lunedì 7 settembre 2009

Immigrazione: l’Italia è sulla strada giusta


di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 03 settembre 2009

Respingimenti di clandestini, ma senza mai mettere a repentaglio le loro vite; rigore e fermezza sull'immigrazione illegale, ma solidarietà verso i rifugiati. Questo l'approccio verso l'immigrazione delineato dal vicepresidente della Commissione Ue Jacques Barrot nel corso della presentazione del piano Ue per la redistribuzione dei rifugiati. Si tratta di un piano per accogliere nell'Ue alcune delle migliaia di rifugiati che sono attualmente nei campi gestiti dalle Nazioni Unite in Paesi come la Siria, la Giordania e il Kenya, una misura di «solidarietà concreta», ha sottolineato Barrot. Un piano che, pur essendo volontario, punta ad un maggior coordinamento e a rendere più efficace anche economicamente il resettlement di questi rifugiati.

Dopo tanta staticità condita da parole spese impropriamente da alcuni burocrati sulle politiche di accoglienza degli stranieri da parte dell'Italia, l'Europa si muove e, anche se bisogna attendere l'operatività di tali misure per dare un giudizio completo, finalmente si intravede un piano comunitario nella gestione di una materia così complessa. Tuttavia la strada è ancora lunga. Restano ancora aperti alcuni grandi problemi in ambito comunitario:

* i soccorsi in mare dei clandestini, con il relativo accertamento se c'è una qualche organizzazione che rifornisce le carrette del mare in mezzo al Mediterraneo per poi indirizzarle verso le acque italiane;

* una diversa ripartizione favorevole all'Italia dei fondi del programma generale «Solidarietà e gestione dei flussi migratori», con particolare riguardo a quello per le frontiere esterne. Il budget del Fondo, per il periodo 2007-2013, è pari a 1.820 milioni di euro. Circa 1.543 milioni sono distribuiti fra gli Stati membri sulla base di criteri che rispecchiano l'onere sostenuto da ciascuno Stato per il controllo delle frontiere esterne e la politica dei visti; 109 milioni di euro sono gestiti direttamente dalla Commissione e destinati ad azioni comunitarie; 60 milioni di euro per azioni specifiche ai valichi di frontiera strategici in base alle analisi dei rischi dell'Agenzia di pattugliamento delle coste (Frontex). All'Italia sono stati destinati 211 milioni di euro per il periodo 2007-2013, mentre a Malta 112 milioni. L'Italia è il secondo paese beneficiario del fondo in termini di maggiori entrate (il primo è la Spagna);

* la gestione solidale da parte di tutti gli Stati membri dei richiedenti asilo che arrivano sulle coste dei paesi rivieraschi del sud Europa (Italia compresa);

* una maggiore collaborazione tra Ue e Ua sia in materia di respingimenti e sia per aiutare con tutti i mezzi possibili i progetti di cooperazione allo sviluppo già operativi tra i singoli Stati europei e quelli africani.

La politica fin qui tenuta dal governo italiano in materia d'immigrazione dovrebbe essere incentivata e presa come esempio dalle istituzioni comunitarie perché attraverso l'accordo con la Libia, sia in materia di respingimenti che di sviluppo economico, ed il «piano Africa», che prevede di dare nuovo impulso ai rapporti economici e commerciali e stimolare gli operatori italiani ad investire in quest' area, è stata coniugata la politica del rigore con quella della solidarietà, in grado, nel medio-lungo periodo, di diminuire i flussi dell'immigrazione indotta dalla povertà diretti verso i nostri territori.

Per quanto riguarda le critiche in materia rivolte al governo da alcuni uomini di Chiesa è bene citare le recenti parole espresse da Monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, nel suo intervento alla Summer School del Pdl a Frascati: «Credo sia utile che gli uomini di chiesa si astengano dall'intervenire continuamente sulle questioni italiane. Non vedo prelati che intervengono ad esempio sulla legge dell'immigrazione degli Stati Uniti, che è particolarmente restrittiva. Non vedo perché avvenga solo nei confronti dell'Italia. Credo - ha aggiunto Monsignor Fisichella - che dovremmo essere capaci di rispettare il ruolo che ci compete. Non significa che su questioni che trattano di etica lo Stato possa fare a meno di sentire le voci della Chiesa». Insomma, ben vengano gli interventi di tutti in una materia così complessa come l'immigrazione ma si cerchi almeno di parlarne non in termini di solidarietà di facciata, ma in quella di una gestione responsabile del fenomeno, puntando a mantenere saldi alcuni punti cruciali per non andare alla deriva:

* l'immigrazione clandestina va combattuta;

* l'accoglienza illimitata non aiuta gli immigrati e genera tensioni sociali nel paese;

* i canali dell'immigrazione regolare hanno dei limiti imposti dalla sostenibilità da parte del sistema Paese e la cooperazione allo sviluppo con i paesi di provenienza è utile anche per diminuire il numero di persone in partenza da quei territori e diretti verso i nostri per motivi economici.

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