domenica 23 dicembre 2007

Sicurezza e integrazione

di Antonio Maglietta - 22 dicembre 2007

L'Accordo di Schengen del 14 giugno 1985, sottoscritto da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, intendeva eliminare progressivamente i controlli alle frontiere comuni e introdurre un regime di libera circolazione per i cittadini degli Stati firmatari, degli altri Stati membri della Comunità o di Paesi terzi. La Convenzione di Schengen completò l'Accordo e definì le condizioni di applicazione e le garanzie inerenti all'attuazione della libera circolazione. Firmata il 19 giugno 1990 dagli stessi cinque Stati membri, entrò in vigore solo nel 1995. L'Accordo e la Convenzione di Schengen, le regole adottate sulla base dei due testi e gli accordi connessi formarono l'«acquis di Schengen». Dal 1999 esso venne integrato nel quadro istituzionale e giuridico dell'Unione Europea in virtù di un protocollo allegato al Trattato di Amsterdam.
Gli accordi di Schengen si estesero, nel tempo, all'insieme dei quindici vecchi Stati membri dell'UE: l'Italia firmò gli accordi nel 1990, la Spagna e il Portogallo nel 1991, la Grecia nel 1992, l'Austria nel 1995 e la Finlandia, la Svezia e la Danimarca (con uno statuto adattato) nel 1996. L'Irlanda e il Regno Unito, dal canto loro, decisero di partecipare solo parzialmente all'acquis di Schengen e di mantenere i controlli alle loro frontiere. Anche due Paesi terzi - l'Islanda e la Norvegia - fanno parte dello spazio di Schengen dal 1996. La loro partecipazione al processo decisionale è tuttavia limitata.
L'aggettivo «storico» ha contrassegnato le celebrazioni per l'estensione di Schengen a Estonia, Repubblica Ceca, Lituania, Ungheria, Lettonia, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia, avvenuta il 21 dicembre. In effetti, la vita cambierà per molti milioni di cittadini, che potranno spostarsi liberamente in 24 Paesi, con ricadute economiche positive dovute soprattutto alla crescita del turismo e dell'attività commerciale transfrontaliera. Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha affermato: «Da oggi possiamo viaggiare liberi tra i 24 Paesi dello spazio Schengen senza subire controlli alle frontiere interne, terrestri e marittime, dal Portogallo alla Polonia e dalla Grecia alla Finlandia. Desidero congratularmi con i nove nuovi Stati Schengen, con la presidenza portoghese e con tutti gli Stati membri dell'Unione per tutto il lavoro svolto. Assieme abbiamo superato i controlli alle frontiere come tanti ostacoli artificiali alla pace, alla libertà e all'unità in Europa, creando i presupposti di una maggiore sicurezza».
Tuttavia, come succede sempre quando si aprono le porte di casa, c'é anche chi teme che tale apertura delle frontiere interne possa rendere più difficile la lotta all'immigrazione clandestina e alla criminalità. Ad esprimersi in questo senso, nei giorni scorsi, è stato Ilkka Laitinen, direttore generale di Frontex, l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea, il quale ha spiegato che a suo giudizio l'eliminazione delle frontiere interne significa la perdita di uno strumento molto efficace per la lotta all'immigrazione clandestina. L'Agenzia è stata istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio del 26 ottobre 2004 (GU L 349 del 25.11.2004). Frontex ha il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne; assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine, anche elaborando norme comuni in materia di formazione; preparare analisi dei rischi; seguire l'evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne; aiutare gli Stati membri che devono affrontare circostanze tali da richiedere un'assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne; fornire agli Stati membri il sostegno necessario per organizzare operazioni di rimpatrio congiunte; opera in stretto collegamento con altri organismi comunitari e dell'UE responsabili in materia di sicurezza alle frontiere esterne, come Europol (l'Ufficio europeo di polizia), Cepol (l'Accademia europea di polizia), Olaf (l'Ufficio europeo per la lotta antifrode), e di cooperazione nel settore delle dogane e dei controlli fitosanitari e veterinari, al fine di garantire la coerenza complessiva del sistema.
In un quadro in cui le frontiere interne perdono la loro funzione di barriere frangiflutti, per la lotta all'immigrazione clandestina e alla criminalità diventerà sempre più importante la cooperazione interna tra i Paesi membri e tra Europa e Paesi confinanti, oltre ad una buona legislazione interna che sia in grado di coniugare il più possibile il binomio sicurezza-integrazione.
Antonio Maglietta

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