mercoledì 2 marzo 2011

Immigrazione: in Europa poca solidarietà e molto egoismo



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
mercoledì 02 marzo 2011

Parigi guarda con preoccupazione al potenziale flusso di immigrati provenienti dal Nord-Africa e assicura di condividere la linea dell'Italia a questo proposito. Il ministro per gli Affari Europei, Laurent Wauquiez, ha parlato oggi di afflusso in provenienza della Libia in termini di «un vero rischio per l'Europa, che non deve essere sottovalutato». «La Libia è l'imbuto dell'Africa. Paesi come la Liberia, la Somalia, l'Eritrea hanno flussi di immigrazione illegale che passano attraverso la Libia. E' un vero rischio per l'Europa che non deve essere sottovalutato», ha affermato, parlando a France Info. «Dobbiamo difendere a livello europeo le nostre frontiere - ha aggiunto - e non possiamo accogliere flussi di immigrazione illegali che l'Europa non è in grado di integrare». La Francia, ha poi aggiunto il ministro, si trova «esattamente sulle stesse posizioni» dell'Italia. «Ciò di cui si parla non è di qualche decina di migliaia di immigrati illegali che potrebbero arrivare in Europa, ma potenzialmente di 200-300mila persone che lungo l'anno potrebbero cercare di attraversare il Mediterraneo in direzione dell'Europa».

Sbaglia o mente, quindi, chi parla di Italia isolata nel contesto europeo sulla questione dei flussi di immigrati che potrebbero arrivare dalle coste del nord Africa, con particolare riguardo alla situazione in Libia e in Tunisia. Il problema, tuttavia, non è neanche questo perché le beghe di cortile sollevate da qualcuno in Italia sul fatto che le posizioni del nostro governo siano sostenute o no da altri partners comunitari non sono neanche degne di attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica. I fatti dicono che non è così e che i paesi rivieraschi del sud stanno facendo fronte comune. Chi dice il contrario o è poco informato o mente sapendo di farlo.

La questione fondamentale, invece, è la poca solidarietà espressa da alcuni paesi del nord Europa, la lentezza di riflessi delle istituzioni comunitarie e la mancanza di una posizione comune da parte degli Stati del Vecchio Continente. Si chiama o no Unione europea? E allora dove è quest' unione? Se qualcuno pensa che le conseguenze della situazione in Tunisia e Libia siano un affare solo dei paesi del sud dell'Europa si sbaglia di grosso. Qualora dovesse abbattersi sulle nostre coste una marea incontrollata di clandestini provenienti dal nord Africa, il problema sarà non solo di chi dovrà accoglierli nel breve periodo ma anche di chi se ne dovrà fare carico nel lungo, perché i paesi rivieraschi del meridione d'Europa sono spesso solo una tappa di passaggio. Nessuno ha chiesto ai paesi del nord di farsi carico di tutti i possibili richiedenti asilo ma, molto più semplicemente, che ognuno accolga tante persone quante ne può sostenere il proprio sistema nazionale. E' una richiesta di buon senso che, tuttavia, visti gli atteggiamenti, sembra essere stata respinta quasi con sdegno. La miopia di questi Stati, che non riescono a vedere cosa sta succedendo alle porte dell'Europa, forse cesserà solo quando i clandestini saranno ben in vista sul proprio territorio.

Il Commissario Ue responsabile dell'immigrazione e della sicurezza, Cecilia Malmstrom, ha ricordato nei giorni scorsi che è già disponibile in caso di gravi crisi umanitarie un fondo di emergenza di 25 milioni di euro. La cifra è davvero esigua e serve solo a dimostrare l'inadeguatezza dei mezzi in campo per fronteggiare in maniera reattiva una possibile emergenza umanitaria.

La grande assente è la politica europea comune nel Mediterraneo. Il prossimo 11 marzo il consiglio europeo straordinario potrebbe essere il luogo ideale per mettere da parte l'egoismo, la miopia e l'ottusità e far trionfare finalmente la solidarietà e l'unità.

FONTE

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