giovedì 13 dicembre 2007

Le «Cose» contro il Pd

di Antonio Maglietta - 13 dicembre 2007

La parola «cosa», secondo l'enciclopedia Treccani, «è il nome più indeterminato e più comprensivo della lingua italiana, col quale si indica, in modo generico, tutto quanto esiste, nella realtà o nell'immaginazione, di concreto o di astratto, di materiale o d'ideale. Talora indica un oggetto determinato, di cui non si sa, non si può o non si vuol dire il nome». Come termine della filosofia, «cosa», pur nella sua indeterminatezza, «indica l'essere singolo concreto, l'oggetto naturale o corporeo percepito attraverso l'esperienza sensibile, per cui il mondo delle cose è spesso contrapposto all'uomo come personalità spirituale o coscienza; in senso più generale, qualsiasi oggetto del pensiero o del giudizio, sia esso reale o fittizio, fisico o mentale, concreto o astratto, sensibile o soprasensibile: significati questi che assumono accezioni più particolari presso singoli filosofi o dottrine filosofiche. La cosa in sé, espressione che nella dottrina kantiana, designa la realtà in assoluto, al di là di qualsiasi esperienza possibile, in opposizione alla realtà fenomenica còlta nelle forme dell'intuizione spaziale e temporale e delle categorie. Unito ad un aggettivo, prende il significato del nome astratto corrispondente o assume significati particolari».
Da un pò di tempo a questa parte, dopo l'esperienza non proprio brillante della «Cosa Rossa» di Occhetto, nella politica italiana la parola «cosa» è ritornata prepotentemente alla ribalta: si discute della creazione della «Cosa Bianca» (l'aggregato che nelle intenzioni dei promotori dovrebbe riunire i politici di ispirazione cattolica neo-democristiana) e, nell'aera comunista-antagonista del centrosinistra, si riparla nuovamente della creazione della «Cosa Rossa» (l'aggregato politico che dovrebbe riunire i quattro partiti della sinistra italiana: Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Sinistra Democratica). I due processi, a prima vista, sembrano distinti e separati ma, qualora dovessero andare a buon fine, il risultato cui giungerebbero sarebbe lo stesso: indebolire il Partito Democratico nella sua componente socialdemocratica ed in quella cattolica. In breve, far saltare per aria il progetto del Pd veltroniano, e cioè la fusione dei Ds e della Margherita in un unico soggetto politico in grado di esprimere una sintesi tra le due citate aree politico-culturali. Il Pd si ritroverebbe tra due fuochi, che esprimerebbero con maggior purezza un messaggio politico che il partito guidato dal sindaco di Roma vorrebbe invece rappresentare come una sintesi un po' appannata.
Le avvisaglie di questo processo sono emerse proprio in occasione della querelle scoppiata all'interno del centrosinistra dopo il voto al Senato sul pacchetto sicurezza: da un lato i cattolici teodem della coraggiosa senatrice Paola Binetti, dall'altro i coriacei e combattivi neo-comunisti e nel mezzo, appiattita come la politica del governo, la componente socialdemocratica del Pd. Motivo del contendere: un emendamento dell'area comunista che introduce una presunta norma anti-omofobia. Questo è solo l'antipasto di quello che potrebbe succedere a breve. I cattolici del Pd (per intenderci, gli ex del Ppi poi confluiti nella Margherita) si sentono sopraffati e soffocati dall'egemonia socialdemocratica degli ex Ds e, forse, vedono di buon occhio, quasi come se fosse un'uscita di sicurezza, la creazione di un soggetto politico che altro non sarebbe che una riedizione proprio del Ppi di Franco Marini, Francesco Rutelli e Beppe Fioroni. Questa volta con protagonisti differenti (vedi ad esempio Savino Pezzotta, ex sindacalista, già segretario generale della Cisl). Qualora andasse a buon fine la creazione della «Cosa Bianca», probabilmente assisteremo alla disgregazione (politico-culturale e non dei marchi dei partiti fondatori) dell'unità politica del Partito Democratico.
In pratica, a sinistra si ritornerebbe al vecchio schema a tre: il Pd, nelle vesti del Pds, rappresentante dell'area socialdemocratica; la «Cosa Bianca», in quelle del Ppi, rappresentante dell'area cattolica; e la «Cosa Rossa» a fare le veci di quella che era la vecchia Rifondazione Comunista prima dell'ingresso nel governo, un partito solo di lotta in grado di trasformare in consensi elettorali tutte le spinte neo-comuniste e antagoniste della società italiana. Sarebbe la prova che le tre aree, tutte ovviamente alternative al messaggio politico del centrodestra, non sono in grado di fare massa critica e quindi di unirsi. L'unica soluzione per uscire dall'empasse potrebbe essere il cannibalismo politico, e forse Veltroni, che è un politico sveglio, lo ha già capito.

Antonio Maglietta

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