lunedì 2 luglio 2007

Veltroni delude su lavoro e pensioni


di Antonio Maglietta - 28 giugno 2007

E' la lotta alla precarietà la grande frontiera attuale che il Partito democratico ha davanti a sé. Lo ha affermato Walter Veltroni, secondo il quale «è la precarietà, soprattutto la precarietà dei giovani quella che noi dobbiamo combattere. In un tempo fantastico della loro vita - ha detto tra gli applausi dei sostenitori che riecheggiavano nel Lingotto di Torino - a loro viene detto solo di aspettare, aspettare di avere un lavoro serio, un mutuo per la casa. Ma la vita non può essere saltuaria, non può essere part-time. Un imprenditore - ha proseguito - può assumere così all'inizio, ma poi spetta alla comunità rendere certo l'incerto».

E toccando il tema spinoso della riforma del sistema pensionistico: «Serve un nuovo patto generazionale» dal momento che la vita degli italiani si è allungata e dunque occorre garantire che il sistema pensionistico regga. «Lo stato sociale fu pensato per far fronte alle esigenze degli italiani riguardo alla malattia e alla vecchiaia». Quindi Veltroni ha ricordato il discorso del governatore della Banca d'Italia riguardo all'allungamento della vita degli italiani: «E' una buona notizia ma sarà una disgrazia se saremo conservatori pretendendo di far fronte ai problemi con delle vecchie ricette», quindi ha osservato che è necessario «un rinnovato rapporto tra le generazioni che anche oggi deve ispirarsi alla solidarietà ma modificare gli strumenti per attuarla, su questo siamo in ritardo».

Il sindaco di Roma aveva promesso di voler smettere i panni oramai stretti del «buonista» per indossare quelli più consoni di un vero leader decisionista. Insomma, dopo il lancio dello slogan pseudo-buonista I care ci aspettavamo qualcosa di più coraggioso, una sorta di my way chiaro, duro e di parte ma comunque innovativo rispetto ai vecchi schemi, oramai logori, delle «sinistre regressiste» (copyright di Giampaolo Pansa) o di quelle pseudo-riformiste. Ed invece no. La platea politica, dal lato del centrosinistra, si deve accontentare di un più semplice ed opportunistico «un colpo al cerchio ed uno alla botte».

Infatti Walter Veltroni, nella suo personale d-day politico, sul tema del lavoro ha cercato di accontentare la sinistra radicale riproponendo il vecchio schema, oramai superato, secondo cui la flessibilità e il precariato sarebbero sostanzialmente la stessa cosa; dal lato delle pensioni ha rispolverato, invece, la vecchia soluzione buonista del «patto generazionale» riuscendo, da vero equilibrista, a trovare una inutile e qualunquista sintesi tra i moniti di tutte le organizzazioni nazionali ed internazionali, che invitano a mantenere lo «scalone Maroni», ed i dicktat dei sindacati nostrani che chiedono l'esatto contrario.

Il «lavoro» e le «pensioni» sono un terreno politicamente minato. Sono probabilmente i temi più caldi tra quelli storici (in generale lo è il tema del welfare) perché una qualsiasi riforma in quei campi incide direttamente sul quotidiano delle persone e, quando si tocca la quotidianità, la percezione del cambiamento da parte della gente comune è immediata e la reazione talvolta irrazionale. Inoltre stiamo parlando dei due temi «giovani» per eccellenza, ossia di quelle questioni che farebbero risvegliare anche il giovane più svogliato e politicamente distratto. Insomma, si tratta di temi in cui un vero leader decisionista non può tracheggiare o navigare a vista, lanciare il sasso e vedere l'effetto che fa. Veltroni lo ha fatto. Non è stato capace di dare una linea convincente ed innovativa. Un leader che si ispira alla politica statunitense, immolata all'osservanza del dogma del pragmatismo ma anche ad una forte logica decisionista, aveva il dovere di essere più coraggioso.

Le scelte possibili erano due: 1.(modello socialdemocratico europeo) spostare a sinistra la linea politica del nascente Pd, teorizzando un attacco alla flessibilità nel mercato del lavoro e la centralità assoluta del contratto a tempo indeterminato (compreso il primo impiego e le tipologie più dinamiche come, ad esempio, quelle riscontrabili nel settore del turismo o nel lavoro cosiddetto stagionale) e, dal lato delle pensioni, accettare le proposte dei sindacati. 2. (Modello Partito Democratico statunitense) Accettare «la flessibilità» come strumento utile per aumentare il tasso di occupazione, soprattutto tra i giovani, e lanciare una sfida innovativa al centrodestra sul tema dei nuovi ammortizzatori sociali e sulla riforma dello statuto dei lavoratori. Sul lato delle pensioni, invece, tranciare di netto il cordone ombelicale con i sindacati confederali. Niente di tutto questo. Veltroni ha scelto la via mediana e l'attendismo. Una vera delusione.

Antonio Maglietta

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