venerdì 21 dicembre 2007

Immigrazione: possibile sanatoria senza controllo

di Antonio Maglietta - 20 dicembre 2007

Nuovo assalto, ma inferiore a quello di sabato scorso, al sistema telematico del Viminale nel secondo appuntamento, martedì, dedicato alle domande on line per colf e badanti provenienti da tutte le nazionalità non comprese tra i 14 Paesi del primo «click day». Le richieste sono state 136.567 (63.478 quelle inviate da singole persone e 73.089 quelle inviate da patronati e associazioni) che, aggiunte a quelle arrivate in precedenza, portano il totale a circa 500.000, a fronte dei 170.000 posti disponibili. Il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, ha chiesto che le domande in esubero non decadano, ma vengano acquisite in una grande lista. Le nazionalità dei lavoratori extracomunitari che hanno fatto registrare il maggior numero di domande nella seconda tornata sono Ucraina (34.089), Cina (23.995), India (23.415), Perù (16.963), Ecuador (5.464). Le richieste più numerose sono giunte dalla Lombardia (41.600), dall'Emilia Romagna (15.221), dal Veneto (13.909), dal Lazio (11.815), dalla Campania (11.259), dal Piemonte (9.224) e dalla Toscana (8.419). Venerdì ci sarà l'ultimo «click day», riservato alle altre tipologie di lavoratori (57.900 ingressi programmati).
Le richieste di lavoratori extracomunitari, dunque, superano abbondantemente l'offerta e Ferrero sottolinea che «i 170.000 posti che abbiamo stabilito sono un numero inferiore rispetto alle necessità del mercato italiano. Ma, d'altra parte, il decreto flussi è una toppa e deve solo garantire il passaggio ad una forma più seria». Bisognerà - osserva - «fare una riflessione su quale strada intraprendere per dare una risposta ai tanti che restano fuori dal decreto flussi. Nel 2006 abbiamo scelto di fare un secondo decreto flussi, ma con l'attuale legge, la Bossi-Fini, si è visto che le procedure farraginose creano lungaggini. Io credo che non possiamo fare quello. Forse la risposta più snella è la nuova legge». Sulla stessa lunghezza d'onda il sottosegretario all'Interno, Marcella Lucidi, che, nella Giornata mondiale del migrante, auspica l'approvazione del disegno di legge Amato-Ferrero, la cui utilità, osserva, «è palese soprattutto in questi giorni in cui si sta svolgendo la corsa telematica per i 170.000 posti del decreto flussi 2007 e in cui si sta evidenziando la sproporzione tra la domanda di lavoro migrante e le quote effettive».
Insomma, sembra essere alle porte una nuova sanatoria, ma - cosa ancor più grave - ambienti istituzionali cercano di spingere per la celere approvazione del disegno di legge governativo che vorrebbe scardinare la Bossi-Fini e mettere una pietra tombale sul concetto di «immigrazione economica», cioè su quella regolata dallo stretto legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno. In pratica, si vogliono allargare le maglie degli ingressi degli stranieri in Italia senza il minimo accenno ai controlli, per poi arrivare alla seconda sanatoria, ancora non accennata ma passo successivo inevitabile alla luce di questi presupposti di fatto: l'approvazione del disegno di legge governativo che porta a 5 anni, rispetto agli attuali 10, il dato temporale che permette all'immigrato che vive regolarmente in Italia di poter accedere alle procedure per la richiesta della cittadinanza. E' evidente che il governo trascuri il dato della sicurezza quando parla di immigrazione.
Prendendo spunto dalle cronache provenienti da altri Paesi, ben più organizzati del nostro nelle politiche di accoglienza e prevenzione dei rischi, è palese che le maglie della sicurezza non sono mai abbastanza strette e necessitano sempre di una costante attenzione. Dalla Gran Bretagna arriva la notizia che un clandestino nigeriano ha lavorato per 19 mesi come guardia al ministero dell'Interno. La scoperta è stata fatta venerdì scorso da ufficiali dell'immigrazione nel corso di controlli dei documenti relativi a 11.000 stranieri con permessi di lavoro sospetti. L'uomo, ora in stato di arresto, lavorava alla reception del quartier generale del dipartimento governativo di Marsham Street, nel quartiere di Westminster, dal maggio dello scorso anno, ma non aveva accesso ad alcun documento o ufficio ministeriale. Il nigeriano era stato assunto dalla Security Industry Authority, un'azienda subappaltatrice che lavora per l'Home Office (il ministero dell'Interno britannico), grazie a documenti contraffatti.
In una dichiarazione scritta, il ministro Smith ha fatto sapere ieri che «il segretario generale ha preso provvedimenti immediati per irrigidire le procedure di controllo dello status degli immigrati che lavorano per il ministero dell'Interno, sia nel ruolo di funzionari pubblici assunti da un subappaltatore, sia in qualsiasi altra capacità». Smith ha insistito sul fatto che la responsabilità dei controlli dei documenti di possibili impiegati è dei subappaltatori che si occupano delle assunzioni. Ma il ministro ombra dell'Interno, il conservatore David Davis, ha respinto questa spiegazione: «Se Smith vuole evitare di prendersi responsabilità in questo modo dovrebbe almeno controllare prima che ci sia ordine in casa sua. Chi perseguirà legalmente e multerà ora l'Home Office? Se stesso? E' chiaro che il governo è parte del problema e non della soluzione». La rivelazione dell'impiego del clandestino nel servizio di sicurezza dell'Home Office è il colpo di grazia per il ministero, già nell'occhio del ciclone, in questi giorni, per la concessione di una sanatoria di emergenza a 165.000 immigrati richiedenti asilo nel Regno Unito dopo che membri del personale addetti al servizio avevano per errore dimenticato per troppo tempo, su scaffali impolverati, i documenti relativi ai rifugiati.
Insomma, il problema del delicato rapporto tra sicurezza ed immigrazione è un elemento su cui occorre vigilare costantemente. Le decisioni da prendere in materia necessitano di raziocinio, dibattito, idee e lungimiranza e non certamente di fretta, emotività ed approssimazione. Speriamo che Ferrero e Lucidi prendano spunto dalle notizie provenienti dalla Gran Bretagna e cambino idea sul fatto che la sicurezza sia un dato da ritenere marginale quando si parla di immigrazione.

Antonio Maglietta

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