lunedì 10 settembre 2007

Autunno caldo: welfare e sicurezza


di Antonio Maglietta - 6 settembre 2007


L'agenda politica nel nostro Paese è oggi dettata da due punti: il welfare e la sicurezza. In entrambi i casi il governo ha deciso di spostare l'emanazione delle leggi in materia in autunno, che mai come questa volta sarà davvero caldo. I temi sono scottanti per antonomasia ma il centrosinistra sta facendo di tutto per complicarsi ulteriormente la vita e, purtroppo, per renderla difficile anche ai cittadini italiani.
Sul welfare sappiamo che a luglio è stato firmato un protocollo tra governo e sindacati basato soprattutto sull'introduzione di una serie di scalini, in sostituzione dello scalone previsto dalla riforma Maroni, e su una maggiore rigidità in materia di contratti di lavoro a termine. La sinistra radicale si è dichiarata insoddisfatta e ha minacciato fuoco e fiamme in Parlamento e una grande manifestazione in programma il 20 ottobre. Sembra addirittura che stia cadendo il tabù dell'appoggio esterno di Rifondazione Comunista al governo se un autorevole esponente del partito di Fausto Bertinotti e Franco Giordano, seppur sempre critico con le scelte della dirigenza, come il senatore Fosco Giannini, dalle pagine del quotidiano Liberazione di mercoledì scorso, ha lanciato pubblicamente questa proposta. La summa del Giannini-pensiero è tutte in queste parole: «Se i padroni sono dittatori nelle fabbriche e nella società non c'è verso di spuntargli le unghie in Parlamento». Dal suo punto di vista il ragionamento non fa una grinza. Rifondazione Comunista, espressione della vera sinistra, non è un partito di lotta e di governo, è solo un partito di lotta. Ergo: cosa ci stiamo a fare ancora al governo? Quello di Giannini non è un pensiero qualsiasi. E' quello di un senatore e, visto il chiaro di luna di Palazzo Madama, è da prendere con le molle.
E che dire, se non stendere un velo pietoso, sul balletto del vado-non vado alla manifestazione del 20 ottobre, contro il protocollo sul welfare, di ministri, sottosegretari ed esponenti di spicco del centrosinistra? Tuttavia il vero problema non è nei numeri al Senato ma nella coesione politica. Si potranno trovare mille accordi al ribasso ma resta il fatto che c'è una distanza abissale tra i massimalisti da una parte, che chiedono, senza se e senza ma, di cancellare la legge Biagi sul lavoro e la riforma Maroni sulle pensioni, e i riformisti dall'altra, che parlano solamente di modifiche mirate.
Le cose non vanno meglio sulla questione sicurezza. Una ordinanza contro i lavavetri del sindaco diessino di Firenze, nonché presidente dell'Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani), Leonardo Domenici, ha scatenato nuove polemiche all'interno del centrosinistra tra i massimalisti, che ritengono inaccettabile a prescindere sanzionare gli «ultimi della società», e i riformisti, che plaudono all'iniziativa di Domenici all'insegna del sano realismo. L'ultimo Consiglio dei Ministri, sotto la spinta dell'opinione pubblica e dei media, ha deciso di varare un provvedimento ad hoc contro la micro-criminalita entro tre settimane. Tutti d'accordo nel centrosinistra? Ma per carità. Già mercoledì scorso, dopo un solo giorno di distanza dall'annuncio in pompa magna, ecco la dichiarazione controcorrente di Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdncci al Senato: «A questo punto è necessario che sul provvedimento sicurezza ci sia un'intesa più ampia. Se continuano ad insistere per usare il pugno duro contro chi, pur di sopravvivere, è costretto a lavare i vetri, siamo veramente alla frutta». A questo punto, quindi, non è dato neanche sapere se il famoso pacchetto-sicurezza del Governo sarà quello annunciato. Se poi è vero, come dice Manuela Palermi, che siamo alla frutta, la colpa è solo del centrosinistra al governo che, è bene ricordarlo, è ancora in sella anche grazie al suo voto in Senato (senza dimenticare anche quello di Fosco Giannini).
Insomma, gli esponenti della sinistra radicale, così duri e polemici sulla stampa con tutte le scelte del governo, una volta chiamati a votare al Senato i provvedimenti, sembrano smarrire magicamente tutta la vis polemica e continuano a rinnovare sistematicamente la loro fiducia a Romano Prodi. Forse è proprio questo il vero nodo che dovrà essere sciolto in autunno.


Antonio Maglietta

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