martedì 18 settembre 2007

Novità in Europa in materia di espulsione dei clandestini


di Antonio Maglietta - 18 settembre 2007


Il ministro francese per l'immigrazione e l'identità nazionale, Brice Hortefeux, ha convocato mercoledì scorso una ventina di prefetti che non hanno raggiunto i loro obiettivi in materia di espulsioni di immigrati clandestini. Il ministro Hortefeux ha riconosciuto che sarà difficile traguardare la cifra di 25.000 espulsioni annunciata dal presidente Nicolas Sarkozy: «Siamo attualmente come tendenza al di sotto della media», ha detto, chiedendo alla polizia di «raddoppiare gli sforzi per fermare stranieri in situazione irregolare». La situazione si è complicata, secondo il ministro, dopo l'ingresso della Romania e della Bulgaria nell'Unione Europea, poiché le espulsioni dei clandestini provenienti da questi due Paesi, in gran parte Rom, rappresentavano il 30% circa della cifra indicata da Sarkozy. Secondo le autorità francesi, sono fra i 200.000 e i 400.000 i clandestini presenti nel Paese. Il ministro Hortefeux presenterà la settimana prossima al Parlamento una nuova legge, che dovrebbe rendere più difficili le condizioni del ricongiungimento familiare, prima fonte dell'immigrazione in Francia.
Nel frattempo, la commissione Libertà civili, Giustizia e Affari interni del Parlamento europeo (denominata LIBE) ha approvato, modificandola in modo significativo, la proposta della Commissione UE per regolare a livello europeo la detenzione amministrativa e i rimpatri degli immigrati clandestini. In particolare, gli eurodeputati hanno stabilito un limite massimo di 18 mesi per le detenzioni amministrative nei centri di permanenza temporanea e la possibilità di applicare un bando a livello UE per gli immigrati che sono già stati rimpatriati nei Paesi d'origine. L'obiettivo della proposta è quello di garantire un «sistema equo e trasparente», a livello europeo, sui ritorni volontari, sugli ordini di rimpatrio, sull'uso di misure coercitive, sempre sulla base di una valutazione caso per caso, sulla custodia temporanea e sul divieto di re-ingresso in Europa. I deputati europei hanno stabilito di dare la priorità al principio del ritorno volontario e di fissare in 3 mesi il periodo per la custodia temporanea. Periodo che può arrivare ad un massimo di 18 mesi (mentre la Commissione UE ne aveva proposti 6), nel caso in cui manchi la cooperazione da parte della persona o se questa rappresenta una minaccia alla pubblica sicurezza. I parlamentari hanno anche stabilito che, nel periodo di custodia temporanea, siano garantite l'assistenza medica, l'unità del nucleo famigliare e l'educazione per i bambini.
Critiche al provvedimento sono venute da Giusto Catania (Rifondazione), secondo il quale il testo è «una catastrofe, una barbarie giuridica che di fatto modifica la funzione della detenzione amministrativa, che non avrà più l'obiettivo del riconoscimento del migrante irregolare, ma quella di una vera e propria punizione». Antonio Tajani e Alfredo Antoniozzi (Forza Italia) hanno invece espresso soddisfazione, dichiarando di avere «sventato il tentativo dei socialisti di rivedere l'attuale politica di immigrazione in favore di una cessione delle competenze all'UE anche in materia di gestione delle quote degli immigrati».
Intanto il vicepresidente della Commissione UE, Franco Frattini, sottolinea che il fenomeno delle migrazioni registra un forte squilibrio sfavorevole all'Europa per quanto riguarda i lavoratori qualificati: solo il 5% di questi ultimi, infatti, viene nell'UE, mentre il 55% va negli Usa. Al contrario, l'85% dei lavoratori non qualificati emigra in Europa e solo il 5% negli Stati Uniti. Per invertire questa tendenza, Frattini propone di armonizzare le politiche di immigrazione legale degli Stati membri, facilitando l'arrivo di forza-lavoro con diversi livelli di qualificazione, per colmare le lacune esistenti nei diversi Paesi. Tra l'altro, il commissario presenterà prossimamente una direttiva sulla mobilità dei lavoratori immigrati altamente qualificati e proporrà di istituire una «Eu Blue labour card» che permetterà a chi ha risieduto due anni legalmente in uno Stato membro di trasferirsi in un altro Paese dell'UE senza alcun aggravio in termini burocratici.
Antonio Maglietta

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