lunedì 30 luglio 2007

Lavori usuranti, un'altra spina nel fianco per Prodi


di Antonio Maglietta - 28 luglio 2007


L'accordo recentemente raggiunto tra governo e parti sociali in materia di previdenza, lavoro e competitività (quello che comunemente viene definito «protocollo sul welfare»), dedica una particolare attenzione ai lavori usuranti. Il tema, dal punto di vista degli equilibri politici interni al centrosinistra e per i rapporti tra governo e sindacati, non è di poco conto. Non si è fatta attendere la richiesta dei sindacati e della sinistra massimalista di gonfiare a dismisura l'attuale lista, individuata dal decreto del ministro del Lavoro del 19 maggio 1999 (cosiddetto «decreto Salvi»). Ma perché c'è la gara tra i partiti della sinistra antagonista ed i sindacati a chi cerca di allungare di più la suddetta lista?
Bisogna sapere che i lavoratori che saranno individuati tra coloro che svolgono una attività particolarmente usurante, al momento del pensionamento di anzianità, potranno conseguire su domanda, entro certi limiti, il diritto alla pensione con requisito anagrafico ridotto di tre anni rispetto a quello previsto (con il requisito minimo di 57 anni) purché abbiano svolto tale attività a regime per almeno la metà del periodo di lavoro complessivo o (nel periodo transitorio) per almeno 7 anni negli ultimi 10 di attività lavorativa. Per tali tipologie lavorative sono state individuate risorse massime disponibili su base annua, ed una cifra complessiva nel decennio 2008-2017 pari a 10 miliardi di euro. Inoltre è stata prevista l'istituzione di una Commissione mista, costituita da governo e parti sociali, che entro il mese di settembre 2007 dovrà definire concrete ipotesi tecniche attuative di quanto già delineato nell'accordo.
In quest'ultimo, in particolare, la platea dei destinatari è così individuata:
lavoratori impegnati nelle attività previste dal decreto del ministro del Lavoro del 1999;
lavoratori considerati notturni secondo i criteri definiti dal decreto legislativo n. 66 del 2003;
lavoratori addetti a linea catena individuati sulla base di questi tre criteri:
lavoratori dell'industria addetti a produzioni di serie;
lavoratori vincolati all'osservanza di un determinato ritmo produttivo collegato a lavorazioni o a misurazioni di tempi di produzione con mansioni organizzate in sequenza di postazioni;
lavoratori che ripetono costantemente lo stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale, che si spostano a flusso continuo o a scatti con cadenze brevi determinate dall'organizzazione del lavoro o della tecnologia. Sono esclusi gli addetti a lavorazioni collaterali a linee di produzione, alla manutenzione, al rifornimento materiali e al controllo di qualità;
conducenti di mezzi pubblici pesanti.
Purtroppo, con l'accordo del 20 luglio scorso, come sottolinea il maggior esperto italiano in materia previdenziale, il professor Giuliano Cazzola, non ci si limita ad intervenire sugli anni di effettivo svolgimento di una attività particolarmente usurante ma, addirittura, si riconosce una sorta di status perpetuo di lavoratore usurato. Insomma, uno status monolitico che resterebbe tale anche in presenza di un cambiamento radicale del tipo di lavoro svolto. Inoltre, non contenti, gli esponenti della sinistra parlamentare e governativa hanno già fatto sapere che il protocollo sul welfare non è soddisfacente e che, quindi, provvederanno ad emendare il provvedimento con cui verrà adottato l'accordo. Se sinistra e sindacati porranno un aut-aut per allargare ulteriormente la lista dei lavori usuranti, Prodi cosa farà? Fino ad ora ha sempre calato le braghe, all'insegna del motto «tengo famiglia». Ricordiamo, inoltre, che l'accordo verrà recepito nella Finanziaria 2008 o, comunque, in un provvedimento che dovrebbe essere discusso dal Parlamento in autunno, che mai come questa volta rischia di essere veramente caldo.

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