per quanto riguarda i contenuti che nei soggetti interpreti degli stessi. L'alleanza del Popolo della Libertà con la Lega Nord e con il Movimento per l'Autonomia è stata percepita dagli elettori nostrani come un soggetto politico molto più coeso ed omogeneo rispetto all'offerta veltroniana e, quindi, in grado di prendere quelle decisioni, anche difficili, che attendono il prossimo governo. Il Partito Democratico, infatti, con l'intento di raggranellare qualche voto in più, e disattendendo l'iniziale promessa di correre da soli alle elezioni, aveva imbarcato i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino mettendo insieme, sotto lo stesso tetto, i mangiapreti ed i teodem. Oggettivamente un segnale di caos e non di coesione. Ma ancora prima aveva deciso di stringere un'alleanza con il partito di Antonio Di Pietro che sia prima che dopo elezioni, pur se con qualche equilibrio lessicale, aveva palesato l'intenzione di seguire un programma politico diverso da quello del Partito Democratico. L'ex magistrato, lunedì 14 aprile, ha scritto chiaramente sulla homepage del suo sito (http://www.antoniodipietro.it/): «Il mio impegno nei confronti di tutti i cittadini italiani è di sviluppare le proposte del programma elettorale di IDV nella massima trasparenza e continuità e con l'interazione che è permessa dalla Rete». Ha fatto riferimento, quindi, al suo di programma [/link e non a [link="http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=45315" ext]quello di Veltroni .

Una scelta identitaria quella di Di Pietro, in alcuni punti, come sicurezza, legalità ed informazione, addirittura in netta antitesi con il Partito democratico, che ha fatto percepire l'alleanza di centrosinistra, già in campagna elettorale, come un semplice cartello e non come un soggetto politico coeso. Oramai sembra chiaro che i Radicali e l'Italia dei Valori, con i loro rappresentanti, venuti meno i parlamentari della sinistra antagonista, si apprestano a diventare, seppur su piani politici diversi, il nuovo fattore di instabilità del centrosinistra italiano e la nuova spina nel fianco del Partito Democratico di Walter Veltroni.

Antonio Maglietta

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