lunedì 28 gennaio 2008

Il Rapporto Eurispes



di Antonio Maglietta - 26 gennaio 2008

Quattro handicap frenano il sistema-Italia: istruzione, concorrenza, finanza, giustizia. Questa l'analisi dell'Eurispes, che nel Rapporto 2008 (i dati sono relativi all'anno 2007) sottolinea come queste quattro «caratteristiche strutturali del sistema economico-giuridico-sociale italiano contribuiscano a tenere compressa la dimensione media d'impresa, arretrata la specializzazione produttiva e stagnante la produttività». In particolare, l'istituto segnala «un sistema nazionale di innovazione e di istruzione inadeguato; un basso livello di concorrenza nei mercati dei beni e dei servizi, a cominciare da quelli di pubblica utilità, e una struttura finanziaria che non incoraggia abbastanza i piccoli e medi imprenditori a compiere salti dimensionali». La stoccata finale è per la «cultura giuridico-amministrativa arcaica, indifferente e ostile alle ragioni dell'efficienza e del mercato».

Tutto questo mentre le famiglie sono sempre più povere e la fiducia nel futuro è ai minimi storici. Se guardiamo alla situazione economica, solo poco più di un terzo delle famiglie italiane (38,2%) riesce ad arrivare alla fine del mese, contro il 52,6% del 2006. E gli italiani sono sempre più pessimisti: il 69,5% nel 2007 contro il 51,9% nel 2006, con un incremento di quasi 18 punti percentuali, esprime pareri negativi in merito al quadro economico nazionale.

Per quanto riguarda i prezzi, secondo il 90,3% degli italiani sono aumentati. Le categorie di consumo colpite in particolare dagli aumenti sono il carburante per le auto (95,5%) e i beni alimentari (94,5%). Significativi aumenti vengono avvertiti nella categoria immobiliare (79,3%), quella dei pasti e delle consumazioni fuori casa (79,1%) e in quella dei trasporti (77,6%). Gli italiani lamentano aumenti nel settore scolastico (73,9%), del vestiario e delle calzature (70,4%). Il 65,2% denuncia la crescita delle spese sanitarie mentre il 65% sostiene che l'aumento abbia interessato anche il comparto delle vacanze e dei viaggi. Frequente l'abitudine di acquistare prodotti in saldo (il 67,9% lo fa molto o abbastanza spesso) o la disponibilità a cambiare marca di un prodotto se più conveniente (55,2%). Complessivamente, il 64,4% dei cittadini preferisce fare acquisti di vestiti nei grandi magazzini o negli outlet. Lo stesso comportamento viene attuato per l'acquisto dei prodotti alimentari: in punti vendita più economici come i discount (54,8%).

Un italiano su quattro, poi, ricorre al credito al consumo. Il 44,2% degli italiani acquista a rate per motivi di scarsa liquidità ed il 19,7% perché non aveva altre soluzioni per acquistare un bene/prodotto/servizio indispensabile. Vi è un 15,6% che si lascia «sedurre» dalle offerte commerciali dei negozi che, in alcuni casi, pubblicizzano prodotti riportando addirittura il solo prezzo della mini-rata mensile. Solo nel primo semestre del 2007 gli italiani hanno chiesto finanziamenti per un importo complessivo pari a circa 93.910 milioni di euro. Mutui soprattutto per l'acquisto di immobili, 262 miliardi circa nel 2007.

Guardiamo, poi, alla situazione di quelle che si potrebbero definire le economie parallele a quella ufficiale (economia sommersa e criminale). L'economia sommersa ha prodotto almeno 549 miliardi di euro nel 2007. Secondo i calcoli dell'Eurispes, il nostro sommerso attualmente equivale ai Pil di Finlandia (177 mld), Portogallo (162 mld), Romania (117 mld) e Ungheria (102 mld) messi insieme. Il 54,6% dell'economia non osservata è rappresentato dal lavoro sommerso, il 28,4% dall'evasione fiscale ad opera di aziende e imprese ed il 16,9% dalla cosiddetta economia «informale» (s'intende il fatto che l'organizzazione delle attività economiche si basa su rapporti personali e su norme di comportamento che fanno riferimento a tradizioni o credenze non scritte, estranee alle leggi vigenti, non controllabili o sanzionabili dalle autorità pubbliche). L'incidenza dell'economia sommersa rispetto al Pil ufficiale prodotto nel nostro Paese è di almeno il 35,5%. Per quanto riguarda l'economia criminale, il giro d'affari è equivalente ai Pil di Paesi come l'Estonia (25 mld), la Romania (97 mld), la Slovenia (30 mld) e la Croazia (34 mld) messi insieme, con un'incidenza sul Pil di almeno l'11,3%. Se si somma al sommerso l'economia criminale, quella legata alle mafie o altre forme di criminalità organizzata, si arriva a 725 miliardi, quasi la metà del Pil prodotto ufficialmente.

Sicurezza: si stima che il bilancio dei crimini stia per raggiungere quota tre milioni, un vero e proprio record. Nel 30,6% dei casi gli italiani, pur essendo stati vittima di reati, hanno preferito non denunciare l'accaduto agli organi competenti. Il 42,4% degli italiani ha installato un allarme antifurto in macchina, mentre il 33,3% ha preferito montarne uno a difesa della propria casa. Dati allarmanti, che segnalano un preoccupante senso di sfiducia nelle istituzioni ed un aumento della voglia del tutelarsi in proprio.

In pratica il Rapporto Eurispes, confermando da ultimo le analisi di altri studi condotti sullo stato di salute del nostro Paese, disegna un quadro economico e sociale a tinte fosche, peggiorato e reso oramai insopportabile dalla inefficienza del fu governo Prodi, che non ha saputo dare alcuna risposta soprattutto in tema di sicurezza e difesa del potere di acquisto degli italiani.

Antonio Maglietta

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