giovedì 10 giugno 2010

Gli organismi internazionali dovrebbero aiutare gli Stati nazionali



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 09 giugno 2010

Secondo la portavoce dell'Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati), Melissa Fleming, l'Onu ritiene che l'Italia e altri Paesi europei, che guardano alla Libia «come un luogo dove la gente che fugge da persecuzioni può essere accolta», dovrebbero riflettere «molto attentamente» se l'ufficio Unhcr a Tripoli dovesse rimanere chiuso. «Tutti i governi europei che considerano la Libia come un luogo dove la gente che fugge da persecuzioni può essere accolta, dovrebbero riesaminare la loro posizione molto attentamente se l'Unhcr non sarà più presente nel Paese», ha detto Fleming. Alla luce di questo nuovo sviluppo i Paesi europei, ha aggiunto, dovrebbero riesaminare le loro politiche» in materia d'immigrazione. La portavoce ha ribadito la «posizione molto critica» dell'Unhcr sulla politica del governo italiano sui respingimenti delle imbarcazioni di immigrati.

Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, interpellato sull'argomento, ha chiesto alla Libia di avviare il negoziato per un accordo in grado di garantire l'immunità diplomatica alla sede dell'organizzazione dell'Onu e farla funzionare. Sulla vicenda - ha spiegato Frattini conversando con i giornalisti a Berlino martedì - «abbiamo chiesto spiegazioni. Ci è stato detto che mancava un accordo di sede finalizzato a regolare la vicenda. Ora chiediamo alla Libia - ha ribadito - di avviare il negoziato» per arrivare a quell'accordo mancante.
E' chiaro che se l'ufficio dell'Unhcr in Libia resterà chiuso, questo sarà certamente un fatto negativo. Tuttavia sarebbe bene che negli uffici delle Nazioni Unite si mettano d'accordo perché uno stesso Paese (in questo caso la Libia) non può nel giro di un mese entrare prima a far parte nel Consiglio dei diritti umani, con ben 155 voti, e poi essere accusato dall'Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati) di essere un luogo dove la gente viene perseguitata. Un po' di coerenza nei giudizi, su una materia così delicata come quella dei diritti umani, non guasterebbe.
Il ruolo di questi organismi dovrebbe essere quello di aiutare gli Stati e non quello di essere nel peggiore dei casi dei «poltronifici» e nei migliori delle postazioni di privilegio per dare giudizi di natura politica. Il buon senso vorrebbe che i vari funzionari di quest' ufficio collaborino con gli Stati nazionali per raggiungere gli obiettivi prefissati e non perseguire un disegno politico che delinea un mondo dove da una parte ci sono i buoni (loro, le Ong e pochi altri eletti) e dall'altra i cattivi (tutti gli altri).
Uno Stato nazionale ha il diritto-dovere di salvaguardare l'integrità dei propri confini se questi rischiano di diventare una groviera alla mercé delle direttrici dell'immigrazione clandestina e del traffico degli esseri umani. E questo dovrebbe essere uno sforzo apprezzato anche da quegli organismi internazionali che si battono per la salvaguardia dei diritti umani. Invece di puntare il dito dovrebbero porgere la mano.
Al posto di chiedere agli Stati che intendessero proseguire i loro rapporti con la Libia di fare un passo indietro, non sarebbe stato meglio chiedere in modo riservato alle autorità diplomatiche di questi stessi paesi di intervenire su quelle libiche per cercare una soluzione alla questione? L'interesse da perseguire è quello di fare la lista dei buoni e dei cattivi, a uso e consumo della politica, o salvaguardare i diritti umani? E' nell'interesse di tutti, Unhcr compreso, avere nella Libia un interlocutore serio e affidabile. In quel paese, inoltre, è bene ricordarlo, operano anche altre organizzazioni umanitarie (non dell'Onu) come l'Iopcr, (International Organization for Peace), l'Icmpd (International Centre for igration Policy Development) e il Cir (Consiglio Italiano per i Rifugiati). Nessuno vuole calpestare i diritti di chi scappa dalla propria terra natia per fame, guerra o, più semplicemente, alla ricerca di un futuro migliore.
L'Italia, da sola e senza alcun aiuto, fedele alla normativa comunitaria in materia, sta cercando di contrastare come può le direttrici dell'immigrazione clandestina e, com'è noto, ha stretto un accordo con la Libia (paese dalle cui coste partivano la maggior parte delle carrette del mare dirette verso il nostro Paese). L'accordo funziona e gli sbarchi sono drasticamente diminuiti. In Libia è stato chiuso l'ufficio dell'Unhcr? Gli Stati nazionali che hanno rapporti con la Libia si attivino per cercare una soluzione (come ha fatto l'Italia) ma i funzionari dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati cerchino di collaborare dosando le parole e senza mettere altra legna nel fuoco.

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