venerdì 6 novembre 2009

Pari opportunità e parità di trattamento nel lavoro tra uomini e donne



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 05 novembre 2009

In questi giorni, nelle Commissioni Lavoro (che mercoledì scorso ha già dato parere positivo con osservazioni) e Politiche Europee della Camera, è in discussione, per una richiesta di parere, lo schema di decreto legislativo recante recepimento della direttiva 2006/54/CE riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego. Il testo introduce alcune novità nel nostro ordinamento.

Vengono ampliate le competenze del Comitato nazionale per l'attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità tra lavoratori e lavoratrici, istituito presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tale Comitato elaborerà iniziative per favorire il dialogo tra le parti sociali al fine di promuovere la parità di trattamento; promuoverà iniziative per favorire il dialogo con le organizzazioni non governative che hanno un legittimo interesse a contribuire alla lotta contro le discriminazioni fra donne e uomini nell'occupazione e nell'impiego; scambierà informazioni con corrispondenti organismi europei.

Si allargano, altresì, le funzioni della consigliera o del consigliere nazionale di parità, che rileverà gli squilibri nell'accesso al lavoro, nella formazione professionale, nella retribuzione, nel trattamento pensionistico e svolgerà inchieste indipendenti in materia di discriminazioni sul lavoro e pubblicherà relazioni e raccomandazioni in materia.

Inoltre, le lavoratrici in possesso dei requisiti per la pensione di vecchiaia avranno diritto di proseguire il rapporto di lavoro fino agli stessi limiti di età previsti per gli uomini, previa comunicazione al datore di lavoro da effettuarsi almeno tre mesi prima della data di perfezionamento del diritto alla pensione.

Nelle forme pensionistiche complementari collettive di cui al decreto legislativo n. 252 del 2005 sarà vietata qualsiasi discriminazione diretta o indiretta per quanto riguarda: il campo di applicazione di tali forme pensionistiche e relative condizioni di accesso; l'obbligo di versare i contributi e il calcolo degli stessi; il calcolo delle prestazioni, comprese le maggiorazioni da corrispondere per il coniuge e per le persone a carico, nonché le condizioni relative alla durata e al mantenimento del diritto alle prestazioni.

Lo schema di decreto legislativo stabilisce anche che i contratti collettivi possono prevedere misure specifiche per prevenire tutte le forme di discriminazione sessuale, e sarà vietata qualsiasi discriminazione per ragioni connesse al sesso, con particolare riguardo ad ogni trattamento sfavorevole in ragione dello stato di gravidanza, nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione alla titolarità e all'esercizio dei relativi diritti. Insomma, seppur l'articolo 3 della nostra Costituzione era già molto chiaro in tema di pari dignità sociale, è sempre meglio prevedere ulteriori specifici interventi in materia con legge ordinaria.

La discriminazione tra uomo e donna nel mercato del lavoro è una brutta realtà. Per capire i termini del problema basterebbe dire che, secondo l'International Migration Outlook 2008, in tutto il mondo, la differenza salariale tra lavoratori immigrati e autoctoni (in media tra il 15% ed il 20% in meno a sfavore degli immigrati) è più piccola di quella tra uomo e donna. John Stuart Mill, che come deputato s'impegnò sul tema della parità tra uomo e donna seppur senza successo, sosteneva che la differenza fra uomo e donna era visibile solo in quanto le donne non avevano le stesse possibilità degli uomini, ma, una volta eliminate le disparità, e una volta aperte le porte dell'istruzione e della carriera alle donne, esse sarebbero diventate in tutto simili agli uomini (The subjection of women, 1869). Sono passati 140 anni dal momento in cui Mill metteva nero su bianco questi concetti e, a distanza di quasi un secolo e mezzo, siamo ancora qui a parlare dello stesso problema. Speriamo non dover aspettare altrettanto per arrivare ad avere finalmente una società in cui vi siano realmente pari opportunità e parità di trattamento fra uomini e donne nel mercato del lavoro.

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