giovedì 5 marzo 2009

Pubblica Amministrazione: a breve il monitoraggio degli atipici



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

giovedì 05 marzo 2009

Secondo l'ultimo conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, relativo al 2007, i precari stabilizzati con la Finanziaria (2007) del Governo Prodi sono stati solo 10.982. Numeri davvero esigui rispetto alle cifre sparate dal centrosinistra, che allora era maggioranza di governo e che un giorno sì e l'altro pure diffondeva a piene mani dichiarazioni demagogie su cosa era il precariato e su come andava affrontato e sconfitto.

Con l'approvazione della Legge n. 244 del 2006 (Finanziaria 2007), molti esponenti del centrosinistra decretarono irresponsabilmente la fine del precariato nel pubblico impiego (falso), senza capire quali fossero le cifre del fenomeno, quanti in realtà i veri precari e quanti i semplici lavoratori flessibili, con quali modalità erano stati assunti e in che modo intervenire sulle fonti per evitare il ripetersi del fenomeno. Il tempo è galantuomo e i dati incontrovertibili dicono che il governo Prodi, dopo tante chiacchiere e propaganda sul tema del precariato nella Pubblica Amministrazione, con la Finanziaria 2007, ha prodotto concretamente 50milioni di euro di risorse per finanziare le stabilizzazioni e poco più di 10mila lavoratori pubblici stabilizzati. I casi sono due: o le cifre abnormi sul precariato nel pubblico impiego non sono quelle sparate dal centrosinistra e da una parte del sindacato (Cgil), oppure l'allora maggioranza di governo ha preso in giro tante persone con la promessa delle stabilizzazioni. Come casca, casca male.

La realtà è che vanno prosciugate le sacche di precariato chiudendo i rubinetti dai quali si alimenta il fenomeno e, in tal senso, il ministro Brunetta, con il monitoraggio degli atipici della pubblica amministrazione che sarà avviato fin dalla prossima settimana, riuscirà ad avere finalmente un quadro completo sui numeri e sulle modalità di assunzione di queste persone, permettendo di stabilizzare attraverso i concorsi solo quelli che veramente se lo meritano.

In base al conto annuale 2007 della Ragioneria Generale dello Stato, i lavoratori della Pa con un contratto diverso da quello a tempo indeterminato sono circa 360.000 persone (nel dettaglio: 234.641 a tempo determinato nella Scuola e nell'A.F.A.M; 116.804 a tempo determinato e in formazione e lavoro, ad esclusione del già citato dettaglio Scuola ed A.F.A.M e dei professori universitari a contratto e i ricercatori assegnisti - circa 20.000 unità- ; 36.773 tra interinali ed lsu).

Il monitoraggio verificherà chi di questi ha i requisiti utili ai fini della stabilizzazione, così come già fatto per gli enti di ricerca, «scoprendo che il numero non raggiungeva le 2 mila unita'», ha detto il ministro Brunetta martedì scorso. Ad oggi, in base alle precedenti regole fissate dal governo Prodi (almeno tre anni di lavoro nella pubblica amministrazione nel 2006 e 2007) sarebbero in tutta la Pa 60.000 i lavoratori con i requisiti previsti dalla legge per la stabilizzazione. Brunetta, dopo aver seccamente smentito che al prossimo Consiglio dei Ministri presenterà un decreto per bloccare la stabilizzazione degli atipici, ha respinto l'ipotesi che a rischiare il posto siano oltre 400.000 lavoratori flessibili: «Chi dice 100-200-400 mila precari, si inventa i numeri. Io sono una persona seria e non do numeri», ha detto riferendosi alle stime elaborate dalla Cgil.

La vera lotta al precariato non si fa con le norme demagogiche del centrosinistra e con la propaganda di una parte del sindacato, che come unico risultato hanno, come si è visto, solo quello di deludere le aspettative dei lavoratori, ma con una gestione razionale e fedele alla Costituzione (Art. 97: «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge») del sistema di ingressi nella Pubblica Amministrazione, evitando le assunzioni clientelari, quelle in spregio alla legge e al buon senso e dando finalmente la possibilità di lavorare a tutti quei vincitori di concorso che sono stati prima chiamati dallo Stato a sostenere una serie di prove selettive e poi sono stati delusi nelle proprie legittime aspettative di assunzione una volta che le avevano brillantemente superate.

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