mercoledì 23 marzo 2011

Immigrazione: solidarietà e sussidiarietà in Europa



di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
martedì 22 marzo 2011

La situazione nei paesi nord africani non ancora stabilizzata e i combattimenti in Libia non fanno che aumentare il traffico dei clandestini nel Mediterraneo. In questo quadro, l'Italia è una delle mete di approdo preferito. E' chiaro a tutti che il nostro paese non può aiutare adeguatamente tutte le persone che arrivano dall'Africa ma, come noi, nessuno sarebbe in grado di reggere una ondata di immigrati del genere. Fino ad ora, con circa 15 mila arrivi dall'inizio dell'anno, quasi tutti clandestini, abbiamo avuto solo un antipasto. I Cie sono saturi e l'intensità con cui sono avvenuti questi sbarchi sta creando forti disagi a Lampedusa. Per questo motivo tutti i paesi dell'Ue, in base al principio della solidarietà e sussidiarietà, si devono fare carico dell'assistenza agli immigrati in arrivo in Europa per l'attuazione del burden sharing letteralmente «suddivisione del peso».
In questo quadro va segnalato che c'è anche un vero e proprio pericolo sicurezza. E' necessario che i flussi di persone in arrivo siano gestiti in maniera tale da vigilare e bloccare qualche malintenzionato che si mischia con la brava gente. Il pericolo terrorismo è concreto e la situazione incandescente in tutto il nord Africa non fa altro che alimentarlo.
Il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, intervenendo in una trasmissione radiofonica, ha affermato che il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell'Unione europea ha approvato un documento importante sulla Libia, nel quale lui stesso ha chiesto e ottenuto che si inserisse un paragrafo dedicato all'immigrazione. Lo stesso Frattini ha fatto sapere che «i colleghi europei lo hanno condiviso: non può essere l'Italia il paese in prima linea, quello che si prende da solo il peso di un eventuale impatto migratorio dalla Libia. A questo proposito- ha aggiunto il titolare della Farnesina - abbiamo pianificato anche l'avvio di una missione marittima mediterranea dell'Unione europea».
Sono anni che l'Italia chiede un intervento congiunto di tutti i paesi europei sul tema, ma puntualmente c'è sempre qualcuno che si oppone pensando che non sia un problema comunitario ma dei singoli stati. Forse dalle capitali del centro e del nord Europa non si vede bene quello che sta avvenendo sulla sponda africana del Mediterraneo e i flussi di persone in movimento nel continente nero. Non è chiaro se si tratti di miopia politica o di semplice ma fastidioso egoismo nazionale. Fatto sta che se l'Europa è ancora politicamente irrilevante lo dobbiamo anche a questo.
La stessa Francia dovrebbe capire che nessuno può comportarsi da padrone nel mar Mediterraneo, anche perché i danni maggiori di un intervento maldestro in Libia ricadrebbero sull'Italia sia in termini di massiccia immigrazione che di rischio terrorismo. Sarebbe davvero molto gradita, quindi, una maggiore coralità negli obiettivi che si vogliono raggiungere e nelle azioni che si intendono mettere in campo. Non si può partire all'arrembaggio pensando che poi siano gli altri a doversi sobbarcare tutte le ricadute negative di queste operazioni.
Nei prossimi giorni il ministro dell'interno, Roberto Maroni, presenterà un piano alle Regioni, all'Anci e all'Upi per accogliere, gestire e distribuire su tutto il territorio nazionale fino a un massimo di cinquantamila profughi libici, che potrebbero sbarcare in Italia in seguito alla delicata situazione della propria terra. Se le cose dovessero complicarsi ulteriormente in Libia, nonostante l'apprezzabile sforzo del governo italiano, quei numeri potrebbero essere rivisti al rialzo. In questa situazione, bisognerà premere su tutti i nostri partners continentali e sui rappresentanti delle istituzioni europee per capire i reali margini di manovra per arrivare a una gestione comunitaria di quella massa di immigrati che si potrebbe riversare sul nostro territorio.

FONTE

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