venerdì 25 settembre 2009

Alcune considerazioni sull’ultimo rapporto Sopemi-Ocse sull’immigrazione



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

mercoledì 23 settembre 2009

Se nel 1978 si registravano appena 400.000 presenze, oggi siamo arrivati ad avere 3.432.651 residenti stranieri in Italia, pari al 5.8% della popolazione, con un aumento superiore all'800% nell'arco degli ultimi 30 anni (+ 246.1% negli ultimi 10 anni). E' quanto emerge dall'ultimo Rapporto Sopemi-Ocse «International Migration Outlook», presentato martedì 22 settembre, che ogni anno il Censis realizza per l'Ocse.

Di pari passo con l'aumento delle presenze è diventato sempre più significativo il contributo degli immigrati all'economia: il 4% del gettito contributivo all'Inps proviene da lavoratori immigrati (anno 2007) e l'apporto dato alla ricchezza del paese è pari a 122 miliardi di euro all'anno (il 9,2% del Pil nel 2006).

Le richieste di acquisizione della cittadinanza italiana sono state 56.985 (raddoppiate rispetto a quelle pervenute 3 anni fa) mentre le concessioni sono state 39.484, di cui il 63.2% per matrimonio. Da segnalare che, da ultimo, la legge n.94 del 15 luglio 2009 ha previsto l'elevazione del periodo di residenza legale in Italia da sei mesi a due anni per le domande per matrimonio e che sia per queste ultime sia per quelle per residenza è stata prevista la presentazione di documenti originali in aggiunta a quelli usualmente acquisiti.

Sono stati 680.225 i permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare nel 2008, pari al 33% del totale e questo dato conferma che l'Italia è percepita come un paese sostanzialmente ospitale; se non fosse così, lo straniero che risiede in maniera stabile non cercherebbe certo di ricomporre la propria famiglia qui da noi.

I nati da genitori stranieri nel 2007 sono stati 64.049, pari all'11,4% del totale dei nati in Italia (nel 2006 erano il 10,3%) e sono 760.733 i minori stranieri residenti nel nostro paese (oltre il 20% del totale degli immigrati e oltre il 7% dei minori residenti). Questo dato è destinato a crescere visto che la fecondità delle straniere è doppia rispetto alle italiane (2,5 contro 1,3 figli per donna) e che grazie alle immigrate il numero di figli per donna ha un trend crescente (dall'1,35 del 2006 sale all'1,37 del 2007). Gli alunni stranieri sono cresciuti del 139.4% in 5 anni e secondo l'ultima rilevazione (2007-2008) sono 574.133, pari al 6.4% del totale degli alunni.

Secondo il rapporto, nonostante che nell'ultimo anno sia stato registrato un aumento dei lavoratori immigrati, la crisi economica sembra avere i suoi effetti. Le imprese italiane hanno ridimensionato le previsioni di assunzione di personale immigrato: 92.500 quelle previste per il 2009 (erano 171.900 quelle per il 2008). A proposito del mercato del lavoro, è molto preoccupante che dei quasi 875.000 incidenti sul lavoro denunciati nel 2008, il 16,4% ha riguardato cittadini stranieri e che rispetto all'anno precedente gli infortuni totali sono diminuiti dell'1,7% ma quelli degli stranieri sono cresciuti del 2%.

Sul fronte della lotta alla clandestinità, il rapporto segnala che la politica dei respingimenti, secondo i dati del Ministero dell'Interno, ha ridotto gli sbarchi del 90%. A maggio-agosto 2008, infatti, ci furono 14.220 sbarchi mentre nello stesso periodo nel 2009 solo 1.345.

Per quanto riguarda il rapporto tra immigrazione e criminalità, nel 2008 i cittadini stranieri denunciati sono stati 205.188 (29,7% del totale), mentre gli stranieri arrestati sono stati 97.432 (49,2% del totale); al 1 settembre 2009 i detenuti stranieri sono 23.696 (37% del totale). Si tratta con tutta evidenza di cifre sproporzionate se confrontate con quelle riguardanti l'incidenza sulla popolazione residente (5.8%).

Il Censis segnala che a delinquere sono soprattutto gli irregolari e i clandestini. Il rapporto conferma, quindi, quanto oramai noto almeno sin dal rapporto sulla criminalità in Italia del 2006; questo dato, inoltre, è stato riconfermato da ultimo anche dal capo della polizia Manganelli che, il 7 maggio scorso, in occasione del 157° anniversario della fondazione della Polizia, aveva affermato che in Italia i clandestini arrivano a commettere il 30% dei reati e, in certe zone, il 70%.

In conclusione, anche alla luce di questi dati, vanno fatte alcune considerazioni di carattere generale per mettere alcuni punti fermi in un tema così vasto e articolato come l'immigrazione.

1. E' oramai un dato consolidato che la maggior parte dei reati sono commessi da persone non in regola con le norme di ingresso e/o permanenza nel nostro paese. Questo vuol dire che la strada giusta sulle questioni inerenti il rapporto tra immigrazione e criminalità, peraltro già intrapresa dal governo in carica, non può che essere quella della fermezza nel contrasto all'irregolarità e alla clandestinità (respingimenti compresi che, dati alla mano, stanno dando i loro frutti).

2. Gli stranieri regolari sono una presenza di peso all'interno del nostro paese ed oramai incidono in maniera evidente nella produzione della ricchezza nazionale. Sarebbe il caso, quindi, che migliorassero ancora di più i servizi resi agli immigrati dalla nostra Pa (giudicati nella maggior parte dei casi soddisfacenti secondo l'ultimo rapporto Sopemi-Ocse) e, soprattutto, le procedure di accesso al credito, con particolare riguardo a quelle relative all'acquisto di una casa, visto che il rapporto Sopemi-Ocse segnala che molto spesso tali procedure sono più rigide rispetto a quelle riservate agli italiani.

3. Le disponibilità del mercato del lavoro non possono essere l'unico parametro utile per l'ingresso degli stranieri in Italia perché spesso la forza lavoro straniera viene richiesta dal settore privato, perché meno costosa, per sostenere i picchi di produzione e scaricata senza problemi nel momento in cui non serve più. Questo modus operandi è immorale e genera solo ricavi per pochi e costi per la collettività, dequalifica il mercato del lavoro nostrano e genera tensione tra autoctoni e stranieri. Sarebbe meglio, invece, introdurre anche altri parametri di sostenibilità (casa, scuola, welfare) nei meccanismi di ingresso nel paese, puntare sui progetti di cooperazione allo sviluppo con i paesi di origine per diminuire i flussi indotti da motivi economici, investire sulla formazione professionale (anche degli stranieri) e la ricerca, sulla parità di condizioni tra lavoratori italiani e stranieri, sul miglioramento dei meccanismi di ingresso ed uscita dal paese dei lavoratori stranieri stagionali.

4. Le richieste di acquisto della cittadinanza, seppur in aumento rispetto agli anni scorsi, sono decisamente poche rispetto alla potenziale platea dei possibili richiedenti e, nella maggior parte dei casi, sono legate al matrimonio. Al momento nessuno studio ha segnalato elementi di criticità tali da riconsiderare la durata temporale (10 anni di residenza legale se extracomunitario e 4 se comunitario) del percorso qualificato per la naturalizzazione che permette di fare richiesta per l'acquisizione della cittadinanza italiana.

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