mercoledì 24 dicembre 2008

Più sicurezza con il sì al Trattato di Prüm



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

martedì 23 dicembre 2008

Con voto unanime, il Senato lunedì 22 dicembre ha approvato e trasmesso alla Camera il ddl sull'adesione del nostro paese al Trattato di Prüm sulla lotta al terrorismo, alla criminalità transfrontaliera e all'immigrazione illegale. Tale Convenzione, denominata «Schengen 2», è stata firmata a Prüm (Germania) il 27 maggio 2005 da 7 paesi dell'Unione Europea (Belgio, Francia, Germania, Spagna, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria) ed è aperta all'adesione e ratifica di altri membri dell'Ue. Rappresenta un valore aggiunto rispetto agli accordi di Schengen, poiché è volta a rafforzare la cooperazione transfrontaliera nella lotta al terrorismo, all'immigrazione clandestina, alla criminalità internazionale e transnazionale.

Le disposizioni del Trattato permettono di migliorare notevolmente lo scambio di informazioni concernenti dati informatici, relativi anche a impronte digitali e dati genetici (Dna) - con correlativa predisposizione di un livello adeguato di protezione dei dati medesimi da parte del paese contraente - attraverso il reciproco accesso, con lettura diretta ed on line, ai dati dei registri di immatricolazione dei veicoli, nonché degli archivi d'analisi del Dna e dei dati dattiloscopici (impronte digitali), secondo specifiche modalità. In tale modo si avrà direttamente, e per via informatica, l'informazione sull'esistenza o meno del dato richiesto nello schedario del paese partner. Allo scopo di migliorare la cooperazione tra le forze di polizia il Trattato prevede, oltre allo scambio di informazioni su potenziali terroristi: la possibilità di istituire pattuglie comuni e di delegare competenze di forza pubblica a Forze di polizia appartenenti alle altre parti contraenti, nonché l'assistenza in occasione di eventi di grande portata; lo svolgimento di operazioni oltre frontiera su richiesta (o anche senza, in casi di urgenza) con la possibilità di esercitare alcuni poteri di polizia; meccanismi di cooperazione in materia di attività di contrasto dei documenti falsi, di impiego di guardie armate a bordo degli aerei ed in materia di espulsione.

Il ddl istituisce la banca dati nazionale del Dna e il laboratorio centrale per la banca dati nazionale del Dna. Si dà inoltre delega al governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del corpo di polizia penitenziaria. E' un passo molto importante, non soltanto ai fini del potenziamento degli strumenti relativi alle indagini per i reati di criminalità organizzata e di terrorismo, sempre più a connotazione transnazionale, perché la banca dati del Dna diventerà fondamentale anche per stabilire l'identità dei cadaveri, ricostruendo i profili del Dna dei familiari, nonché per rintracciare persone scomparse e per scoprire gli autori di reati, come ad esempio furti e rapine, che oggi, in larga parte, rimangono ignoti. A tal riguardo, anche il primo presidente della Corte di Cassazione, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2006, ha rimarcato che, nel 2005, sono stati ben 2.855.372 i delitti denunciati, di cui poco più della metà rimasti impuniti perché ignoti gli autori; mentre, con particolare riguardo ai furti, è stato ricordato che ne sono stati denunciati, sempre nel 2005, un milione e mezzo, la cui quasi totalità è rimasta impunita per essere rimasti ignoti gli autori (Nicola Marvulli, Relazione sull'attività Giudiziaria nell'anno 2005 - Considerazioni generali sulla giustizia penale). In occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario per l'anno 2007, il primo presidente della Corte di Cassazione ha riferito, con riguardo al periodo 1º luglio 2005-30 giugno 2006, che, pur essendo considerevolmente diminuito il numero dei reati denunciati (da 2.855.372 a 2.526.486, con una riduzione dell'11,51%), rimane eccessiva la percentuale di quelli ad opera di ignoti (1.992.943) - (Gaetano Nicastro, Relazione sull'attività Giudiziaria nell'anno 2006, pag. 22).

Insomma, si tratta di un pacchetto di interventi molto importante perché permette agli Stati di avere un elemento di identificazione pressoché certo, visto che negli altri strumenti a disposizione c'è sempre un margine di incertezza. L'idea di istituire una banca dati del Dna non è certo nuova, ma finalmente si è passati dalle parole ai fatti, grazie alla volontà politica del governo e della maggioranza di centrodestra, che hanno trovato spazio nel calendario dei lavori delle Camere e, soprattutto, i mezzi finanziari per coprire l'iniziativa.

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