venerdì 27 marzo 2009

I primi 10 mesi del Governo Berlusconi in materia di lavoro



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

venerdì 27 marzo 2009


Il Governo Berlusconi, in carica dall'8 maggio dello scorso anno, si è nettamente differenziato dal precedente esecutivo di centrosinistra in materia di lavoro perché ha intrapreso un percorso caratterizzato dallo scioglimento di quei lacci e laccioli che paralizzano il mercato del lavoro -come il sindacalismo esasperato e l'imperante burocrazia -, un percorso volto a dare maggiori gratificazioni a chi lavora di più e meglio, punendo al contempo assenteisti e nullafacenti, e finalizzato alla tutela di chi fino ad ora non ha avuto alcuna garanzia come ad esempio i giovani lavoratori atipici ed i precari.

Quando si innova e si toccano i veri privilegi c'è sempre qualcuno che grida allo scandalo per salvaguardare i propri interessi di bottega ed anche tutte le polemiche di questi mesi sulle iniziative del governo hanno confermato questa regola, soprattutto quando è stato riformato il diritto di sciopero nei trasporti al fine di coniugare il sacrosanto diritto alla protesta dei lavoratori con l'altrettanto sacrosanto diritto di altri lavoratori pendolari di raggiungere il proprio ufficio senza incappare in fastidiose traversie.

Se oggi si innova, ieri si restava immobili. E' noto che il vecchio governo di centrosinistra, in materia di lavoro, invece di intraprendere la via del riformismo, aveva scelto di ripiegare sull'immobilismo e la propaganda fine a se stessa, promuovendo due documenti concertati fin nelle virgole con i sindacati:
1. il protocollo sul welfare in materia di lavoro privato, in cui si davano ampie garanzie a chi era già privilegiato e si toglievano risorse a chi già ne aveva poche (i giovani) alla modica cifra di 10 miliardi di euro, pagati per un terzo proprio dalle tasche dei giovani lavoratori atipici;
2. il memorandum sul lavoro pubblico che doveva far scomparire il precariato nella pubblica amministrazione nostrana ma che, in realtà, tradotto in legge, ha partorito il topolino di 10.982 lavoratori stabilizzati nel 2007 (in base alla Finanziaria 2007 del governo Prodi), che nel conto annuale rientrano nella voce «personale a tempo indeterminato» ed in parte in quella «lavoratori dipendenti con contratti flessibili», ed ulteriori 10-12 mila stabilizzabili emersi grazie al monitoraggio predisposto dal ministro Brunetta, a fronte delle 400 mila persone strombazzate dalla Cgil.

Insomma, tante parole inutili e pochi fatti. Il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, invece, è partito innanzitutto con la presentazione del Libro sul futuro del modello sociale per promuovere un dialogo sulle nuove prospettive del sistema del welfare in Italia, nella speranza di pervenire a soluzioni il più possibile condivise dagli attori istituzionali, politici e sociali e, da ultimo, ha dato tutele a chi prima non ne aveva. Infatti per il biennio 2009-2010 il governo ha messo a disposizione 20 miliardi di euro, di cui 12 miliardi a copertura degli ammortizzatori cosiddetti «ordinari» (quelli compresi nel bilancio dello Stato e destinati alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria) ed 8 miliardi (4 nel 2009, altrettanti nel 2010) destinati ad ammortizzatori sociali «in deroga» e cioè rivolti a tutte quelle categorie di lavoratori da sempre esclusi da assegni di copertura sociale come i lavoratori atipici e i precari.

Nel settore pubblico, invece, il ministro Renato Brunetta ha cercato di quantificare il numero dei potenziali beneficiari delle norme sulle stabilizzazioni, visto che il centrosinistra aveva fatto la norma senza essere in grado di quantificare la platea a cui si rivolgeva, ed ha introdotto una semplice regola di buon senso con la previsione che i vincitori di concorso non assunti avranno la precedenza sulle procedure di stabilizzazione per quanto riguarda l'accesso in pianta stabile nella pubblica amministrazione.

Finalmente, poi, si è iniziato a tradurre in atti concreti la parola meritocrazia nel mercato del lavoro attraverso i provvedimento relativi alla detassazione degli straordinari che premiano chi lavora di più nel privato. Per quanto riguarda il settore pubblico, invece, con l'approvazione della legge 6 agosto 2008, n. 133 è stato previsto che il Ministero dell'Economia e delle Finanze - Dipartimento della ragioneria generale dello Stato dovrà integrare le informazioni annualmente richieste con il modello di cui all'articolo 40-bis comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, predisponendo un'apposita scheda con le ulteriori informazioni di interesse della Corte dei Conti volte tra l'altro ad accertare, oltre il rispetto dei vincoli finanziari previsti dalla vigente normativa in ordine alla consistenza delle risorse assegnate ai fondi per la contrattazione integrativa ed all'evoluzione della consistenza dei fondi e della spesa derivante dai contratti integrativi applicati, anche la concreta definizione ed applicazione di criteri improntati alla premialità, al riconoscimento del merito ed alla valorizzazione dell'impegno e della qualità della prestazione individuale, con riguardo ai diversi istituti finanziati dalla contrattazione integrativa, nonché a parametri di selettività, con particolare riferimento alle progressioni economiche.

Il 30 ottobre scorso, inoltre, è stato firmato il protocollo di intesa tra Governo e sindacati (Cisl, Uil, Confsal, Usae e Ugl) sul rinnovo dei contratti di lavoro del pubblico impiego per il biennio economico 2008-2009, che prevede che le risorse recuperate per i trattamenti accessori dovranno essere destinate all'incentivazione della produttività dei dipendenti mediante l'individuazione nei Ccnl di criteri rigorosamente selettivi, con particolare riferimento all'introduzione di meccanismi premiali dei profili qualitativi e quantitativi della prestazione lavorativa.

In poco più di 10 mesi, il Governo Berlusconi ha dato dei segnali di svolta in materia di lavoro pubblico e privato, privilegiando i fatti e non le chiacchiere, la semplificazione e non la burocrazia, il decisionismo e non l'immobilismo, gli atipici e non i soliti privilegiati, i lavoratori virtuosi e meritevoli e non gli assenteisti ed i nullafacenti. Molto è stato fatto ed ancora molto ci sarà da fare ma è sicuro che, con un grande partito alle spalle come il Popolo della Libertà, presente tra la gente che tutti i giorni si alza e va al lavoro, tra i giovani che vanno a scuola e nelle istruzioni con i suoi parlamentari ed i suoi amministratori locali, la strada intrapresa dal governo e dalla maggioranza di centrodestra per lo sviluppo del sistema-Paese potrà essere percorsa ancora con più serenità e fiducia verso il futuro.

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