giovedì 29 novembre 2007

Welfare: «lancio degli stracci» nel centrosinistra

di Antonio Maglietta - 29 novembre 2007

Mercoledì alla Camera è andato in scena il teatrino della votazione sulla questione di fiducia sul maxi-emendamento con cui il Governo ha sostituito il testo del ddl welfare, già licenziato con modifiche dalla commissione Lavoro di Montecitorio. Ora la palla passa al Senato e l'iter del testo potrebbe rivelarsi per il governo un umiliante passaggio sotto le forche caudine. Non si tratta certo delle lance incrociate dei Sanniti di storica memoria, ma dei non meno pericolosi veti incrociati dei senatori dell'area comunista del centrosinistra e di quelli dell'area liberal-democratica del duo Dini-Bordon. E' evidente che la poco edificante operetta messa in scena dal governo, per convincere l'area comunista del centrosinistra a dare il via libera al maxi-emendamento, ha umiliato in generale le prerogative parlamentari e, nella specie, il lavoro delle Camera dei Deputati, delineando un preoccupante vulnus istituzionale tra Palazzo Chigi e Montecitorio e relegando l'attività istituzionale a mera ratifica di accordi presi altrove.
Infatti il Governo ha avuto l'ardire di mettere sotto i piedi la dignità stessa della Camera allorquando non ha tenuto conto del lavoro svolto in sede referente dalla XI Commissione. Per rispondere alle forti pressioni delle parti sociali che avevano sottoscritto il protocollo sul welfare ha presentato un maxi-emendamento, con relativa apposizione della questione di fiducia, dal punto di vista formale, integralmente sostitutivo del testo licenziato dalla commissione Lavoro ma, dal punto di vista del contenuto, una sorta di mediazione pasticciata tra testo originario e testo modificato.
Ecco le novità salienti del maxi-emendamento rispetto al testo licenziato dalla commissione Lavoro della Camera:
- Ritorna la versione originaria del tetto normativo sui lavori usuranti, con il richiamo al decreto legislativo n. 66 del 2003 e quindi la previsione delle 80 notti all'anno per qualificare un lavoro come notturno ed accedere così ai benefici previdenziali (Art. 1, comma 3, lettera b).
- Viene soppressa la novità, introdotta in commissione Lavoro, che prevedeva che dal 1° gennaio 2008, il rapporto di apprendistato nel corso del suo svolgimento potesse essere convertito in rapporto a tempo indeterminato, ferma restando l'utilizzazione del lavoratore in attività corrispondenti alla formazione conseguita e al completamento dell'obbligo formativo.
- Viene soppressa la previsione, sempre introdotta in commissione Lavoro, che prevedeva che dopo 36 mesi di attività lavorativa con contratto a termine, un ulteriore successivo contratto sempre a termine, fra gli stessi soggetti, potesse essere stipulato non solo per una sola volta ma anche per una durata non superiore a otto mesi.
- Viene confermata l'abrogazione degli istituti del job on call (Art. 1, comma 45) e dello staff leasing (Art. 1, comma 46), nonché la previsione dell'utilizzo circoscritto del lavoro a chiamata, fatto rivivere con una operazione di ingegneria giuridica, ai soli settori del turismo e dello spettacolo (Art. 1, comma 47).
Ma quale è il dato politico che emerge da questo quadretto poco confortante? Innanzitutto ora abbiamo le prove che il Pd politicamente non esiste. Non ha una base programmatica propositiva e continua a navigare a vista e senza rotta. Ed ecco allora che, grazie all'inettitudine e al vuoto programmatico della componente democratica del centrosinistra, la vera area riformista sembra essere quella dei liberal-democratici del duo Dini-Bordon.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Infatti ai partiti che dovrebbero dar vita alla «Cosa rossa» è andata anche peggio.«Come Romano Prodi li prende per il c ..., è semplicemente sublime». E' la conclusione ironica cui è giunto il senatore a vita, Francesco Cossiga, a proposito dell'atteggiamento di Rifondazione Comunista sulla vicenda parlamentare del protocollo sul welfare. «E così di fronte ai pericoli di crisi e del "ritorno di Berlusconi", il partito di Rifondazione Comunista batte ritirata nella sua furibonda battaglia accanto alla Cgil-Fiom e, come da copione scontato, voterà la fiducia approvando il protocollo sul welfare. "L'ultimo sacrificio!": proclama il buon Giordano».
Cossiga è convinto però che non sarà l'ultimo sacrificio quello chiesto dal presidente del Consiglio al Prc. «Il prossimo - aggiunge - sarà il voto per il rifinanziamento delle missioni all'estero, Afghanistan compreso, magari con il contentino della promessa di "un forte impegno del Governo a far rivedere alla Nato i termini dell'impegno secondo il modulo italiano: più distribuzione di scatolette di carne e tonno e di pacchi di gallette, fine della guerra ai talebani e convocazione di una conferenza di pace con la loro partecipazione, anche in rappresentanza di Al Qaeda". E poi Rifondazione passerà da sacrificio a sacrificio - è la conclusione ironica di Cossiga - fino a che Veltroni scioglierà le Camere! Ripeto: come Romano Prodi li prende per il c ..., è semplicemente sublime!». Le dichiarazioni di fuoco rese dagli esponenti dell'area comunista-antagonista del centrosinistra contro il governo e il gruppo di Lamberto Dini, dopo il passaggio alla Camera del ddl welfare, di cui sono pieni i media, palesano che i rapporti interni, e quelli con l'Esecutivo, sono oramai arrivati irrimediabilmente al fatidico «lancio degli stracci». Quanto potrà durare ancora Prodi?

Antonio Maglietta

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