mercoledì 30 gennaio 2008

Università italiana: no al Papa, sì a Lenin



di Antonio Maglietta - 29 gennaio 2008

Pensavamo di averle viste tutte dopo le polemiche sulla vicenda della mancata partecipazione del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico dell'università La Sapienza di Roma. Ed invece no. Lunedì il rettore dell'Università della Basilicata, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, prima replica a Il Giornale, poi ironizza su Berlusconi, infine cita una poesia di Lenin: è il mix che fa esplodere la protesta dei politici del centrodestra della Regione lucana. «Non potevamo avallare le sue parole», ha spiegato il senatore di An e sindaco di Matera, Emilio Nicola Buccico, che lunedì mattina ha abbandonato la cerimonia per protesta, assieme al senatore azzurro Vincenzo Taddei e al capogruppo alla Regione di Forza Italia, Cosimo Latronico.

Quella che la CdL ha definito «l'ennesima caduta di stile» del rettore Antonio Tamburro ha avuto come prologo il rilievo mosso sulla classifica degli atenei italiani fatta dal quotidiano di Mario Giordano, che piazza quello lucano tra gli ultimi posti in classifica: «Siamo stati inseriti tra gli ultimi, tra le università "rosse" - ha commentato Tamburro - senza che sia stato citato un solo dato». Quindi è stata la volta dell'«amarezza» per la caduta del governo Prodi: «Questo è l'inverno del nostro scontento - ha chiosato il rettore, mentre gli altoparlanti diffondevano il Valse Triste di Sibelius - perché oggi doveva essere firmato un accordo trilaterale che istituiva tre centri di ricerca di alto livello; cosa che, purtroppo, non avverrà, essendo il governo ormai condannato all'ordinaria amministrazione». Il pensiero di Tamburro, non proprio amichevole, è andato anche agli anni di governo di Berlusconi: «Il presidente Berlusconi cosa ha fatto durante il suo premierato? E allora... "Che fare"? E' il titolo di un famoso saggio di Lenin - ha ricordato Tamburro - che è diventato un classico». A questo punto gli esponenti del centrodestra, giudicata colma la misura, hanno deciso di lasciare la sala, mentre il rettore commentava: «Se siamo arrivati al punto che non possiamo più citare neanche la letteratura...».

Il commento, durissimo, del centrodestra è arrivato nel pomeriggio: nell'esprimere indignazione per l'accaduto, il coordinatore regionale di Forza Italia Viceconte accusa il rettore di aver «oltrepassato ogni limite con un discorso più consono al clima carnevalesco che al ruolo importante e fondamentale che dovrebbe tenere quale mentore dell'Università di Basilicata». Riprovazione, poi, da parte della CdL, per le frasi «sull'ombra oscura e triste che arriverebbe con le nuove elezioni e l'eventuale vittoria del centrodestra», per gli attacchi «diretti e inopinati» nei confronti di Berlusconi, e per «la musica a requiem, come se si fosse in un teatro e non in una università». «Un discorso politico e di cattivo gusto che non ha rispetto del ruolo che questo signore ricopre - sottolinea Taddei - e che ha suscitato imbarazzo e vergogna nell'intera assemblea. La superficialità di Tamburro, per la verità non nuovo a queste uscite, è assolutamente indecente. Un rettore dovrebbe pensare ai problemi reali dei giovani, a quelli di un ateneo che non fa nulla contro l'emigrazione giovanile, ad un polo di formazione e istruzione che da tempo non riesce a decollare e che - insiste il senatore azzurro - con questi signori ai vertici stenterà a diventare un volano per lo sviluppo e per la guida dei nostri giovani. La nostra regione ha problemi enormi di spopolamento, la ricerca annaspa e non è assolutamente raccordata al mondo produttivo: queste sono le problematiche che il signor Tamburro dovrebbe affrontare e magari pensare di risolvere».

Bisogna aggiungere che il rettore fa l'ingenuo rivendicando la libertà di citare l'opera di Lenin Che fare?. Infatti non stiamo parlando di un qualsiasi scritto, ma del saggio che delinea in modo sistematico la sua teoria dell'organizzazione e la strategia del partito rivoluzionario del proletariato. Insomma, qualcosa da maneggiare con le molle, soprattutto alla luce delle polemiche sul simbolismo invocato dai professori della Sapienza che polemizzavano con il rettore dell'ateneo romano per l'invito fatto al Papa in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico. In Italia siamo arrivati al paradosso che nelle nostre università, all'apertura dell'anno accademico, Lenin può parlare (attraverso le sue opere) e il Papa no.

Antonio Maglietta

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