venerdì 9 ottobre 2009

Il rapporto Ue sui conti pubblici



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 07 ottobre 2009

La Commissione Europea si prepara ad aprire una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia ed ha presentato il rapporto sui conti pubblici richiesto dal Patto di stabilità e di crescita come primo passo verso l'apertura di un dossier. Interessati dal provvedimento sono anche il Portogallo, l'Austria, il Belgio, la Repubblica Ceca, la Germania, l'Olanda, la Slovacchia e la Slovenia. La procedura è scattata secondo l'articolo 104.3 del Trattato Ue, nell'ambito del Patto di stabilità e crescita che fissa i tetti da non superare e cioè un deficit non superiore al 3% del Pil e un debito pubblico non oltre il 60% del prodotto interno. Ricordiamo che la precedente procedura nei confronti dell'Italia, aperta nel giugno 2005, era stata chiusa nel giugno 2008.

La Commissione Europea ha sottolineato comunque che si tratta di uno sforamento eccezionale, dovuto alla crisi, non però temporaneo. «Nell'aprile del 2009 - si legge nel testo - le autorità italiane hanno notificato un deficit pubblico programmato al 3,7% del Pil nel 2009, superando così il valore di riferimento del 3%, e un debito pubblico pari al 110,5% del Pil, ben al di sopra del valore di riferimento del 60%». Bruxelles sottolinea che da allora il governo italiano ha modificato le previsioni, vista anche la crisi economica e i costi delle misure straordinarie. Così, sottolinea la Commissione, «secondo il Dpef adottato dall'esecutivo il 22 settembre 2009, il deficit generale del governo secondo i piani raggiungerà il 5,3% del Pil nel 2009, e il debito pubblico sarà al 115,1% del Pil». Dunque, conclude la Commissione, «le cifre pianificate per deficit e debito nel 2009 forniscono la prova evidente dell'esistenza di un deficit eccessivo in Italia ai sensi del Trattato e del Patto di stabilità e crescita. La Commissione ha dunque deciso di avviare una procedura di deficit eccessivo per l'Italia adottando questo rapporto».

Da segnalare che l'Eurostat conferma, nella sua seconda stima, il rallentamento del calo del Pil in Eurolandia e nell'Ue-27 nel secondo trimestre 2009. Un calo, rispettivamente, dello 0,2% (-0,1% la prima stima) e dello 0,3% (-0,2% la prima stima). Nel primo trimestre dell'anno il calo era stato del 2,5% in Eurolandia e del 2,4% nell'Ue-27. Anche in Italia il Pil ha rallentato la caduta, segnando un -0,5% rispetto al -2,7% del primo trimestre.

La Commissione Europea, attraverso le cosiddette procedure di eccessivo-deficit, può stabilire delle scadenze per i paesi dell'Ue per la correzione dei bilanci. Queste raccomandazioni saranno pubblicate prima della fine dell'anno, in attesa dell'approvazione finale da parte dei ministri delle Finanze del blocco europeo.

Ma nel rapporto non ci sono solo ombre. La Commissione, infatti, ha rilevato come «alcuni recenti sforzi di riforma nell'area della Pubblica Amministrazione e dell'Istruzione sono mirati a migliorare l'efficienza della spesa e a limitare i costi, anche se è troppo presto per valutare il loro impatto». Inoltre l'adozione, per la prima volta nel luglio 2008, di un piano pluriennale per il consolidamento di bilancio ha «considerevolmente migliorato il quadro di bilancio di medio termine. Nonostante ciò, anche a causa delle politiche di sostegno alla domanda interna in linea col piano di rilancio europeo, la spesa primaria è prevista crescere in maniera significativamente veloce nel 2009, rispetto a quanto pianificato originariamente». Bruxelles sottolinea anche che il pacchetto di misure anticrisi messe in campo dal governo «rappresenta un'adeguata risposta alla recessione economica», tenendo conto dell'elevato debito pubblico e dei margini di manovra a disposizione del nostro paese.

Ma la Commissione Europea ci fa sapere anche cose (note) che forse non saranno accolte con piacere dalla Cgil e dal Partito Democratico - viste le loro posizioni - e cioè che l'Italia spende troppo in pensioni e stipendi pubblici rispetto al Pil: «La composizione dei conti pubblici in Italia è segnata da un alto costo del debito e da un'alta spesa pensionistica, che tolgono spazio ad una spesa più produttiva così come altre spese sociali e contribuisce alla rigidità complessiva della spesa pubblica» e che «le retribuzioni del settore pubblico mostrano delle tendenze che non sono legate alle condizioni economiche».

Insomma, il rapporto della Commissione Europea bacchetta l'Italia, e altri nove paesi, per lo sforamento (causato dal combinato disposto della crisi economica mondiale e da un debito pubblico enorme) dei parametri previsti dal Patto di stabilità e di crescita e promuove il nostro governo per la validità delle misure anticrisi adottate, cosa peraltro riconosciuta anche dall'ultimo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, e per gli interventi volti a migliorare l'efficienza della nostra spesa pubblica e a limitare i costi.

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