venerdì 14 marzo 2008

Veltroni contro la legge Bossi-Fini. Come Prodi e Ferrero


di Antonio Maglietta - 14 marzo 2008

«Braccia aperte per chi viene a lavorare, ma chi viene per favorire la prostituzione o per spacciare droga deve essere messo in condizioni di non farlo». E' il doppio binario indicato dal leader del Pd, Walter Veltroni, durante la manifestazione, svoltasi mercoledì a Verona per presentare il programma sicurezza del Partito democratico. «La Bossi-Fini - sostiene Veltroni - non ha assolutamente funzionato e si è imbarcata una quantità altissima di immigrazione clandestina». Durezza, dunque, con chi sbaglia ma integrazione «degli immigrati onesti che vengono a lavorare, come noi sappiamo perché siamo stati un popolo di emigranti».

E' curioso, però, che proprio Veltroni parli di porre un freno al flusso migratorio clandestino e di essere duri con chi sbaglia. Forse non ricorda che il governo del presidente del suo stesso partito, Romano Prodi, sotto la spinta emotiva del tragico omicidio della signora Reggiani, avvenuto proprio nella città amministrata da Veltroni, prima adottò un decreto sicurezza e poi lo fece decadere per grossolani errori tecnici e beghe di cortile interne al centrosinistra.

Sul lato dell'immigrazione clandestina, poi, Veltroni, come Prodi e Ferrero, pensa che la panacea ai problemi sia l'istituto della «sponsorizzazione» (ossia garanti pubblici e privati per gli immigrati che vengono sul nostro territorio per motivi di lavoro pur non avendo un contratto) e quello dell'«autosponsorizzazione» (immigrati che vengono in Italia per gli stessi motivi senza avere un contratto ma in possesso di adeguate risorse finanziarie). Insomma, due strumenti giuridici in grado di trasformare l'Italia nella «più grande lavanderia mondiale del denaro sporco» e nella direttrice preferita per la tratta degli esseri umani. Infatti è molto probabile che, per quanto riguarda la sponsorizzazione, le organizzazioni criminali sfruttino semplici prestanome incensurati o società di comodo che, facendo da garanti agli immigrati, legalizzerebbero di fatto la tratta degli esseri umani.

L'autosponsorizzazione, invece, potrebbe diventare ben presto per le organizzazioni criminali un comodo strumento per riciclare il denaro sporco: l'organizzazione, infatti, presterebbe del denaro all'immigrato che, agli occhi della legge italiana, sarebbe perfettamente in regola, salvo poi farselo restituire con le buone o con le cattive all'arrivo dello stesso nel nostro Paese, magari inducendolo anche a delinquere pur di ripagare il debito. Per il candidato premier del Pd, inoltre, «la sicurezza va coniugata con una politica di riduzione delle diseguaglianze e delle ingiustizie e una politica di integrazione per impedire che chi ha di meno resti ai margini». Ma da che pulpito viene la predica, verrebbe da dire. Ma Veltroni, in qualità di sindaco di Roma, che iniziative concrete ha preso in tema di politiche d'integrazione? Ha dato qualche impulso in materia negli organi nei quali siede in virtù della carica istituzionale che ha ricoperto fino a pochissimo tempo fa? Occorre premettere che in tema di programmi concreti per l'integrazione degli stranieri in Italia va segnalato il ruolo del Consiglio Territoriale per l'Immigrazione, che è un organismo collegiale che opera nel territorio provinciale, come previsto dall'art. 57 del DPR n. 394/99 (regolamento di attuazione del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero). Il Prefetto è responsabile della formazione e del funzionamento del Consiglio, che ha il compito di analizzare le problematiche dell'immigrazione e di promuovere interventi finalizzati all'inserimento dell'immigrato nel contesto sociale locale. Nel Consiglio, oltre a varie figure pubbliche e private, siede anche il sindaco del Comune capoluogo di Provincia.

Tra gli interventi più significativi che dovrebbero essere promossi dai Consigli, che vengono sostenuti da protocolli d'intesa o da accordi di programma, troviamo l'istituzione di sportelli polifunzionali attivati per orientare gli stranieri, per indirizzarli sulle procedure, per informarli su diritti e doveri, per favorire il loro accesso ai pubblici servizi, o anche per dare visibilità a corsi di formazione professionale. Ora, il Consiglio Territoriale della Provincia di Roma, in cui siede anche il sindaco di Roma, non si è certo contraddistinto per il lavoro svolto. La sua inerzia è palese se si scorre il sito che pubblica le iniziative dei consigli territoriali del Lazio: quelle della Provincia di Roma non ci sono. Scorrendo, invece, il sito della Prefettura di Roma, scopriamo che il consiglio in questione, dalla data di istituzione (1 febbraio 2007 - http://www.prefettura.roma.it/index.php/fd=news/ff=read/id=37.html) si è riunito in tutto 2 volte: il 5 marzo 2007 per la discussione rispettivamente del problema «abitativo» e della «mutilazione genitale femminile» (http://www.prefettura.roma.it/index.php/fd=news/ff=read/id=42.html) e il 30 novembre 2007 per discutere delle nuove procedure di inoltro telematico delle domande di nulla osta al lavoro per cittadini extracomunitari e della gestione dei procedimenti di competenza dello Sportello Unico per l'immigrazione (http://www.prefettura.roma.it/index.php/fd=news/ff=read/id=78.html). Insomma, un pò poco per un consiglio fondamentale come quello della provincia di Roma (53/mo posto tra le province per i servizi in tema di integrazione secondo gli ultimi dati del Cnel), soprattutto se si pensa che nell'ultimo rapporto del Cnel sull'immigrazione c'è scritto chiaramente che: sulla provincia di Roma è d'obbligo dire che la lettura negativa di determinati indicatori (devianza, ospedalizzazione) andrebbe riferita a una popolazione ben più ampia di quella registrata come regolare dal momento che, essendo l'area della capitale un centro metropolitano di primaria importanza, attira di fatto un numero di presenze ben più alto di quello ufficiale, mentre, al contrario, la popolazione di riferimento dovrebbe essere ridotta, essendo presente in provincia un numero oltremodo considerevole di religiosi (V Rapporto degli [link="http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/15/0834_V_Rapporto_indici_di_integrazione.pdf - pag. 35" ext]Indici di integrazione degli immigrati in Italia [/link]).

Insomma, dove era Veltroni quando in qualità di sindaco di Roma aveva il potere di intervenire concretamente sulle politiche di integrazione degli stranieri? E come fa a parlare di sicurezza se, come Prodi e Ferrero, ripropone gli istituti della sponsorizzazione e dell'autosponsorizzazione?

Antonio Maglietta

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