giovedì 6 dicembre 2007

La piaga dell'assenteismo nella Pubblica Amministrazione

di Antonio Maglietta - 6 dicembre 2007

L'assenteismo è l'emblema dell'inefficienza e del cattivo funzionamento della Pubblica Amministrazione, il fenomeno più evidente e clamoroso. E' questo il monito lanciato martedì dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, il quale, nel corso del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico alla Luiss di Roma, ha puntato l'indice contro le troppe assenze dei dipendenti della PA. «Compresi i giorni di ferie - ha detto Montezemolo - l'assenteismo nel pubblico impiego è del 30% superiore rispetto alle grandi imprese industriali. Azzerare le assenze diverse dalle ferie porterebbe ad un risparmio di quasi un punto di Pil, 14,2 miliardi: 8,3 negli Enti centrali e 5,9 in quelli locali... Portare la quota di assenze totali, comprese le ferie, a livello di quelle nel settore privato - ha aggiunto - darebbe un risparmio di 11,1 miliardi». Il presidente di Confindustria ha sottolineato come tra ferie e permessi vari «un pubblico dipendente è fuori ufficio mediamente un giorno di lavoro su cinque». Ai costi generati dall'assenteismo si devono sommare quelli derivanti «dalla bassa o nulla produttività di quella parte di dipendenti pubblici che, minoritaria ma non piccola, svolge poco e male la sua attività, pur essendo ufficialmente presente sul luogo di lavoro».
Va al ministero della Difesa il primato negativo per il numero di giornate di assenza lavorativa in un anno. «Tra i ministeri - ha sottolineato Montezemolo - il top si raggiunge al ministero della Difesa, con 65 giornate di assenza in un anno, seguito dal ministero dell'Economia e da quello dell'Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni... Altrettanto elevato - ha aggiunto - è l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate». E ancora: «All'Inpdap si sfondano i 67 giorni. Negli Enti locali spicca invece il Comune di Bolzano, con 74 giorni di assenza all'anno, pari al 29% delle giornate lavorative, oltre 70 giorni anche per il Comune di La Spezia e la Provincia di Ascoli Piceno».
Già il professor Ichino aveva segnalato, prima dell'estate, che il tasso di assenteismo tra gli impiegati pubblici era arrivato oramai a livelli inaccettabili, tra il 12 ed il 14%, a fronte di un dato del settore privato che oscilla, invece, tra il 4 ed il 6%. Un allarme preso sottogamba dal governo; il quale, peraltro, nonostante siano passati oltre 5 mesi dalla presentazione, non ha ancora dato alcuna risposta ad una interrogazione parlamentare del deputato azzurro Simone Baldelli sul tema. Baldelli, prendendo spunto dalla vicenda degli arresti nella sanità a Perugia, ha chiesto all'esecutivo quali fossero le iniziative che avesse intenzione di intraprendere per ridurre, in maniera strutturale, il problema dell'assenteismo nella Pubblica Amministrazione.
A novembre l'assessore al personale del Comune di Roma ha dichiarato che, secondo i dati elaborati dal nuovo sistema informatico integrato che rileva le presenze dei comunali, entrato a regime il 1° giugno, risulta che ogni giorno disertano l'ufficio tra 6.000 e 7.000 impiegati full time, su un totale di 27.000 e, quindi, il 25% del totale, che, oltre alle ferie, sommano più di un mese all'anno di assenza (32,5 giorni) per congedi, permessi sindacali, assistenza a familiari, malattie, e chi più ne ha ne metta. Proprio sulle assenze per malattia, sempre il professor Ichino, in un articolo del 10 aprile scorso sul Corriere della Sera, aveva denunciato l'inefficienza del sistema dei controlli: nei moduli sui quali i medici dei servizi ispettivi dell'Inps e delle Asl redigono i referti delle loro visite domiciliari non è neppure contemplato l'accertamento dell'inesistenza dell'impedimento.
Pietro Piovani, su Il Messaggero di mercoledì scorso, ha ricordato che, a differenza del settore privato, in quello statale l'assenza per malattia viene per così dire punita, o quanto meno disincentivata, con una detrazione dalla busta paga: ad esempio, un impiegato ministeriale di medio livello (qualifica B3) ci rimette circa 8 euro lordi per ogni giorno di assenza. Più alta, invece, la trattenuta per un impiegato di un'agenzia fiscale, fino a 20 euro al giorno, e anche di più per i funzionari di qualifica più alta. Se un ministeriale sta a casa per malattia per due settimane si fa decurtare circa un centinaio di euro. Se invece supera i quindici giorni, la detrazione non si applica più. In un recente articolo sul Corriere della Sera, Enrico Marro e Sergio Rizzo hanno scritto della situazione paradossale che vede i dipendenti pubblici dei ministeri ricevere un premio di produzione per il solo fatto di recarsi a lavorare: come se andare regolarmente sul posto di lavoro sia un qualcosa da incentivare con premi e non un qualcosa da esigere obbligatoriamente.
Insomma, i segnali che qualcosa sul versante dell'assenteismo non andava erano tanti e tali da far immaginare una presa di posizione da parte del governo ed una conseguente predisposizione di un qualche piano di intervento riparatore. Invece niente. Così facendo, o meglio, non facendo, l'esecutivo ha avuto una doppia colpa: non solo non ha adottato alcun intervento per cercare di porre rimedio al preoccupante andazzo, ma anche e soprattutto ha fatto in modo, con il suo lassismo, che le tante eccellenze professionali che operano nelle Pubbliche Amministrazioni fossero messe nel calderone delle accuse insieme ai colleghi che non hanno neanche la grazia di recarsi sul posto di lavoro. La verità è che il traballante esecutivo di Romano Prodi, in questi mesi, come ha ricordato il deputato di Forza Italia Simone Baldelli, è stato più attento a prevenire l'assenteismo dei senatori del centrosinistra che quello dei dipendenti pubblici.

Antonio Maglietta

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