lunedì 2 novembre 2009

Immigrazione e criminalità: Rapporto Caritas-Migrantes 2009



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 28 ottobre 2009

Il Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009 - edizione numero 19, presentato mercoledì 28 ottobre a Roma, dedica un approfondimento specifico al rapporto tra immigrazione e criminalità nella parte intitolata «Immigrati e criminalità. Dati, interpretazioni e pregiudizi», realizzata insieme a Redattore Sociale e già in parte anticipata il 6 ottobre scorso. La prima questione affrontata è se l'aumento della criminalità sia dovuto in maniera più che proporzionale all'aumento della popolazione residente. La risposta, secondo il dossier, è negativa. Nel periodo 2001-2005 l'aumento degli stranieri residenti è stato del 101% e l'aumento delle denunce presentate contro stranieri del 46%.

Seconda questione: ci si chiede se gli stranieri regolari siano caratterizzati da un tasso di criminalità superiore a quello degli italiani. A prima vista sembrerebbe proprio così: nel 2005 l'incidenza degli stranieri sulla popolazione residente è stata del 4,5% e l'incidenza sulle denunce penali con autore noto del 23,7% (130.131 su 550.590). In realtà, solo nel 28,9% dei casi sono implicati stranieri legalmente presenti e ciò abbassa il loro tasso di criminalità, che scende ulteriormente ipotizzando che anche gli italiani che delinquono siano per il 92,5% concentrati tra i ventenni e i trentenni (come accade tra gli stranieri) e considerando che il confronto non tiene conto dei reati contro la normativa sull'immigrazione: alla fine, il tasso di criminalità risulta essere analogo per italiani e stranieri.

Terza questione: ci si domanda se gli stranieri irregolari si caratterizzino per i loro comportamenti delittuosi. Secondo il Rapporto Caritas-Migrantes, è vero che, in proporzione, sono più elevate le denunce a loro carico, da riferire in parte al loro stato di maggiore precarietà e in parte anche al loro coinvolgimento nelle spire della criminalità organizzata. Sembra quasi la scoperta dell'acqua calda visto che si tratta di una semplice conferma di un dato noto sin dal rapporto sulla criminalità in Italiapresentato il 20 giugno del 2007. A questi dati potrebbero essere affiancati gli ultimi disponibili in materia, tratti dall'International Migration Outlook - Ocse/Sopemi 2009, che ci dicono che, per quanto riguarda il rapporto tra immigrazione e criminalità, nel 2008 i cittadini stranieri denunciati sono stati 205.188 (29,7% del totale), mentre gli stranieri arrestati sono stati 97.432 (49,2% del totale); al 1 settembre 2009 i detenuti stranieri erano 23.696 (37% del totale). Queste cifre, se confrontate con il tasso di incidenza degli stranieri sulla popolazione residente in Italia al 1 gennaio 2009 (5,8% secondo) sono davvero sproporzionati. Tuttavia è bene sottolineare che secondo il Censis a delinquere sono soprattutto gli irregolari e i clandestini e che il capo della polizia Manganelli, il 7 maggio scorso, in occasione del 157° anniversario della fondazione della Polizia, ha affermato che in Italia i clandestini arrivano a commettere il 30% dei reati e, in certe zone, il 70%.

Ricordiamo che già nel 2007 il ministro dell'Interno dell'ultimo governo di centrosinistra, Giuliano Amato, aveva affermato che «la criminalità si concentra, per quanto riguarda gli immigrati, nel mondo degli irregolari, sia per i reati in violazione della normativa sull'immigrazione, che per i rati predatori, particolarmente frequenti nel Nord Est italiano, in ragione della concentrazione di ricchezza e della notevole presenza di flussi migratori clandestini anche "mordi e fuggi" dall'Est dell'Europa».

Tutti questi dati ci dicono, quindi, che gli stranieri in regola commettono reati nella stessa percentuale degli italiani e che il vero problema è il tasso di criminalità di irregolari (stranieri che hanno perduto i requisiti necessari per la permanenza sul territorio nazionale, ad esempio quando il permesso di soggiorno è scaduto e non è stato rinnovato, di cui erano però in possesso all'ingresso in Italia) e clandestini (stranieri entrati in Italia senza regolare visto di ingresso). La conclusione da trarne, senza fare tanti giri di parole, è quella di rispondere attraverso la repressione, la cooperazione allo sviluppo con i paesi di provenienza degli immigrati e l'aiuto delle istituzioni comunitarie.

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