lunedì 22 dicembre 2008

Meritocrazia e lavoro pubblico: i primi passi del governo Berlusconi



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it

venerdì 19 dicembre 2008


La Pubblica Amministrazione assume un ruolo centrale in qualsiasi politica di sviluppo dell'economia e si sostanzia in persone che esercitano materialmente le funzioni che gli competono ed esprimono, con i loro atteggiamenti nei confronti dell'utenza, l'orientamento comunicativo complessivo dell'Ente stesso.

Le risorse umane operanti nel pubblico impiego, la qualità e la quantità del loro operato, il rapporto di fiducia tra PA e cittadini-consumatori ed imprese sono i punti essenziali sui quali intervenire per una riforma del settore pubblico all'insegna della meritocrazia e per questo occorrerebbe motivare i lavoratori pubblici, anche sotto il profilo economico, creare degli indicatori di performance con degli obiettivi da raggiungere e comunicarli adeguatamente all'esterno in modo che siano monitorabili e giudicabili dal mercato e cioè da parte di coloro che usufruiscono del servizio.

Il ministro Brunetta, sin dall'inizio del suo mandato, ha adottato dei provvedimenti concreti per rendere più trasparente e meritocratico il settore pubblico: redazione dei 34 punti della Riforma della PA; definizione delle «Linee programmatiche sulla Riforma della Pubblica Amministrazione»; operazione trasparenza su incarichi, emolumenti, distacchi e permessi sindacali; introduzione di nuove norme sulle assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e monitoraggio e rilevazione delle stesse (articolo 71 della legge 6 agosto 2008, n. 133 e circolari n. 7 e 8 del 2008); redazione del Piano industriale dell'innovazione del 2 ottobre 2008, il cui piano operativo prevede 60 iniziative ben precise e cioè 12 convenzioni con le amministrazioni centrali, 42 convenzioni con le Regioni e i comuni capoluogo, 2 programmi infrastrutturali, 2 progetti speciali, oltre a norme e standard; concorso «Premiamo i risultati», finalizzato a premiare i risultati e l'impegno a migliorare le performance nonché a valorizzare gli esempi di buona amministrazione.

Occorre ricordare, inoltre, che nel pubblico impiego è stata ereditata la scottante questione delle stabilizzazione dei precari e la grana ormai storica dei vincitori di concorso non assunti. L'articolo 7, comma 7, del progetto di legge «Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali», già approvato dalla Camera ed in discussione al Senato, prevede al riguardo che le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, dovranno comunicare il numero delle graduatorie ancora vigenti, indicando le qualifiche cui esse si riferiscono, la data di approvazione delle graduatorie stesse e il numero dei vincitori eventualmente ancora da assumere. I vincitori di concorsi appartenenti alle suddette graduatorie hanno priorità per l'assunzione rispetto al personale assunto a tempo determinato.

Un altro problema storico nel settore pubblico sono i salari standardizzati che non premiano il merito, mortificano le eccellenze e mettono sullo stesso piano nullafacenti e meritevoli. L'articolo 67, comma 9, della legge 6 agosto 2008, n. 133 ha disposto che d'intesa con la Corte dei conti e la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, il Ministero economia e finanze - Dipartimento della ragioneria generale dello Stato integra le informazioni annualmente richieste con il modello di cui all'articolo 40-bis comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, predisponendo un'apposita scheda con le ulteriori informazioni di interesse della Corte dei conti volte tra l'altro ad accertare, oltre il rispetto dei vincoli finanziari previsti dalla vigente normativa in ordine alla consistenza delle risorse assegnate ai fondi per la contrattazione integrativa ed all'evoluzione della consistenza dei fondi e della spesa derivante dai contratti integrativi applicati, anche la concreta definizione ed applicazione di criteri improntati alla premialità, al riconoscimento del merito ed alla valorizzazione dell'impegno e della qualità della prestazione individuale, con riguardo ai diversi istituti finanziati dalla contrattazione integrativa, nonché a parametri di selettività, con particolare riferimento alle progressioni economiche.

Il 30 ottobre scorso, inoltre, è stato firmato il protocollo di intesa tra Governo e sindacati (Cisl, Uil, Confsal, Usae e Ugl) sul rinnovo dei contratti di lavoro del pubblico impiego per il biennio economico 2008-2009. L'aumento previsto dal protocollo per il comparto dei ministeri è pari a 70 euro medie mensili. Il protocollo prevede che le risorse recuperate per i trattamenti accessori dovranno essere destinate all'incentivazione della produttività dei dipendenti mediante l'individuazione nei Ccnl di criteri rigorosamente selettivi, con particolare riferimento all'introduzione di meccanismi premiali dei profili qualitativi e quantitativi della prestazione lavorativa.

Il ministro Brunetta ha già fatto tanto e bene e sarebbe opportuno che i sindacati, anche quelli che oggi rifiutano qualsiasi tipo di accordo, partecipassero con spirito collaborativo all'opera del titolare del dicastero di palazzo Vidoni perché è nell'interesse di tutti avere una pubblica amministrazione moderna, più efficiente, più trasparente, più vicina agli interessi dei cittadini e delle imprese e che finalmente valorizzi le tante eccellenze che tutti i giorni fanno funzionare gli uffici, penalizzando al contempo nullafacenti ed assenteisti.

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