domenica 4 ottobre 2009

Luci e ombre dal World Economic Outlook del Fmi


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

venerdì 02 ottobre 2009


L'economia mondiale è tornata a crescere grazie a «un vasto intervento pubblico che ha supportato la domanda e abbassato le incertezze», ma la ripresa «sarà lenta». E' quanto afferma il Fondo Monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook secondo cui bisogna affrontare ora le sfide della «crescita della disoccupazione e la riduzione della povertà». In particolare, ha spiegato il capo economista del Fondo Olivier Blanchard, «la ripresa è iniziata» e la situazione è radicalmente cambiata «rispetto allo scorso anno». Tuttavia, si legge nel rapporto, sarà una ripresa «lenta, con limitazioni al credito e, per un periodo, senza occupazione».

Secondo le stime fatte dal Fondo Monetario Internazionale il Pil italiano calerà del 5,1% nel 2009 per poi risalire dello 0,2% nel 2010. Il dato incoraggiante è quello sull'andamento del prodotto nel quarto trimestre del 2010: +0,8% rispetto agli ultimi tre mesi del 2009. Insomma, la ripresa dovrebbe essere costante e sempre più veloce nel corso dell'anno. L'Italia, quindi, dovrebbe essere pronta ad agganciare la ripresa e in grado di muoversi in linea con l'Eurozona, il cui Pil dovrebbe salire dello 0,3% nel 2010 dopo aver registrato un calo del 4,2% nel 2009 (le prime stime lo davano al -4,8%). In linea con noi la Germania (-5,3% quest'anno e +0,3% il prossimo), meglio la Francia (-2.4% nel 2009 e +0,9% nel 2010), e peggio la Spagna che, tra i grandi paesi del Vecchio Continente, è quella più colpita dagli effetti della crisi economica (-3,8% il pil nel 2009 e -0,7% nel 2010).

Purtroppo, secondo il World Economic Outlook, la ripresa non avrà ripercussioni positive sul mercato del lavoro. Nel nostro paese, secondo i dati del Fmi, il tasso di disoccupazione è destinato a salire dal 9,1% di quest'anno fino al 10,5% nel 2010. Un risultato migliore rispetto alla media europea dove i «senza lavoro» si dovrebbero attestare rispettivamente al 9,9% quest'anno e all'11,7% nel 2010. Sul fronte dei conti pubblici nostrani, il rapporto tra deficit e Pil, al lordo di eventuali correzioni, dovrebbe attestarsi al 5,6% sia quest'anno che il prossimo, mentre il debito dovrebbe collocarsi rispettivamente al 115,8% nel 2009 e al 120,1% l'anno prossimo (in Gran Bretagna dal 68,7% del 2009 all'81,7% nel 2010; in Germania, invece, si passerà dal 78,7% all'84,5%. Nel 2014 il debito nei Paesi dell'area euro potrebbe toccare quota 95,6%). Sotto controllo, e allo stesso tempo lontano da ogni rischio di deflazione, l'andamento dei prezzi al consumo: l'inflazione sarà pari allo 0,7% quest'anno e allo 0,9% il prossimo.

Il rapporto sembra promuovere anche gli interventi voluti dal governo per fronteggiare la crisi quando osserva che alcuni Paesi con più limitato spazio d'intervento, all'inizio della recessione, come Grecia e Italia, non erano in condizione di introdurre stimoli maggiori (pag. 76 del Rapporto). E anche la gestione del debito non si è mai tradotta in emergenza perché il sistema finanziario italiano non è stato tra quelli più fortemente colpiti dalla crisi (pag. 46 del Rapporto).

L'andamento negativo dei dati sull'occupazione nel Vecchio Continente è stato confermato anche dall'Eurostat, secondo cui continua a salire il tasso di disoccupazione nei Paesi dell'area dell'euro: in agosto ha raggiunto il 9,6% contro il 9,5% di luglio e il 7,6% dell'agosto 2008. Si tratta del tasso più elevato dal marzo del 1999. Nell'Ue-27 il tasso è stato del 9,1%, anch'esso in aumento rispetto al 9% di luglio e al 7% dell'agosto 2008. In questo caso si tratta del tasso più elevato mai registrato dal marzo 2004.

Insomma, da ultimo anche il Fondo Monetario Internazionale sembra intravedere una lieve ripresa dell'economia a partire nel prossimo anno, anche per quanto riguarda il nostro Paese, seppur in coincidenza, purtroppo, con un peggioramento del dato occupazionale. I dati del rapporto rilevano come l'Italia, seppur limitata nei suoi spazi di manovra da un debito pubblico enorme da gestire, è riuscita a rispondere in maniera efficace agli effetti della crisi e si trova sostanzialmente in linea con i parametri dell'eurozona.

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