giovedì 31 marzo 2011

«I francesi facciano gli umanitari anche a casa loro»


Rischio di ondate di immigrati clandestini dal Maghreb. Il Predellino ha intervistato Antonio Maglietta, studioso delle tematiche relative al mondo del lavoro cresciuto alla "scuola" di don Gianni Baget Bozzo, per cercare di capire qualcosa di più di un fenomeno sempre più preoccupante.

di Andrea Camaiora

La situazione di instabilità politica in Tunisia e il conflitto in Libia stanno provocando un esodo verso l'Italia. Quali iniziative dovrebbe intraprendere il nostro paese per affrontare questo evento?
Bisogna distinguere tra profughi e richiedenti asilo da un lato e clandestini dall'altro. Chi scappa dalla guerra ha diritto alla protezione internazionale. Chi arriva in Italia in violazione delle nostre leggi in materia d'immigrazione, invece, deve essere rimpatriato. Il nostro governo ha ben chiara questa distinzione e si è mosso prontamente di conseguenza.

Per i primi ha predisposto un piano di accoglienza, per un massimo di 50 mila persone suddivise in ogni regione con un tetto di 1 profugo ogni mille abitanti. Per i secondi, invece, è in corso l'individuazione di siti idonei da parte del Ministero della Difesa, in aree militari dismesse, per avviare le procedure d'identificazione ed espulsione di chi non avesse le carte in regola per restare. Mi sembra un giusto equilibrio tra rispetto delle regole e doverosa accoglienza.

E' davvero sorprendente che nessuna organizzazione internazionale che opera per scopi umanitari in questo campo, sempre pronte a bacchettare impropriamente l'Italia quando si parla d'immigrazione, abbia speso una buona parola per la generosità concreta espressa dal nostro paese e, al contempo, non abbia in alcun modo censurato il comportamento di tutti quei paesi che sfuggono dai propri obblighi di natura umanitaria.

Qualcuno ha criticato il comportamento del nostro governo, giudicato troppo duro nei confronti dei clandestini. Lei cosa ne pensa?
Più che di atteggiamento duro si dovrebbe parlare di atteggiamento giusto. Chi non è in regola con le nostre leggi in materia d'immigrazione deve essere espulso. Su questo tema non si può essere ondivaghi perché qui è in gioco la salvaguardia dei confini nazionali e la coesione sociale nel nostro paese.

Si tratta di due questioni fondamentali che potrebbero essere colpite duramente se da un lato chiudiamo un occhio sui clandestini che arrivano nel nostro paese, magari anche solo temporaneamente, e dall'altro subiamo l'atteggiamento egoistico di alcuni Stati europei che rifiutano il principio del burden sharing per l'accoglienza di chi scappa dalla guerra.

I francesi hanno alzato un muro immaginario al confine con l'Italia e hanno respinto senza tanti fronzoli un centinaio di tunisini che volevano attraversare il confine per ricongiungersi con i loro cari perché, secondo le autorità transalpine, non erano in regola con le disposizioni in materia d'ingresso sul loro territorio. Non mi risulta che chi abbia mosso critiche al nostro governo abbia anche protestato con i francesi per questo fatto.

Come giudica l'atteggiamento dell'Europa di fronte a questa emergenza?
L'Europa è la grande assente e l'atteggiamento ondivago delle sue istituzioni non fa che accentuare questo giudizio: da un lato promettono solidarietà all'Italia nella gestione di questi eccezionali flussi migratori e dall'altro sono latitanti quando si tratta di rendere concreta questa promessa. Si sentono molte parole e buoni propositi ma si vedono pochi fatti.

Il Governo italiano ha spesso evocato il principio del burden sharing (suddivisione del peso) nella gestione di questi flussi migratori eccezionali ma i nostri partner comunitari non sembrano essere disposti a fare la propria parte.
Anche in questo caso va fatta la distinzione tra chi scappa dalla guerra e i clandestini. Nessuno ha chiesto agli altri paesi comunitari di ammorbidire le proprie disposizioni in materia d'immigrazione e di prendersi in casa i clandestini.

L'applicazione del principio del burden sharing riguarda coloro che scappano dalla guerra. In sostanza si chiede ai paesi europei di suddividersi i profughi e i richiedenti asilo a seconda delle proprie capacità di accoglienza.

Sarebbe pericoloso per il nostro paese, terra di confine a causa della propria posizione geografica e, quindi, spesso punto di passaggio quasi obbligato per entrare in Europa, far passare il concetto che se queste persone arrivano in Italia, magari solo come tappa intermedia prima della destinazione finale in qualche altro paese, debbano essere accolte solo qui da noi.

I francesi, ad esempio, hanno detto che i bombardamenti in Libia sono a scopo umanitario. Poiché sono mossi da così nobili principi, iniziassero a mostrare questa profonda umanità anche nei confronti di chi scappa dalla guerra, magari accogliendo questa gente nel proprio territorio.

31 marzo 2011

FONTE

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